Con Dark Ride vol. 3 – Colpa del diavolo giunge alla sua ultima corsa il fumetto di Joshua Williamson e Andrei Bressan ambientato nello spaventoso parco dei divertimenti di Devil Land. Sarà per l’ambientazione, per l’idea stessa di una sorta di Walt Disney diabolico o semplicemente per i disegni pazzeschi, ma personalmente sono rimasto molto affascinato da Dark Ride, e come in un rollercoaster il primo volume mi ha dato una partenza piena di tensione, il secondo mi ha sballottato tra un po’ di curve con una bella visione del parco dall’alto e il terzo mi ha fatto provare il brivido finale.
Da subito ritroviamo in primo piano Halloween, figlia di Arthur Dante, che nel volume precedente era stata messa in disparte in favore del fratello Sam. Nelle prime pagine le viene dato un po’ più di background e la vediamo protagonista di una scena violentissima, che permette di reintrodurre Satana (qui una presenza più centrale) e la questione del patto stretto da Arthur, che viene finalmente approfondito. In tutto ciò Sam deve salvare la figlia Autumn, rapita dalle mascotte e portata all’interno del Devil’s Due, la misteriosa e inquietante attrazione dove il povero fratello di Summer ha incontrato la morte.
Williamson qui si è focalizzato molto sul dare una risoluzione soddisfacente alla famiglia Dante, e trovo ci sia riuscito bene. Sia Sam che Halloween sono caratterizzati da un rapporto molto tormentato con Arthur, che è un padre totalmente anaffettivo, ed entrambi per tutta la vita hanno cercato di attirare la sua attenzione. Sam pur essendo il figlio preferito (si direbbe solo in quanto maschio) è considerato una delusione dal padre, che non lo ritiene ancora un successore all’altezza, mentre Halloween che potrebbe effettivamente prendere le redini di Devil Land (conoscendone anche i segreti più oscuri a differenza del fratello), viene ignorata da Arthur come se non esistesse, ad eccezione di quando può tornargli utile.
In questa parte conclusiva i due fratelli riescono, in modi diversi, a liberarsi dall’ombra di Arthur riprendendo in mano la propria vita. Senza addentrarmi in spoiler, Sam realizza di non voler davvero seguire le orme del padre e capisce che non c’è nulla di più importante dei propri affetti, mentre Halloween diventa indipendente da quel bisogno di approvazione che si era esteso nei confronti di chiunque affermando la sua identità. In quanto ad Arthur Dante, invece, è interessante osservare come in un certo senso si chiuda il cerchio sul modo in cui ha trattato le donne della sua vita. Tutto questo il più delle volte viene solo detto tra le righe o raccontato attraverso i disegni, ed è una cosa che ho apprezzato molto.
Nell’approcciarmi al finale di Dark Ride mi preoccupava un po’ la spiegazione del patto col diavolo di Arthur, perché dalle premesse sembrava qualcosa di molto banale; purtroppo in parte lo è, ma per fortuna alcune “clausole” gli danno un pizzico di originalità, quanto basta per catturare l’attenzione e non annoiare.
Ad ogni modo tirando le somme tra questo e gli altri volumi qualche problema non manca di certo. Potrei citare ad esempio la gestione poco convincente del personaggio di Summer, o anche elementi di lore intriganti che avrebbero meritato almeno un filo di approfondimento in più, come la creazione delle mascotte o le altre attrazioni del parco. La sensazione che ho avuto per la maggior parte del tempo è che Williamson abbia navigato a vista, fatta eccezione per quelle 2-3 idee più a fuoco portate avanti dall’inizio alla fine, o che comunque non abbia avuto abbastanza spazio per sviluppare tutti i dettagli come li aveva in mente.
Quello che posso affermare arrivato al finale è che a tutti gli effetti la forza di Dark Ride non sta tanto nella trama quanto nel contesto generale e le suggestioni di cui è ricco, che vengano sviluppate o meno. Un’ampia fetta del merito in questo senso va indubbiamente ad Andrei Bressan, senza il quale il fumetto sarebbe stato assai più blando. Nel terzo volume inoltre il disegnatore brasiliano ha deciso di chiudere proprio con i fuochi d’artificio, regalandoci delle tavole una più bella dell’altra, rese vibranti dai colori di Adriano Lucas, con il rosso che tra sangue e fiamme è una costante. L’inquietudine data da certe scene è altissima e vale da sola la lettura.
Sebbene possa dirmi soddisfatto, speravo in qualcosa di più per il gran finale di Dark Ride. La lettura dell’ultimo volume mi ha lasciato sensazioni miste, tra disegni e storytelling che hanno continuato ad esaltarmi, ma un retrogusto amaro per la gestione complessiva della storia, in alcune parti confusionaria o inconcludente. A mio parere c’era il potenziale per fare di questo fumetto qualcosa di davvero memorabile, mentre così fatica a spiccare. Rimane comunque una lettura consigliatissima per gli appassionati dell’horror, in grado di divertire e mettere i brividi, lasciando infine anche la voglia di fare un altro giro ricominciandolo daccapo. Proprio come una delle migliori attrazioni.
Un ringraziamento speciale a saldaPress
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.