Mi piace pensare che non sia una casualità la concomitanza dell’uscita di Europa con il lancio da parte della NASA della missione Europa Clipper, che ha come obiettivo l’esplorazione del satellite di Giove. Si sospetta infatti che sotto la spessa crosta ghiacciata di questa luna si trovi un vasto oceano liquido, elemento che la rende uno dei candidati ideali per la scoperta di forme di vita extraterrestri.
Il game director Helder Pinto ne ha evidentemente subito il fascino e, mescolando il concept ludico di Journey con una massiccia dose di Studio Ghibli per quanto riguarda l’estetica, consegna al mondo il suo “passion project”.
Portare la vita o risvegliarla?
In una Terra ormai lacerata dalle guerre e dalle calamità naturali, l’umanità si affida ad una I.A. avanzatissima, i giardinieri, per rendere ospitale la luna Europa. Il satellite viene così terraformato al punto da somigliare all’eden biblico, con valli fiorite che si estendono a perdita d’occhio e fauna in abbondanza. L’incipit narrativo tuttavia si colloca per noi in un punto ancora più in là nel futuro, quando nei panni di un ragazzo, Zee, ci viene indicato di raggiungere un’isola sospesa nel vuoto che si intravede in lontananza tra le nubi.
Attraverso le emozioni del padre del giovane, rimetteremo insieme i pezzi di una vicenda narrata costantemente in maniera efficace, che tocca corde anche profonde e temi spinosi con rara delicatezza, da fare invidia al maestro Miyazaki per come si combinano all’estetica. La guerra, il concetto di casa e di famiglia, il rapporto padre-figlio, la speranza di un futuro migliore, ognuno di questi nodi concettuali viene esposto con toni leggeri, quasi evanescenti, ma non per questo meno reali o impattanti. Forse è la prima volta che un’opera videoludica ispirata allo Studio Ghibli riesce a catturarne l’essenza emotiva, oltre che estetica.
Si vola con il platform
Europa però è anche e soprattutto un videogioco, e cerca di far progredire gli elementi interattivi con il crescente pathos letterario riuscendo purtroppo nell’intento solo in parte. Il gameplay è volutamente ridotto all’osso, ci si limita a svolazzare in maniera totalmente rilassata grazie a Zefiro, il nostro jetpack, ricaricandolo grazie a una polvere blu e potenziandolo con dei cristalli che estendono la durata del tempo nel quale possiamo rimanere in volo. Fin qui siamo sui livelli di Journey, capolavoro e capostipite del sottogenere.
Librarsi per poi planare dolcemente alla vista di una macchina oppure di una rovina è una meccanica efficace nella sua semplicità, e le musiche di accompagnamento sono talmente puntuali che sembra siano le note di pianoforte a sospingere le nuvole che sfioriamo, non la presenza costante del vento che sferza questo paradiso terrestre. Non c’è possibilità di game over, e le testimonianze con il quale avanza la narrativa di gioco (doppiate egregiamente) sono impossibili da perdere.
Si perde quota con i puzzle
Peccato che tutto questo venga interrotto da puzzle talmente semplici da risolvere che non solo rovinano l’atmosfera cozy, ma si rivelano inutili ai fini sia narrativi che ludici. L’errore di Europa, come quello di altri titoli (ad esempio il recente Melobot) è il servirsi di semplificazioni eccessive dei modelli di game design presi in considerazione per frustrare il meno possibile il giocatore, a mio avviso non comprendendo che la linea di demarcazione che separa il minimalismo ludico dalla banalità è sottile, ma netta.
La meccanica del volo, a patto di rendere un pelino più complessa l’esplorazione degli ambienti, sarebbe bastata da sola a far planare l’avventura dolcemente verso il toccante finale. Gli scenari in cui ci avventureremo alla scoperta della lore di gioco infatti sono vari, e stuzzicano il giocatore a continuare questo viaggio. Dal punto di vista artistico c’è ben poco da analizzare: l’omaggio al maestro Miyazaki è palese e nel bene e nel male non ci si discosta mai da questo sentiero.
L’avventura ha una durata di 3 ore, forse qualcosa in più se ci si dedica ai collezionabili. Ho solcato i cieli di Europa grazie a un codice Steam, non incappando mai in nessun bug o glitch.
La passione di Helder Pinto per lo Studio Ghibli e per i videogiochi è ben visibile in quest’opera che, sostenuta da una storia raccontata ottimamente dalla voce narrante, in più di un’occasione solleverà interrogativi legittimi nella mente di chi gioca. L’introspezione che scaturisce dall’affrontare un film di Miyazaki in volo è unica, peccato per le fasi centrali, che invece di cadenzare il ritmo lo fanno calare a picco.
Al di là di ribadire quanta responsabilità abbiamo nel preservare la nostra casa, Europa guarda al tema della distopia da un’angolazione diversa, con un occhio romanticamente disincantato ma allo stesso tempo poeticamente preciso: arriverà un tempo nel quale dovremo convivere in armonia con le nostre stesse creazioni. Una sfida dai risvolti etici complessi, la cui risoluzione un giorno potrebbe salvarci o costarci la vita.
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