Wicked Parte I – Contro ogni aspettativa e pregiudizio

wicked film recensione

Voto:

But I swear, someday there’ll be
A celebration throughout OZ
That’s all to do with me!

Elphaba, “The Wizard and I”

La strega verde del celebre libro Il meraviglioso mago di Oz (scritto da  L. Frank Baum nel 1900 e reso film nel 1939), si mostra in una sua versione giovane e speranzosa mentre canta il testo di una delle canzoni più conosciute del musical Wicked, “The Wizard and I”, in cui si augura che un giorno in tutta Oz ci sarà una celebrazione dedicata interamente a lei e ai suoi poteri magici. Oltre ad essere un evidente e cupo foreshadowing agli eventi futuri del film, si può dire che queste parole facciano eco anche a quello che è accaduto negli Stati Uniti all’uscita di questa attesissima trasposizione cinematografica: Wicked è uno dei musical americani più amati di Broadway, e nonostante alla sua uscita nelle sale di detrattori non ce ne siano stati pochi, sono decisamente di più quelli che lo hanno inondato di critiche soprattutto entusiaste e positive. E io non posso che dirmi d’accordo.

Wicked nasce come libro prequel del Mago di Oz nel 1995, dalla penna di Gregory Maguire, per poi essere trasformato in un musical teatrale nel 2003 con libretto di Winnie Holzman e canzoni di Stephen Schwartz, quest’ultimo già compositore di testi per i film d’animazione Pocahontas, Il gobbo di Notre-Dame e Il principe d’Egitto. Il cast originale del musical si fregiava della presenza di due giovani star della scena teatrale: il ruolo della strega verde Elphaba andò a Idina Menzel, già protagonista del rivoluzionario Rent del 1996 e futura voce di Elsa in Frozen, mentre per la strega buona Glinda la scelta cadde su Kristen Chenoweth, vincitrice del Tony Award 1999 come migliore attrice non protagonista per il ruolo di Sally Brown nel musical You’re a Good Man, Charlie Brown.

Elphaba e Glinda Wicked

Il rapporto fra le due streghe è la colonna portante di Wicked: nell’immaginario collettivo, derivato dal Mago di Oz del 1939, le due sono nemiche, con Elphaba a ricoprire il ruolo dell’antagonista in tutto e per tutto negativa, dalla grottesca pelle verde alla personalità sgradevole, e Glinda a fungere da Fata Madrina per la protagonista Dorothy, con il suo vestito rosa e i suoi atteggiamenti buoni e altruisti. In Wicked questa netta differenza fra bianco e nero sfuma e si mescola, regalandoci due protagoniste complesse, mosse da principi diversi ma anche da una profonda e conflittuale amicizia; in questo prequel, infatti, Elphaba e Glinda diventano compagne di università e compagne di stanza, dapprima odiandosi e poi, man mano, capendosi e rispettandosi. Va da sé che quindi il casting delle attrici protagoniste per la trasposizione cinematografica era tanto cruciale quanto delicata.

Alla fine, la scelta è ricaduta su Ariana Grande per il ruolo di Glinda e su Cynthia Erivo per quello di Elphaba. La prima, pop star di fama mondiale con una passione per il teatro (aveva per esempio già cantato una canzone di Wicked durante la cerimonia per il 15° anniversario del musical nel 2018); la seconda, attrice teatrale ampiamente conosciuta a Broadway, soprattutto per il suo ruolo di Celie nel musical de Il Colore Viola, per il quale ha vinto il Tony Award come Migliore attrice protagonista nel 2016. Le due, a dispetto delle apparenze, avevano da subito convinto la community teatrale americana, i cosiddetti “Theatre Kids“, anche se il casting di Ariana Grande ha continuato a suscitare dubbi nella maggior parte del pubblico fino alla fine. Sospetti e dubbi, a mio parere, ampiamente smentiti dalla meravigliosa performance che entrambe, insieme, ci regalano in questo film.

Wicked ariana grande cynthia erivo

Wicked – Parte I copre tutto il primo atto del musical teatrale e si apre riprendendo la fine del film Il Mago di Oz: la malvagia strega dell’Ovest, Elphaba, è stata sconfitta e tutta Oz gioisce per la sua morte, inclusa Glinda, la strega buona sua acerrima nemica. I più attenti, però, notano che il sorriso e le parole della “Good Witch” non combaciano esattamente con l’espressione dei suoi occhi, a tratti vuota e perfino triste: qualcuno tra gli abitanti di Oz arriva a domandarle se le due non fossero in realtà amiche, supposizione che Glinda finisce per confermare, dichiarando però che essendo passato tanto tempo ormai non avevano più rapporti l’una con l’altra.

Ed è qui che parte il prequel, raffigurato quindi come un enorme e continuo flashback: dai futuri festeggiamenti per la morte di Elphaba si passa ai festeggiamenti per l’ammissione alla Shiz, università magica rinomata in tutta Oz, in cui le due streghe, ancora giovani, si incontrano per la prima volta. L’intera storia è incentrata sulla loro relazione, dapprima conflittuale, poi di profonda amicizia, e infine di inevitabile separazione.

wicked elphaba glinda specchio

Elphaba è caratterizzata, oltre che da un’evidente carnagione verde per la quale viene costantemente discriminata, da una personalità introversa ma molto tenace, che si riflette nello stile delle canzoni di cui è protagonista: l’inizio è sempre in sordina, quasi timido, con note basse e parole perlopiù recitate, mentre la parte finale esplode quasi sempre in un belting, tecnica canora che consiste (volendo ridurre all’osso) nell’emettere una nota alta senza usare il falsetto, quindi con ampia risonanza e intensità. Glinda, al contrario, dai capelli biondi e l’aspetto principesco, canta spesso canzoni in stile opera, sfruttando pienamente il falsetto e la sua estensione vocale. Là dove la prima è un concentrato di intensità emotiva e parole esplicite e sincere, la seconda fonde la frivolezza del virtuosismo con testi dal doppio significato, non riuscendo né potendo mai esprimere quello che prova veramente.

Se la sfida nell’interpretare Elphaba risiede nella capacità di mantenere l’equilibrio fra espressioni contenute ed esplosività canora che non sfoci in puro tecnicismo, la difficoltà nel recitare il ruolo di Glinda è tutta sia nel saper far ridere sia nel mantenere l’ambiguità giusta fra espressioni e parole: molte delle canzoni di quest’ultima hanno infatti un testo allegro quando in realtà il personaggio sta soffrendo profondamente, e si dev’essere in grado di esprimere tanto la felicità di facciata quanto la tristezza di fondo. Sia Cynthia Erivo che Ariana Grande riescono appieno nell’intento, la prima riuscendo perfettamente a calarsi nei panni di una Elphaba giovane, insicura ma determinata, e la seconda rubando decisamente la scena grazie ai suoi perfetti tempi comici e alle struggenti espressioni di dolore che ha mentre canta alcuni tra i testi più allegri della colonna sonora.

Wicked Elphaba Finale
Elphaba e l’onnipresente flare ottico

Se il comparto recitativo è quello più riuscito, anche per le interpretazioni dei ruoli secondari che avremo tempo (spero) di ammirare meglio nella seconda parte (Jonathan Bailey e Ethan Slater parlo di voi), quello fotografico mi ha purtroppo delusa. Le aspettative erano già basse, visto che anche nei precedenti lavori di Jon M. Chu i flare sono i protagonisti di qualunque scena (vedasi Step Up 3D o In The Heights), e sono state malauguratamente confermate: per quanto ogni scenografia sia perfettamente realistica e adatta alle singole scene, la fotografia bagna tutto con questa perenne luce solare bianca/arancio che arriva persino nei luoghi chiusi, rendendo purtroppo ogni luogo simile a sé stesso e tagliando un po’ troppo la tensione nei momenti più drammatici, come nel finale con la celebre canzone “Defying Gravity”.

Unico altro aspetto negativo è, forse prevedibilmente, la divisione del film in due parti: se è vero che è stato confortante vedere il primo atto del musical trattato e approfondito con rispetto, è comunque un peccato sospendere la narrazione, soprattutto visti i continui richiami che ci sono fra prima e seconda parte; quasi ogni cosa narrata e vista viene rovesciata nel secondo atto, svelando doppi significati di canzoni e battute ai quali inevitabilmente, durante il primo atto, non si fa caso. La tensione si spezza e si rischia di perdere continuità, visto che l’impatto emotivo del passaggio fra prima e seconda parte sta proprio nel fatto che i toni cambiano completamente; creando due film separati si rischia di offrire una parte 1 scollegata, perlopiù spensierata e ingenua, e una seconda parte cupa e matura, offrendo di fatto due film diversi. Non è necessariamente una scelta malvagia, ma a me ha fatto storcere un bel po’ il naso.

Anche tematiche importanti come il pregiudizio e la discriminazione, seppur trattate con delicatezza e senza finto buonismo, risultano inevitabilmente sviluppate a metà: la pelle verde di Elphaba, la sedia a rotelle di sua sorella Nessarose e il trattamento degli animali ad Oz sono percepiti chiaramente con disgusto o indifferenza dalla maggior parte dei personaggi (ed è questo che permette alla sensibilità di Elphaba di spiccare), ma ciò avrà sviluppi più chiari e profondi nella seconda parte.

Wicked Il mago di Oz

L’uscita della seconda parte di Wicked è prevista per novembre 2025; sperando che anche il seguito soddisfi le aspettative, soprattutto in vista di numeri musicali struggenti e potenti insieme come “Thank Goodness” per Glinda e “No Good Deed” per Elphaba, vi consiglio di vedere intanto questa prima parte: decisamente, e direi anche finalmente, la prima trasposizione cinematografica riuscita di un musical post anni 2000 (Mean Girls, Dear Evan Hansen e In the Heights sì, ce l’ho con voi).

SannyBoodmann Articoli
Esaltata e riflessiva, amante dei libri fin da piccola e dei film fin da quando ha scoperto che anche quelli da festival (ovvero, i millantati come i più impegnati) possono essere alla portata di chiunque abbia una mente aperta e uno spirito critico definibile tale. Fan dell' "accessibile a tutti" ma anche del "commentabile da pochi".

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