Companion, le relazioni tossiche del futuro

companion film recensione

Voto:

Tanti, anche senza volerlo ammettere, vorrebbero un partner che viva solo per rendere felici loro, che non dica mai bugie, col quale sia impossibile litigare, sempre pronto a fare sesso ogni volta che ne hanno voglia e che per di più si addormenti e risvegli a comando. Praticamente un robot, e immaginate se la soluzione a un desiderio del genere fosse semplicemente acquistarne uno: sarebbe bellissimo o spaventoso?

Companion è uno di quei casi in cui il trailer sembra mostrare molto più di quanto dovrebbe, ma fortunatamente il film scritto e diretto da Drew Hancock dispone di buone frecce al proprio arco per intrattenere e sorprendere il pubblico, al di là della “rivelazione” sulla natura della protagonista, dopo mezz’ora di visione.

companion film iris

Companion racconta di un weekend tra coppie sul lago, durante il quale la morte di uno dei presenti scatena una serie di eventi folli e bizzarri. Conosciamo i protagonisti Iris (Sophie Thatcher) e Josh (Jack Quaid), la coppia formata da Eli (Harvey Guillen) e Patrick (Lukas Gage), e gli amanti Kat (Megan Suri) e Sergey (Rupert Friend), quest’ultimo nella classica parte del “russo cattivo”. Prodotto dal regista di Barbarian, questo primo lungometraggio di Drew Hancock si avvale innanzitutto di due validi protagonisti perfettamente in parte, tra cui spicca la bravissima e sensualissima Sophie Thatcher (Boogyeman), inoltre pur prendendo spunto qua e là riesce a imbastire una storia con una propria identità.

Nonostante il “colpo di scena” già ampiamente annunciato, come già detto il film riserva qualche buona sorpresa e non è poi così semplice addentrarsi in una sua analisi senza il rischio di anticiparne qualcuna. Vi basti sapere che le tematiche gettate nella mischia non sono poche, e men che meno banali: c’è un po’ di Fabbrica delle mogli, un po’ di Don’t Worry Darling e un po’ di qualsiasi film che abbia a che fare con qualche tipo di intelligenza artificiale, spaziando tra relazioni tossiche, possesso, manipolazione, squilibri nelle relazioni di coppia, fino al rapporto dell’uomo con le I.A. e quella che potrebbe essere la loro autocoscienza.

Un concentrato di spunti mai esplorati davvero fino in fondo o in maniera chissà quanto seria, ma tutto sommato neanche così superficiali da non provocare più di un sussulto morale nello spettatore. Impossibile infatti non provare empatia e voglia di giustizia per Iris, una “ragazza”, o per meglio dire essere senziente a tutti gli effetti, che da un momento all’altro si ritrova in balia degli eventi, trattata come un mero oggetto, a lottare per la propria sopravvivenza.

companion film josh jack quaid

Companion è una horror comedy che fa senz’altro il suo dovere, spingendo non tanto sulla tensione quanto su piccoli colpi di scena, rovesciamenti di trama, un po’ di sangue che non guasta mai e una comicità tagliente. Il tutto è ben amalgamato all’interno dell’impianto narrativo, dove ogni singolo personaggio ha la sua importanza e il suo percorso all’interno di una sceneggiatura semplice ma ben curata. Al di là di una messa in scena alquanto patinata (probabilmente voluta), il film di Drew Hancock pur non andando in profondità riesce a smuovere qualcosa dentro, con la voce narrante della protagonista ad aprire e chiudere il tutto con un chiaro messaggio alle vittime di partner perfidi e manipolatori.

Companion è più che altro un inno all’indipendenza, alla liberazione, alla conoscenza di sé stessi, indifferentemente dall’essere donne o uomini. Un messaggio forse non chissà quanto originale, ma di certo molto attuale e rappresentato in maniera pungente e irriverente. Insomma, nulla di particolarmente nuovo, ma bisogna riconoscere che il film ha una sua identità, proprio come Iris.

Un ringraziamento speciale a Warner Bros. Italia

Il Tac non è un critico cinematografico o uno studioso di cinema, ma semplicemente un cinefilo, seriofilo e all'occorrenza fumettofilo, a cui piacere mettere il becco su tutto quello che gli capita sotto mano... o sotto zampa.

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