
Se siete grandi estimatori del wrestling, e soprattutto della WWE, saprete bene cosa rappresenta la Road to WrestleMania, appuntamento annuale che cade tra la fine del mese di gennaio e la metà del mese di aprile. Di solito, in questo periodo si svolgono tre grossi eventi: Royal Rumble, Elimination Chamber e il tanto atteso WrestleMania, ma in realtà ce ne sarebbe anche un quarto, ovvero l’uscita di un nuovo gioco della serie WWE 2K. In tutti questi casi c’è sempre la possibilità di rimanere delusi, ma per i prodotti videoludici legati alla WWE un po’ di più, basti pensare al disastro del 2020 che ha costretto Visual Concepts e 2K a riprogettare tutto il franchise.
Proprio questa voglia di cambiamento ha riportato in auge la serie per qualche anno, dando agli appassionati del wrestling un prodotto degno del nome che portava, ma anche estremamente divertente da giocare. Ovviamente, eravamo ancora ben lontani dai tempi di Smackdown vs Raw o del tanto amato Here Comes The Pain, ma gli sforzi di Visual Concepts sono stati più che apprezzati e la serie WWE 2K ha iniziato a dare ai fan ciò che volevano: puro e semplice divertimento. Tuttavia, come sanno bene anche i giocatori di FIFA e NBA, è difficile che questi titoli a cadenza annuale riescano a rinnovarsi davvero di volta in volta, e spesso si cade nel tranello della ripetitività e della pigrizia. Quindi la domanda sorge spontanea: anche WWE 2K25 è afflitto da questo problema o è riuscito ad apportare delle novità rispetto al capitolo precedente?
Una sensazione di déjà vu sempre più marcata
Se cercate una risposta breve a questa domanda, allora devo darvi un deludente “no”. La formula è ancora una volta la stessa, e pur non avendo grosse aspettative la sensazione di già visto (e giocato) è stata fin troppo accentuata. Tuttavia ci tengo a specificare che la formula di gioco offerta da WWE 2K25 di per sé non è negativa: dovendo stare a guardare i singoli elementi, questi funzionano ancora in maniera più che buona, dimostrandosi l’unica alternativa videoludica per questa disciplina. Quello che mi ha fatto storcere il naso è il fatto che ogni anno, sempre di più ormai, sembra che gli sviluppatori vogliano solo portare a termine in maniera sbrigativa il loro compito, rimettendo sul mercato un prodotto praticamente identico al precedente.
Se dovessi trovarmi davanti WWE 2K24 (ma volendo anche quelli prima) e WWE 2K25 senza sapere chi è chi, ammetto che difficilmente riuscirei a distinguerli. Ovviamente delle piccole differenze in questo capitolo ci sono, come nuove tipologie di match (Underground e Bloodline Rules) e qualche leggera meccanica ripresa dal passato come la chain wrestling, ma sono minuzie che non permettono al gioco di differenziarsi davvero rispetto ai precedenti. Persino le due tipologie di match introdotte non sono nulla di particolarmente inedito: Underground è letteralmente un No-Pinfall o DQ con l’unica caratteristica che il ring è senza corde, mentre Bloodline Rules non è altro che un No Holds Barred con la possibilità di chiamare aiuti esterni.
A dirla tutta, un’altra novità ci sarebbe ed è anche stata molto spinta dal marketing. Si tratta di The Island, che di fatto è una versione modificata della modalità MyCity di NBA 2K. The Island mette a disposizione dei giocatori un hub centrale dove poter personalizzare il proprio avatar, farlo salire di livello e sfidare altri giocatori. Qualcosa di sicuramente nuovo per la serie, ma non per il panorama dei videogiochi sportivi in generale. Oltretutto anche questa novità porta con sé degli aspetti negativi non indifferenti, tra cui innanzitutto una grossa assenza di contenuti: in pochissime ore è possibile vedere già tutto ciò che The Island ha da offrire, non dando stimoli per tornarci spesso (almeno finché il tutto non verrà aggiornato a dovere). L’altro, anche più negativo, è che questa modalità è ESTREMAMENTE (e qua il maiuscolo è d’obbligo) condizionata dalle microtransazioni: se volete portare al massimo le statistiche del personaggio, avere degli abbigliamenti a tema o semplicemente vedere tutto quello che c’è in The Island, preparatevi a spendere tempo o soldi (dipende da voi).
Questa inclinazione a spremere in tutti i modi il giocatore purtroppo non si riscontra solo in The Island, perché in WWE 2K25 esiste anche una modalità MyFaction (una sottospecie di FUT della WWE) dove la volontà di spingere le microtransazioni si fa sentire maggiormente. Per di più, il gioco a un certo punto mette davanti dei veri e propri “muri” invalicabili, alzando la difficoltà generale degli incontri presenti nella modalità, cosa che ancora una volta ci obbligherà a grindare troppe ore per sbloccare carte che presto diventano inutili, se non ad aprire il portafoglio. Insomma, esattamente come negli anni precedenti, WWE 2K non vuole rinunciare a queste prassi già aspramente criticate in passato. Peccato, perché dietro sia The Island che MyFaction si nasconde un grosso potenziale.
Tra nuovi inizi e solide eredità
Ma se uno non vuole buttarsi a spendere troppo tempo (e soprattutto soldi), WWE 2K25 cosa offre esattamente? Beh, come nel passato (ormai sembro un disco rotto, ma capitemi), il gioco mette a disposizione due grosse modalità single player: WWE Showcase e MyRise. Nella prima ripercorreremo i passi di una delle più grandi ed emblematiche famiglie della storia del wrestling, ovvero la Bloodline. La modalità è narrata dal leggendario Paul Heyman, dandoci la possibilità di rigiocare incontri leggendari come quello di Roman Reigns e Cody Rhodes di WM 40, l’Hell in a Cell Tag Team tra gli Usos e il New Day, e tanti altri ancora.
La particolarità di questo Showcase, rispetto al passato, risiede nel fatto che i vari incontri sono stati leggermente modificati rispetto alla realtà, in modo da darci un finale originale. Ovviamente ci saranno anche molti incontri di fantasia o canonici, che serviranno a consolidare la storia della Bloodline. La scelta di focalizzare il gioco di quest’anno sulla tribù samoana è stata ottima: la famiglia Anoa’i è stata un pilastro del wrestling, e le sue vicende meritano di essere raccontate anche a un pubblico più giovane.
Tra incontri ben selezionati e un Paul Heyman che racconta in maniera sublime il tutto, posso affermare che lo Showcase di WWE 2K25 è probabilmente uno dei migliori da quando esiste la serie. In più, ho apprezzato tantissimo che Visual Concepts abbia finalmente deciso di rimuovere quelle fastidiose transizioni tra filmati reali e gameplay, che minavano fortemente il ritmo della narrazione nelle edizioni passate. Qualche piccolo problema ovviamente rimane, come alcuni obiettivi Showcase a volte troppo caotici da comprendere e portare a termine, ma tolto questo parliamo comunque di una modalità da tenere assolutamente in considerazione in WWE 2K25.
Per quanto riguarda MyRise, qua c’è relativamente poco da aggiungere rispetto ai capitoli passati. Ancora una volta avremo la possibilità di percorrere una carriera predefinita con un nostro personaggio creato da zero, ma la differenza principale di quest’anno sta nel fatto di avere a disposizione delle possibilità di scelta leggermente maggiori. Questo chiaramente si traduce in una certa rigiocabilità per chi ha intenzione di vedere tutto ciò che MyRise ha da offrire. Tolto questo, però, mi duole dirvi che la modalità carriera si presenta identica agli anni passati: si svolge un incontro, si acquisiscono punti abilità, cutscene, repeat.
La storia vorrebbe essere “nuova” rispetto alle scorse edizioni, ma in realtà non lo è più di tanto. A parte i soliti cliché che caratterizzano il comparto narrativo di quasi tutti i WWE 2K, la storia raccontata qui non è granché diversa da quelle che abbiamo visto tra il 2019 e il 2020. Non starò a farvi spoiler, ma se avete giocato i capitoli di quegli anni sapete bene a cosa mi riferisco. Pur non essendo una modalità particolarmente innovativa, MyRise comunque si lascia giocare tranquillamente per le sue 4 ore scarse di durata: probabilmente non vi rimarrà impresso niente di quanto raccontato, ma d’altronde questa cosa si ripete da anni.
Prima di passare al lato tecnico, voglio soffermarmi sul fatto che WWE 2K25 non sembri risolvere nessuna delle solite problematiche che affliggono la serie, puntando un po’ troppo sulla quantità piuttosto che sulla qualità. Ancora una volta ci ritroviamo con un prodotto complessivamente ricco sul fronte dei contenuti tra modalità di gioco, roster (uno dei più grossi) e via dicendo, ma allo stesso tempo ritroviamo anche la solita AI mal bilanciata, un motore fisico che crea troppi problemi (anche gravi) durante gli incontri, e certe tipologie di match che a tratti risultano ingiocabili e frustranti, come quelli a 8 persone. Se consideriamo poi un netcode anche stavolta deficitario, che personalmente mi ha portato anche a perdere dei progressi in MyFaction, la voglia di rifinire il prodotto da parte di Visual Concepts e 2K appare inevitabilmente scarsa.
Splende ancora… ma per quanto?
Come per ogni WWE 2K, anche quello del 2025 graficamente si presenta molto bene. I modelli dei wrestler sono ben curati e i danni riportati agli arti sono molto credibili, e anche l’illuminazione generale delle arene e la loro cura per i dettagli risulta più che sufficiente. Tuttavia, la voglia di dare al titolo ancora una natura cross-gen inizia a limitare non poco le console attuali. Si potrebbe fare decisamente di più sia per il motore fisico, sia per le dimensioni del pubblico e delle arene, ma soprattutto per certi modelli facciali. Finché gli sviluppatori non troveranno il coraggio di fare il salto avanti definitivo, purtroppo ne uscirà sempre fuori un prodotto sufficiente e niente più.
Nel comparto audio troviamo tanti pregi, ma anche tanti difetti. Partendo dalle note positive, posso dire che la soundtrack di quest’anno è tra le migliori di sempre, e decisamente la migliore per la serie 2K. C’è un po’ di tutto tra metalcore, djent, metal, rap, trap e musica mainstream: gli headliner sono gruppi come gli Architects, gli Spiritbox, i Gojira, i Suicide Boys, e non mancano nomi come Eminem, J Balvin, Stormzy e tanti altri. Insomma, almeno a livello musicale WWE 2K25 è promosso a pieni voti.
La parte dell’audio in cui il gioco pecca invece (e anche troppo) è il doppiaggio: quasi tutti i doppiatori coinvolti sembrano svogliati e privi di pathos nel recitare la parte assegnata, rendendo così moltissime situazioni involontariamente ilari o semplicemente non coinvolgenti. A tutto ciò inoltre bisogna aggiungere un commento sempre più ripetitivo rispetto ai giochi precedenti, assieme a una serie di problematiche legate al missaggio generale, che a tratti ho trovato poco equilibrato nel merito di suoni ambientali, musiche e voci.
WWE 2K25 è ancora oggi l’unica alternativa valida per gli appassionati di giochi dedicati al wrestling. Pur dimostrandosi sufficiente e funzionale, la scarsa voglia di innovare però inizia a creare un certo peso sulle spalle (e i portafogli) di chi acquista annualmente questi giochi. Se siete fan sfegatati della WWE o semplicemente volete tenervi fomentati per l’imminente WrestleMania, il gioco potrebbe fare al caso vostro, ma se cercate una qualche traccia di evoluzione rispetto ai giochi precedenti ne rimarrete delusi.
Un ringraziamento speciale a Cidiverte
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