Blade Runner 2049

blade runner 2049 recensione

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Sono passati ben 35 anni da quando Ridley Scott portò per la prima volta nelle sale Blade Runner, film riconosciuto universalmente come una delle colonne portanti del cinema di fantascienza. Dopo tutto questo tempo ora ci ritroviamo qui a parlare del suo sequel, l’ennesimo assieme a vari remake e reboot di cui nessuno sentiva davvero il bisogno. C’è però un particolare non trascurabile: sebbene stavolta non ci sia Scott alla regia, rivestendo solo il ruolo di produttore esecutivo, questo delicato progetto è stato affidato nelle mani di Denis Villeneuve, regista che in più occasioni (Arrival tra tutte) è riuscito a dare una forte dimostrazione del suo valore.

Blade Runner 2049 è ambientato esattamente 30 anni dopo gli eventi del primo film. La Tyrell Corporation è crollata ed ora al suo posto è sorta la società di Niander Wallace (Jared Leto), produttrice dei nuovi replicanti Nexus 9, estremamente obbedienti e privi di una durata limite. Il protagonista della storia è l’agente K (Ryan Gosling), un Blade Runner incaricato di scovare e “ritirare” (cioè eliminare) i precedenti modelli Nexus dichiarati illegali, che ora si nascondono approfittando della mancanza di documenti che li riguardano, andati persi in un gigantesco black out avvenuto nel 2022.

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Detta così la trama non sembra granché diversa da quella del film originale, ma in realtà lo è molto, solo che parlarvene nel dettaglio implicherebbe un alto rischio di spoiler, e rovinare le sorprese che questo sequel riserva sarebbe un gran peccato. Innanzitutto è necessario specificare che la visione del primo Blade Runner è imprescindibile per comprendere la trama, poiché vi è strettamente collegata, e tiene conto sia del finale della versione cinematografica che quello del Final Cut uscito nel 2007. Guardare gli annessi cortometraggi prequel (Black Out 20222036: Nexus Dawn2048: Nowhere to Run) invece non è indispensabile, ma fortemente consigliato per capire meglio gli eventi chiave avvenuti tra il 2019 e il 2049, a cui il film fa solo dei riferimenti.

Il bello di quest’operazione è che non è fatta con superficialità, e tanto i corti prequel quanto il film vero e proprio ampliano l’universo narrativo di Blade Runner in maniera sorprendentemente efficace ed interessante. 2049 non solo è molto ben collegato all’originale, ma lo tratta anche con grandissimo rispetto riproponendo uno spirito e delle atmosfere che ne rimangono fedeli, pur introducendo giustamente alcune novità. Da un certo punto di vista si potrebbe affermare che Villeneuve non abbia voluto osare molto, ma questo è vero solo in parte: qui c’è anche meno azione che nel film di Scott, e si è preferito accentuare di più gli aspetti noir e filosofici. Blade Runner 2049 è lungo (2 ore e 43 minuti), lento, fatto anche di tanti silenzi e allo spettatore medio potrebbe risultare indigesto, esattamente l’opposto di una mera commercialata.

Talvolta sono presenti piccoli buchi di sceneggiatura e in alcune occasioni può risultare effettivamente un po’ prolisso, ma complessivamente il film scorre bene e mantiene viva l’attenzione per tutta la sua durata, grazie ad una trama molto intrigante che presenta ottimi colpi di scena e begli spunti di riflessione. Quest’ultimi ripropongono alcune tematiche care all’originale, come quelle dei replicanti progettati per essere “più umani degli umani” o il classico cogito ergo sum cartesiano, includendovi anche altri tipi di intelligenza artificiale. Il loro impatto però non si protrae a lungo dopo i titoli di coda.

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Pur essendo un film di qualità decisamente alta il problema di fondo di 2049 è che, tolto il fomento a caldo della prima visione, purtroppo è dimenticabile. Il fatto che esista o meno questo sequel di Blade Runner alla fine non fa alcuna differenza in particolare (a meno che non decidano di farne altri, e mi auguro sinceramente di no). Stesso discorso per gli attori (tra i quali ritroviamo Harrison Ford), che hanno dato tutti un’ottima performance, ma non la migliore della loro carriera, fatta forse eccezione per Jared Leto che qui vanta una delle sue migliori interpretazioni. Mi è dispiaciuto invece per i pochi minuti concessi a Dave Bautista (il Drax di Guardiani della Galassia), perché ero davvero curioso di vederlo in un ruolo così diverso dal solito, ma c’è da dire che per quel poco che appare fa comunque la sua figura.

Ciò che di questo film rimane davvero impresso a fuoco nella memoria sono le immagini: Blade Runner 2049 dal punto di vista tecnico/estetico è maestoso. La fotografia a cura di Roger Deakins è incredibile e valorizza perfettamente le stupende scenografie; considerando anche degli effetti visivi impeccabili, spesso ci si ritrova con gli occhi inondati da una bellezza mozzafiato. Inoltre, ormai si può affermare che la regia di Denis Villeneuve è una garanzia, e grazie alla sua abilità assistiamo a scene indubbiamente eccellenti.

Peccato solo per la colonna sonora, che nonostante sia ottima (porta anche la firma di Hans Zimmer), spesso non regge il confronto con quella così caratteristica di Vangelis presente nel primo film.

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Blade Runner 2049 è un sequel realizzato con amore e rispetto per l’opera originale, è stupendo da guardare e racconta una storia molto affascinante e ricca di colpi di scena, ma tirando le somme non è nulla di cui non si possa fare a meno e il suo ricordo tende a svanire piuttosto velocemente. Il Blade Runner del 1982 continua a funzionare benissimo anche da solo.

Se non disdegnate i film lenti e ragionati, sapete apprezzare gli aspetti tecnici e artistici del cinema, o anche se semplicemente siete appassionati di fantascienza, prendetelo come un bellissimo extra, in grado di offrire quasi tre ore d’intrattenimento di eccezionale qualità.

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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