Le avventure grafiche hanno e avranno sempre un posto speciale nel mio cuore. Da fan sfegatato delle serie Monkey Island e Broken Sword, ho sempre adorato spaccarmi il cervello nel tentativo di aiutare impavidi eroi a risolvere misteri, salvare damigelle in pericolo e sconfiggere cattivoni, ed è per questo che quando ho messo le mani su Caos a Deponia le mie aspettative erano alte… molto alte.
Sviluppato dalla Daedalic Entertainment nel 2012 e approdato su console a fine novembre, il gioco si presenta subito come una piacevole avventura grafica ambientata in un mondo pseudofuturistico e a tratti distopico, in cui impersoniamo Rufus, la cui vita viene stravolta dall’incontro con l’Elisiana Goal inseguita dagli Organon (gruppo di androidi che vuole stabilire un regime dittatoriale).
La trama si riallaccia al finale del gioco precedente con un lungo flashback, in cui il protagonista ci racconta a suo modo l’antefatto, interrompendosi per lasciare spazio a siparietti comici pensati per aiutare i neofiti del genere a prendere confidenza con interfaccia e stile di gioco, oltre a permetterci di ammirare lo stile grafico molto cartoonesco e a tratti amabilmente familiare con i suoi ampi spazi e un inventario facile e intuitivo, anche se un pochino opprimente a volte.
Dopo questo breve tutorial, ci ritroviamo ad affrontare il peggior nemico di ogni giocatore: i comandi. Essendo il port di un videogioco punta-e-clicca mi sarei aspettato un tentativo di conversione atto a facilitare gli utilizzatori di gamepad in maniera funzionale… me tapino. La realtà è quella di un sistema di controllo basato sull’impiego di un mouse al quale hanno cercato di mettere una pezza con l’utilizzo dei tasti dorsali per facilitare la selezione delle aree di interesse e di interazione.
I dialoghi sono ben strutturati e carichi di comicità (in svariate occasioni strizzano l’occhiolino al collega di casa LucasArts), e contribuiscono a creare una piacevole atmosfera di gioco. Il problema grosso è quando si cerca di giocare in lingua originale: lip sync inesistente, traduzioni grossolane e sottotitoli assurdamente fuori sincrono o addirittura improvvisati impoveriscono la narrativa, guastando l’immersività e lasciando il giocatore attonito e confuso.
Altro neo del gioco è il framerate che, a livello di stabilità e fluidità, non riesce ad attestarsi ad un livello accettabile e costringe il giocatore a sorbirsi fastidiosi scatti durante tutto il gioco, e rovina la poesia narrativa di alcune scene, oltre impedire la corretta comprensione di alcuni enigmi.
Con Chaos on Deponia i ragazzi di Daedalic sembrano essersi limitati a fare un semplice copia e incolla della versione PC, adattandola quanto basta per poter essere giocata su console nel tentativo di accattivarsi una nuova fetta di pubblico, senza però effettivamente curare quelle piccole cose che a lungo andare portano ad abbandonare a malincuore un’avventura.
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