Slain: Back From Hell non è il tipico gioco che vi aspettereste di provare su Nintendo Switch e non lo è per via della sua atmosfera Gothic/Gore decisamente lontana dalla line-up solitamente proposta dalla casa giapponese. Ma tutto ciò non rappresenta in alcun modo un problema, anzi! Un’utenza più adulta sicuramente troverà in Slain: Back from Hell un prodotto dissacrante e violento, che fa della difficoltà e dell’approccio al gaming in stile anni ’80 i suoi cavalli di battaglia.
Nei panni di Bathoryn, un eroe maledetto dalla folta chioma argentata, sarete chiamati ad affrontare i 6 mondi a scorrimento di cui il videogame è composto, facendovi strada col vostro fido e tagliente spadone. La trama è un chiaro pretesto per dare il via all’azione e potrete tranquillamente non curarvi degli arcaici dialoghi che vedranno protagonisti Bathoryn ed altri personaggi. Ovviamente se vi sentite vicini a temi ed ambientazioni gotiche non posso che consigliarvi di godervi appieno ogni singola linea di testo, dato che Slain: Back from Hell rappresenta quanto di più splendidamente e sapientemente stereotipato possiate trovare.
Una volta superata la fase iniziale, che serve più che altro da tutorial e da introduzione al plot, accederete ad un’area che funge da hub del gioco. Da qui potrete selezionare i livelli da affrontare, che in linea generale sono a difficoltà crescente sebbene la non perfetta curva di apprendimento vi impegnerà in scontri insensatamente ed inaspettatamente difficili già dai primi mondi.
Il sistema di controllo è basato su una manciata di tasti e potrebbe sembrare banale ad un occhio poco attento. Gli attacchi (e le combo) melee ad esempio si attivano attraverso la sola pressione di un pulsante. Medesima è la logica di controllo per le sfere di energia che Bathoryn lancerà una volta premuto il dorsale destro. Ma l’intelligente level design e il collocamento dei nemici sullo schermo costringeranno il giocatore, sin dalle fasi iniziali, a comprendere le potenzialità dei comandi.
I nemici attaccano sempre in nutriti gruppi o coadiuvati da esseri abnormi, e la rapidità e il tempismo saranno doti necessarie per superare i difficilissimi livelli. Lo stesso sistema di parry, che in molti altri giochi si dimostra utilissimo ma non fondamentale, in Slain: Back from Hell è condizione sine qua non per superare le boss fight. Sotto questo punto di vista potremmo assolutamente catalogare questo videogame tra la sempre più affollata schiera dei “soulslike”. Il fallimento e la morte sono assolutamente necessari per affinare la futura strategia di combattimento, e i tentativi necessari per arrivare al successivo checkpoint sono innumerevoli.
È da registrare, però, l’eccessiva tendenza di Slain: Back from Hell a punire il videogiocatore e sotto questo punto di vista gli sviluppatori di Wolf Brew Games avrebbero obiettivamente dovuto lavorare di più. Ben vengano giochi difficili e con un tasso di sfida elevato, ma in diverse fasi del videogame si registra più la volontà di rendere complicato l’avanzamento con stupidi trabocchetti semi-invisibili (morte istantanea) o con un insensato grande numero di nemici a schermo, piuttosto che con una reale complessità da cui derivi un oculato approccio strategico.
Anche nella recensione di Wulverblade, altro videogame con combattimenti a scorrimento, avevo mosso una critica simile, ma la situazione in questo caso è ancora più sbilanciata verso un’estrema difficoltà che, spiace dirlo, sicuramente taglierà fuori una grandissima parte dell’utenza, anche hardcore.
Per fortuna Slain: Back from Hell è il tipico gioco da affrontare come se ogni fase fosse un compartimento stagno. Infatti i checkpoint disseminati nei livelli sono numerosi e piazzati sempre dopo gli scontri più difficoltosi. Tutto ciò esalta la possibilità di giocarlo in modalità portatile, magari lungo uno spostamento su un mezzo pubblico, interrompendo la propria partita proprio dopo aver raggiunto il tanto agognato checkpoint.
Bathoryn ha inoltre a disposizione la possibilità di “bagnare” la propria arma con potenti incantesimi che la porteranno ad essere, ad esempio, infuocata o ghiacciata. Ovviamente la selezione di tali poteri influirà sui nemici e sulle loro debolezze (che andranno cercate, anche a tentativi, di volta in volta). Il sistema è abbastanza intuitivo, ma nelle situazioni più concitate vi potreste trovare a combattere con un’arma inadatta pur di non perdere tempo cercando il settaggio giusto. Apprezzabilissima, nell’ottica di spezzare la potenziale monotonia del titolo, è la fase di gioco in cui Bathoryin assume le sembianze di un lupo per superare velocissimamente diversi gruppi di nemici.
Sotto il profilo tecnico non c’è davvero niente da eccepire e, su Nintendo Switch, non traspare minimamente la travagliata gestazione del gioco. Giusto per completezza delle informazioni, vi basti sapere (qualora vi imbattiate in qualche walkthrough su internet e possiate confondervi) che la versione acquistabile per Switch non è altro che la meritata rivisitazione di un precedente titolo chiamato Slain! purtroppo pieno di problemi. Per fortuna l’attualissimo Slain: Back from Hell, invece è semplicemente fantastico da vedere sebbene davanti agli occhi vi scorreranno solo sanguinolente atrocità di ogni tipo. La pixel art offerta è davvero ispirata e tutto si muove fluidamente sullo schermo, soprattutto dopo l’ultima patch che ha portato i 60fps sia in versione docked che portatile.
È fortissima l’influenza di una parte della subcultura metal – quella più gore e gothic – ed è evidente come alcuni elementi richiamino mascotte e copertine di grandi gruppi del passato. Ad esempio, il teschio che compare in ogni caricamento mi ricorda moltissimo Eddie degli Iron Maiden nelle copertine di Piece of Mind o di Can I Play with Madness. Ad ogni modo non voglio spaventare chi non è avvezzo alla musica metal. Non stiamo parlando di un videogame incentrato su questo genere musicale (come ad esempio fu quel capolavoro di Brütal Legend) ma di un cruento gioco di combattimenti a scorrimento dove la branca più dura della musica rock rappresenta solo un interessante sfondo.
Parlando di musica, non si può non citare la colonna sonora del gioco composta da Curt Victor Bryant, ex-chitarrista e bassista dell’indimenticabile band svizzera Celtic Frost. Peccato si sia sprecata l’occasione di creare qualcosa di davvero indimenticabile dato che, sebbene i brani siano taglienti e pesanti al punto giusto, risultano spesso ripetitivi e in numero non sufficiente. Qualche traccia in più avrebbe giovato tantissimo alle già ottime atmosfere del gioco.
Slain: Back from Hell potrebbe essere davvero un gran bel gioco se non fosse per la curva di apprendimento decisamente sbilanciata verso un’estrema difficoltà. Il “soulslike” di Wolf Brew Games può vantare una componente artistica davvero di prim’ordine, e la difficoltà nel trovare un titolo simile su Nintendo Switch è uno dei buoni motivi per cui acquistarlo, anche considerando il prezzo budget a cui è offerto. Qualora però decidiate di vestire i panni del buon Bathoryn, sappiate che dovrete essere pronti ad affrontare un gioco davvero ostico che non concede spazio neanche al minimo errore.
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