Ci sono giochi che ci portano in magici mondi da esplorare, altri che ci fanno indossare i panni di atleti professionisti e altri ancora che ci fanno divertire coi nostri amici… ecco, Beholder non è niente di tutto questo.
Il titolo, sviluppato da Warm Lamp Games e distribuito da Alawar Entertainment, ci porta in un mondo distopico e Orwelliano dove uno stato totalitario governa col pugno di ferro. Protagonista della vicenda è il nuovo Amministratore di un piccolo condominio borghese, incaricato dal Ministero di spiare i suoi condomini in modo da identificare potenziali minacce alla sicurezza dello Stato.
Ciò che colpisce subito di questo gioco è l’apparente semplicità: il tutorial ci prende per mano già dai primi minuti e ci guida passo dopo passo nella nostra spietata missione di spionaggio casalingo, spiegandoci come perquisire gli appartamenti, piazzare le telecamere e acquistare i materiali necessari. Ma perché allora ho parlato di “apparente” semplicità? Come recita la tagline del gioco “Ogni scelta ha le proprie conseguenze” ed è in questo che si nasconde la vera difficoltà: ogni incarico ci porta a scegliere la nostra linea di condotta e a farci passare da mite amministratore condominiale a feroce spia governativa, senza pietà per niente e nessuno.
I comandi sono semplici ed intuitivi: un tasto per correre e uno per interagire con gli oggetti circostanti. Le interazioni sono dinamiche e si dividono in perquisizioni, riparazioni e modifiche. Ogni oggetto, anche il più banale, si può rivelare fondamentale per il nostro operato, specie con un governo mutevole e capriccioso, ma state attenti perché persino i cioccolatini che avete regalato a vostra figlia in breve tempo potrebbero essere dichiarati fuorilegge, facendo di lei una sovversiva.
Il nostro arsenale conta telecamere di varia potenza da installare nelle case dei possibili sovversivi e kit di riparazione, ma le armi più micidiali in nostro possesso saranno la nostra scrivania, dove redigeremo rapporti con cui potremmo decidere la vita e la morte dei nostri condomini, e il telefono dal quale il Ministero ci indicherà di volta in volta i bersagli, il cui trillo è la chiave di volta anche del nostro stesso fato.
Il gioco fornisce piena libertà di azione, plasmandosi sulle nostre azioni e rendendo ogni partita totalmente randomica e nuova, mentre muoviamo il nostro amministratore sullo sfondo di una città dalle atmosfere noir e decadenti in pieno stile distopico. I toni di nero e seppia sono dominanti e il cielo non è che una macchia oleosa sopra di noi. La musica è calma e rilassante, ma sa farsi incalzante quando la situazione lo richiede, andando di pari passo con la frenetica vita del protagonista, diviso tra una famiglia che lo ama e lo venera e un lavoro che rischia di fargli perdere l’anima ogni giorno che passa.
Beholder è un gioco che probabilmente passerà in sordina o che molti di voi compreranno solo quando finirà tra gli sconti. Eppure in questi tempi dove sempre più governi cercano di limitare le azioni degli individui ed esercitare un estremo controllo su di loro, sperimentare l’ipotetico punto di vista di uno scrutatore potrebbe rivelarsi interessante. Dopotutto la bellezza non sta forse negli occhi del Beholder?
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