Nel 2015, la Toei Animation ha deciso di puntare tutto sull’effetto nostalgia riportando sullo schermo i protagonisti di Digimon Adventure,la primissima serie animata del franchise dei Digimon. Nei 6 film che lo compongono, trasmessi da novembre 2015 a maggio 2018 e presentati invece sotto forma di episodi fuori dal Giappone, Digimon Adventure tri. ci mostra i primi 7 Digiprescelti ormai adulti, impegnati nelle normali attività da studenti delle scuole superiori. Ma a stravolgere la loro tranquillità arriva una nuova terribile minaccia, che incombe sulle loro vite e sul mondo intero.
Digimon Adventure tri. si propone come la diretta continuazione delle prime due serie, concentrandosi però unicamente sui protagonisti della prima e aprendo così uno spiraglio a un possibile secondo capitolo dedicato ai personaggi di Digimon 02 (di cui in questi film vediamo solamente le sagome). Ritroviamo dunque Tai, Matt, Sora, Izzy, Mimi e Jo, assieme ai più giovani Tk e Kari, ma il character design è questa volta nelle mani di Atsuya Uki, la sceneggiatura a cura di Yuuko Kakihara (lo stesso di “Persona 4: The Animation“), mentre alla regia troviamo Keitaro Motonaga.
A partire dalla peculiare scelta del format, ovvero una serie di film anziché una normale serie animata in episodi, Digimon Adventure tri. si presenta immediatamente come un prodotto diverso da tutto ciò che abbiamo visto fino a questo momento nell’universo dei Digimon. Sebbene si tratti di un progetto maturo e dai toni volutamente più adulti, non è purtroppo esente da aspetti negativi e la conclusione ci ha lasciati con l’amaro in bocca.
Il primo, intitolato Saikai (Riunione), ci mostra un Taichi Yagami (Tai nella versione italiana) 17enne che ha perso di vista i suoi ex compagni di avventure nel mondo digitale. La tranquillità delle vite dei giovani protagonisti non è destinata a durare e si incrina quando in città si verifica un blackout ed iniziano ad apparire dei digimon, evento che porterà appunto al loro riavvicinamento.
Taichi è il primo ad assistere all’apparizione di un digimon ma, nonostante la sua pronta reazione ad allontanarlo dai civili, sembra non possedere più il coraggio e la determinazione che lo hanno caratterizzato nella prima stagione. Diventa subito chiaro come il tono di questo nuovo capitolo non sarà lo stesso delle serie originali, ricche di allegria e numerosi sipari comici, dove gli argomenti più seri non venivano affrontati che in superficie, rendendole adatte ad un pubblico di bambini. L’approccio è ora decisamente più adulto, i temi più delicati e difficili esplorati in profondità, e il target stesso non sono più prevalentemente i bambini.
L’intento è quello di mostrarci la crescita dei Digiprescelti, le loro paure e i loro dubbi, l’evolversi del loro rapporto con i rispettivi partner e in generale offrirne una rappresentazione più ricca, fatta di una scala di grigi e non più di caratteri così fissi e definiti.
Koushiro (Izzy nella versione italiana) si rivela immediatamente di vitale importanza e torna a sfruttare le sue capacità informatiche per studiare più a fondo le nuove anomalie, creando al contempo un programma che consente a tutti loro di portare sempre con sé i propri digimon in un qualsiasi dispositivo elettronico. Una differenza fondamentale rispetto alla prima serie è che questa volta i nostri protagonisti si trovano nel mondo reale e possono dunque avvalersi di aiuti esterni.
Entrano così in scena l’enigmatica Maki Himekawa ed il professor Nishijima, parte di uno speciale ente dei servizi segreti giapponesi creato per far fronte alla minaccia dei digimon che appaiono nel mondo reale. Mettendo decisamente molta carne sul fuoco, questo primo film introduce infine un altro personaggio chiave, Meiko Mochizuki, studentessa originaria di Tottori, anche lei accompagnata da un digimon, Meicoomon.
I film proseguono con Ketsui (Determinazione), Kokuhaku (Confessione), Sōshitsu (Perdita), il quinto e penultimo Kyōsei (Simbiosi), e infine Bokura no mirai (Il nostro futuro),uscito nei cinema giapponesi il 5 maggio 2018, a quasi tre anni di distanza da Saikai.
La storia continua in modo altalenante, frapponendo sequenze eccessivamente lente e scarne agli eventi principali e fallendo nell’intento di dare realmente spessore alla crescita personale degli otto ragazzi, così come nel riproporre efficacemente situazioni perno della serie originale, tra cui la splendida amicizia/rivalità fra Taichi e Yamato (Matt). Dopo un buon primo film, il secondo, Determinazione, risulta essere mero fanservice, a esclusione di alcuni colpi di scena. Il migliore dei sei è invece il terzo, Confessione, che mescola magistralmente azione ed emozioni, rievocando il meglio delle vecchie atmosfere della prima serie e offrendo una sequenza struggente, drammatica e ricca di significato, capace di toccare il cuore degli spettatori e lasciare col fiato sospeso.
Questo resta però, purtroppo, il picco di Digimon Adventure Tri., che non riesce a mantenere le ottime premesse e resta globalmente un titolo mediocre nell’universo dei Digimon. Lo consigliamo per lo più ai fan di Digimon Adventure, che non potranno restare completamente immuni all’ondata di nostalgia che li aspetta.
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