Capita molto spesso di innamorarsi di un film -o di un videogioco- non tanto per la trama o i personaggi, quanto per l’ambientazione. Chi di voi non ha mai desiderato di scoprire la Nuova Zelanda dopo aver visto il Signore degli Anelli o non ha mai sognato di inforcare la moto e ripercorrere le strade solcate da Fonda e Hopper in Easy Rider?
Che il setting sia qualcosa di determinante è chiaro e i ragazzi di Italo Games sembrano aver capito a fondo il concetto, tanto da aver intitolato la propria prima fatica Milanoir, richiamando così il nome della città che ospita le vicende. Il gioco di parole fa ovviamente riferimento anche all’enorme bagaglio citazionistico da cui il team è chiaramente affascinato. Il bel paese infatti, durante gli anni ’70, ha prodotto pellicole poliziesche/noir (o poliziottesche secondo altri) di rimarchevole importanza e sin dal menù di gioco appare chiara l’influenza di opere come Milano odia: la polizia non può sparare.
La scelta del team è davvero azzeccata. Milano è senz’altro una città molto affascinante e non bisogna essere milanesi per riconoscere i tanti luoghi iconici riprodotti nel gioco. Dai Navigli alla Torre Velasca, dalle Colonne di San Lorenzo al Carcere di San Vittore, Milanoir mostra una cura del location scouting ben al di sopra del comune.
Il tutto è splendidamente realizzato e storicamente coerente. Le vie della città trasudano “italianità” vera grazie ad automobili d’epoca, poster pubblicitari di celebri liquori, graffiti in lingua italiana. Persino i famosi tram milanesi sono sapientemente riprodotti. Tutto ciò non fa altro che aumentare l’immersività e prova che, per produrre un videogioco che trasudi stile da tutti i pori, non è necessario andare a pescare per forza tra le stra-abusate città americane.
È davvero un peccato che tale ricchezza delle ambientazioni non sia controbilanciata anche da una trama di primo livello. Le vicende narrate vedono come protagonista Piero Sacchi, uno spietato gangster al soldo del capo mafioso siciliano Nicola Lanzetta. Piero si dimostra un uomo dalle mille risorse ma dalla moralità decisamente discutibile e, per tutta la durata del gioco, sarà mosso da un atroce desiderio di vendetta. Un plot che ha sicuramente dei picchi di narrazione molto interessanti (come il Tarantiniano inizio del primo capitolo) e che costruisce anche un climax degli eventi ottimamente calibrato, ma che non esplode in un finale indimenticabile e spesso risulta anche banalmente stereotipato. Tutto sommato, considerando anche che per Italo Games Milanoir è il gioco di debutto, mi sento di poter assicurare che tra gli sceneggiatori c’è del talento e tutto ciò fa ben sperare per una futura release.
Milanoir è essenzialmente uno sparatutto votato alla frenesia e all’azione. Sebbene il gioco sia in 2D, la visuale dall’alto crea la sensazione delle terza dimensione e con i due stick analogici dovrete contemporaneamente muovervi e mirare attraverso il sempre ben visibile mirino. Il grilletto sinistro permette a Piero di accovacciarsi e di sfruttare le coperture, mentre quello destro controlla l’arma principale. La ricarica della pistola è manuale, pertanto è necessario scegliere con tempismo il momento ideale per trovare una copertura e ricaricare. Il mio consiglio è quello di lasciar perdere ogni vostra velleità stealth in virtù di un approccio più diretto e caciarone. A parte qualche raro caso in cui è necessario non farsi scoprire, l’approccio silenzioso rappresenta davvero un elemento poco curato nella produzione.
Sebbene il gameplay di Milanoir sulla carta funzioni e, in realtà, per la prima metà del gioco sia capace anche di appagare il giocatore con una curva di apprendimento ben studiata, sul finale mostra tutti i suoi difetti. Infatti gli ultimi capitoli sono inutilmente frustranti e alcune sezioni vanno completate senza compiere il minimo errore. Sembra quasi che si sia voluta calcare inutilmente la mano sul fronte della difficoltà per allungare l’esperienza di gioco. Il risultato è in realtà un completo pasticcio, visto che il tasso di sfida non è innalzato da meccaniche costruite ad hoc, ma semplicemente dall’aumento dei nemici a schermo. Con un sistema di controllo così poco rapido e preciso è davvero difficile fronteggiare orde di nemici che compaiono da diverse direzioni e ci si sente costretti in un collo di bottiglia che sarebbe stato assolutamente il caso di evitare, soprattutto alla luce, ripeto, dell’ottima prima metà di gioco.
Anche l’arsenale a disposizione di Piero rappresenta un’occasione sprecata. È possibile raccogliere revolver, mitragliette e molotov, ma sono fin troppo rare. Un gioco di questo tipo basa la varietà dell’esperienza anche su un arsenale ben fornito e variegato. È invece veramente interessante la soluzione trovata dagli sviluppatori per inanellare combo sparando ai cartelli stradali. Colpendo i segnali, infatti, il proiettile rimbalzerà esattamente su un nemico, uccidendolo all’istante. Sebbene risulti fortemente artificiosa, questa simpatica trovata dona un pizzico di strategia in più alle varie fasi di gioco.
Sotto il profilo artistico Milanoir compie un buon lavoro. La pixel art è ispirata e riproduce in modo soddisfacente le ambientazioni. Le musiche ovviamente ricalcano le colonne sonore dei film polizieschi e, sotto questo punto di vista, non si può che lodare il lavoro fatto. I dialoghi, sebbene scimmiottino lo stereotipo del genere, sono quasi sempre accattivanti e rimandano a situazioni di italiana quotidianità. È ovviamente possibile impostare il gioco in italiano, ma anche in lingua straniera le linee testuali riescono a restituire una buona sensazione dello slang nostrano.
La campagna principale consta di 7 capitoli, affrontabili anche in due giocatori. I checkpoint sono per fortuna sapientemente collocati, ma risulta davvero ridicola la scelta di forzare il giocatore a finire il capitolo senza lasciare l’opportunità di salvare in un qualsiasi punto dello scenario. Soprattutto su una console ibrida come la Nintendo Switch, votata anche alla possibilità di giocare on-the-go, una trovata simile è piuttosto scellerata. Davvero un peccato! L’offerta di gioco è completata dalla modalità Arena, anch’essa affrontabile in due e da una sezione di extra dove sono riportate le biografie dei personaggi.
In sintesi Milanoir rappresenta sicuramente un ottimo debutto per Italo Games. Dispiace constatare che alcuni difetti (a mio parere di inesperienza) minano la qualità generale del titolo, che è senz’altro interessante, innovativo nell’ambientazione e davvero tanto stiloso. Il prezzo budget a cui è proposto è decisamente corretto e probabilmente invoglierà molti di voi a dargli un’opportunità. Un buon inizio quindi per questo studio che, se farà tesoro degli errori compiuti, sarà sicuramente in grado di sfornare ottimi lavori in futuro. Baciamo le mani!
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