Ritorno al Bosco dei 100 Acri

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“Sciocco di un orsetto! Non mi dimenticherò mai di te, Pooh, lo giuro, nemmeno a cento anni!”. È con queste parole che il piccolo Christopher Robin saluta Winnie Pooh e i suoi compagni di giochi nel prologo di Ritono al Bosco dei 100 Acri: munitevi di popcorn e lasciatevi alle spalle lo stress della vita quotidiana, perché lo scopo di questa pellicola è proprio quello di divertire e rilassare il pubblico adulto, oltre che far sognare una nuova generazione di bambini.

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Un montaggio iniziale ci mostra come Christopher abbia trascorso l’adolescenza in un severo collegio per volontà del padre, fino a conoscere sua moglie Evelyn (Hayley Atwell), mettere su famiglia, arruolarsi nell’esercito e lavorare in una fabbrica di valigie nella Londra del dopoguerra: tutto ciò è stato raccontato come il susseguirsi dei capitoli di un libro utilizzando le illustrazioni originali di E. H. Shepard, un omaggio davvero notevole del regista all’artista e all’autore del libro A. A. Milne.

Christopher (Ewan McGregor) è diventato un adulto cinico e disilluso, concentrato quasi esclusivamente sulla sua carriera: l’azienda per cui lavora sta per finire in bancarotta e il suo capo lo costringe a lavorare nel weekend, che invece avrebbe dovuto trascorrere assieme a sua moglie e a sua figlia Madeline (Bronte Carmichael) nella casa in campagna. Oh, rabbia! Quando la vita di Christopher sembra prendere una piega molto malinconica (forse troppo per un film per bambini), ecco che Winnie Pooh, che ha sofferto la mancanza del suo amico per tutti questi anni, fa la sua prima apparizione dal prologo.

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A questo punto, assistiamo ad un crescendo di azione e comicità che nessuno si aspettava: finalmente ci vengono presentati gli indimenticabili Tigro, Pimpi, Ih-Oh e il resto degli abitanti del bosco, rigorosamente ricreati in CGI con le sembianze di veri peluche e con le voci dei loro doppiatori originali! Tutti, non solo Christopher, possono vederli mentre parlano e si muovono, e la loro inconsapevolezza delle regole della nostra società darà vita ad una serie di equivoci molto divertenti (esempio: Pooh che si chiede perché il bigliettaio della stazione dietro la grata sia “chiuso in gabbia”).

Potete facilmente immaginare cosa cerca di dirci questo film: un po’ come in Hook: Capitan Uncino, il protagonista deve rallentare e godersi le piccole gioie della vita e può farlo solo ritrovando il bambino che è in lui. Non è stato un caso che la Disney abbia affidato questa produzione al regista Marc Forster, considerando i suoi precedenti lavori: no, non World War Z, ma Neverland – un Sogno per la vita, il film con protagonista Johnny Depp nei panni di J. M. Barrie, l’autore di Peter Pan.

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Nonostante nel complesso sia un film ben riuscito, Ritorno al Bosco dei 100 Acri è un esperimento che sempre più raramente troviamo in un film per bambini, perché non intende rivolgersi né esclusivamente a loro, né esclusivamente al pubblico adulto, una scelta che come risultato potrebbe non soddisfare completamente nessuna delle due parti. Ogni volta che l’atmosfera plumbea e cupa sembra prendere il sopravvento, Winnie Pooh ci ricorda che non fa bene stressarsi troppo: un messaggio che nel 2018 è più che benvenuto.

Princess_Leia Articoli
Classe 1990, appassionata di cinema, musica, serie tv, letteratura e quando il Dio Denaro lo permette, anche viaggiatrice compulsiva! - Books, records, films, these things matter. Call me shallow but it's the fuckin' truth -

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