Se dovessi indicare una caratteristica che, nei videogame, più di tutte si è sbiadita nel corso degli ultimi 10/15 anni, punterei direttamente e senza indugio sull’immediatezza. Con questo non intendo dire che i giochi delle passate generazioni fossero più semplici, ma chi è nato negli anni ’80 sicuramente ricorderà quanto fossero subito accessibili anche da persone avulse al mondo del gaming.
Spesso mi chiedo come reagirebbe il non-videogiocatore medio se forzato a governare un titolo come (per dirne uno) Assassin’s Creed Origins. Credo che sarebbe completamente schiacciato dall’incredibile mole di comandi e dalla complicata mappatura dei tasti che il gioco propone. Gli appassionati come noi oramai non leggono più questa difficoltà, ma per gli sviluppatori l’accessibilità rimane un tema fondamentale e, in tal senso, basti pensare al mercato dei giochi mobile.
Immagino, pertanto, che un simile ragionamento sia stato affrontato dai melbourniani The Voxel Agents durante la lunghissima progettazione di The Gardens Between. Questo innovativissimo puzzle game, la cui gestazione è durata addirittura più di quattro anni, fa proprio della semplicità dei comandi e dell’immediatezza del gameplay il fulcro dell’esperienza. Il risultato finale è, sotto questo punto di vista, più che soddisfacente e mostra quanto fine sia stato lo sviluppo e quanto l’obiettivo fosse chiaro nella mente degli sviluppatori sin dall’inizio, come più volte ha ammesso anche lo stesso direttore creativo Simon Joslin in diverse interviste.
In The Gardens Between abbiamo il compito di guidare due adolescenti, dai modelli poligonali ottimamente caratterizzati, attraverso un’avventura che pesca a piene mani dallo loro immaginazione. La dimensione onirica è fortemente accentuata nei vari livelli e il design generale fa leva sulla mancanza di contorni netti che inevitabilmente hanno i ricordi. Nei quadri di gioco, come nelle memorie, alcune cose altrimenti insignificanti assumono dimensioni e importanza eclatanti, che si tratti di un telefono, uno specchio, un colore o qualsiasi altro elemento che, per oscure ragioni, ricordiamo più vividamente di altri. E come nelle nostre reminiscenze, il tempo in The Gardens Between fluisce in maniere del tutto personali e irrazionali.
Ed è proprio il controllo del tempo il punto centrale di tutto il gameplay. Con la semplice inclinazione dello stick analogico sinistro, si attiva lo scorrere delle lancette (in avanti o indietro che sia) e, sebbene i livelli ricordino lo stile dei platform, non saremo chiamati a correre, saltare o esplorare ma semplicemente a guardare i due personaggi farsi strada lungo il quadro. Interagendo con alcuni oggetti, disseminati sul nostro cammino, è quindi possibile influenzare lo scorrere degli eventi al fine di trovare il sentiero giusto e quindi trasportare una lanterna in cima alla fine del quadro. Fare ciò non richiede altro che la memorizzazione di un paio di tasti, tornando quindi all’immediatezza di cui parlavo in apertura di recensione.
La risoluzione dei rompicapi passa inevitabilmente per la necessità di andare avanti e tornare indietro negli eventi diverse volte prima di aver, finalmente, trovato la chiave del puzzle. Il sistema funziona egregiamente, devo dire, e si configura davvero come qualcosa di estremamente innovativo. Non è un caso, infatti, che lo stesso Simon Joslin citi quel piccolo capolavoro di Braid (platform uscito nel 2008 per Xbox Live Arcade) come influenza fondamentale per la produzione. Non ci si sente quasi mai costretti in una farraginosa gabbia fatta di trial and error e la ricerca della soluzione è sempre molto gratificante, fattore decisamente centrale per un puzzle game.
The Gardens Between è un gioco che vuole essere giocato con calma e pazienza, e non lo si nota solo dall’articolazione dei puzzle. Il comparto artistico è completamente votato alla restituzione delle sensazioni più rilassate dei nostri ricordi adolescenziali. Tutto ciò che appare sullo schermo e che esce sotto forma di suono crea il clima ideale per potersi concentrare sulla risoluzione dei rompicapi. La grafica 3D è senz’altro più che buona e denota la forte capacità creativa di cui sono dotati i ragazzi di The Voxel Agents.
Il comparto tecnico scorre senza alcun inghippo ed esalta anche le possibilità portatili della Nintendo Switch. Non solo alcuni rompicapi sembrano tagliati su misura per un’esperienza on-the-go, ma il tutto funziona così fluidamente in entrambe le configurazioni che non si ha alcun reale vantaggio nel giocare il titolo in modalità docked piuttosto che portatile. I movimenti dei due protagonisti sono davvero convincenti ed è al contempo sia piacevole che appagante vederli tornare indietro nel tempo. L’audio inoltre risulta adeguato in ogni condizione e i temi musicali, pur non essendo assolutamente indimenticabili, fungono più che dignitosamente da buon accompagnamento per il gioco.
The Gardens Between è chiaramente un gioco ben progettato ed è capace di creare quel virtuoso vortice di “un’altra e poi smetto” che caratterizza ben pochi puzzle game per console. Ritengo, però, che il videogiocatore non sia in alcun modo spinto ad affrontare l’avventura una seconda volta dopo averla completata, e questo mina la rigiocabilità del titolo.
Infine il fulcro portante del gameplay, per quanto geniale e super accessibile (applausi in questo senso) alla lunga può stufare. I rompicapi sono davvero intelligenti e sorprendentemente variegati, ma la meccanica utilizzata per completarli è una ed una sola. Comunque tutto ciò rappresenta un ventaglio di mancanze tipiche del genere e sono sicuro che l’appassionato medio di puzzle game saprà facilmente passarci sopra.
I ragazzi di The Voxel Agents hanno dimostrato che è ancora possibile progettare giochi al contempo estremamente accessibili ma anche decisamente profondi. The Gardens Between è un buonissimo puzzle game, vestito con un comparto tecnico ispirato e sempre adeguato. Il gioco si comporta eccellentemente in entrambe le configurazioni possibili per Nintendo Switch e, visto il singolare ed innovativo gameplay, rappresenta un must have per gli appassionati del genere e una buona opportunità per chi, anche se meno avvezzo, lo troverà oggetto di sconto in futuro.
Special thanks to Stride and The Voxel Agents
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