Ormai la tendenza dei nostri tempi sembra quella di rilasciare sempre più giochi senza sostanza o incompleti, da riempire di microtransazioni o ampliare successivamente con DLC gratuiti o a pagamento, quindi trovare un gioco così ricco di contenuti (forse anche troppi) e soprattutto indie come Graveyard Keeper è una vera sorpresa.
Potremmo definire questo titolo sviluppato da Lazy Bear Games come un gestionale/RPG/StardewValley-like, in cui impersoneremo il custode di un cimitero medievale con l’arduo (anche molto arduo se vorrete fare tutto per bene) compito della gestione del camposanto.
In pieno stile old-school verremo catapultati nel gioco senza alcuna spiegazione o tutorial, in un tripudio di meccaniche sempre più complesse, grinding e sub-quest.
La parte narrativa è molto semplice: il protagonista è un uomo del mondo moderno che, morto in un incidente d’auto, si ritrova in una specie di limbo. Qui un’entità sovrannaturale, forse la Morte stessa, lo trasporta senza troppe spiegazioni in medioevo storicamente inaccurato, affidandogli il famigerato cimitero e dandogli la speranza di poter fare ritorno nel suo mondo, prima o poi.
Se la trama principale non è delle più originali ed ispirate, quella delle varie missioni secondarie, dove troviamo personaggi eccentrici e sopra le righe, è sempre di alto livello. Sono le piccole interazioni e gli scambi di battute il vero punto di forza di Graveyard Keeper, che grazie a questi sembra quasi un palco dove personaggi sempre nuovi improvvisano una commedia grottesca, cinica ed arguta.
Parlando ora del gameplay, l’aspetto preponderante del prodotto, la parola che può riassumere tutto con grande concisione è “complesso“. Se infatti ad una prima occhiata può sembrare una scopiazzatura di Stardew Valley in versione cimitero, con il passare delle ore il giocatore verrà sommerso dalle cose da fare, ritrovandosi con 3 diversi tipi di punti esperienza da spendere in uno “skill-tree” enorme, comprendente nuove strutture, tecnologie e abilità, tutte e 3 interconnesse nel caso degli oggetti più avanzati.
Le abilità sono utili anche per l’analisi dei cadaveri che ci vengono portati dal nostro fido mulo, i quali dovranno esser sepolti “in salute” per alzare il livello di qualità del cimitero, altrimenti sarà possibile, aumentando di grado l’abilità di anatomia, tagliarne dei pezzi per studiarli, migliorando così le sepolture, oppure venderli. È inoltre possibile migliorare la propria energia, la barra che scandisce la giornata di gioco costringendoci a letto una volta esaurita, ma che nel mentre ci permetterà di fare una miriade di operazioni, dall’esplorazione di aree circostanti e veri e propri dungeon, fino al crafting più cattivo dai tempi di Minecraft moddato all’inverosimile.
Com’è intuibile, però, il problema di tutto questo è il suo essere molto poco user-friendly, soprattutto contando che non non viene fornita neanche mezza spiegazione sulle meccaniche, così il giocatore si trova costretto a dover consultare la Wiki e grindare come un assassino per non farsi sopraffare dalla frustrazione ed abbandonare il gioco nelle prime ore.
Dal punto di vista artistico, Graveyard Keeper spicca sicuramente per la sua grafica 2D con sprite molto dettagliati, anche nelle animazioni, ed una soundtrack simil-retrò comprendente strumenti sintetizzati per dare quel tocco di nostalgia 8-bit che non guasta mai, pur non essendo chiptune.
In definitiva, se siete giocatori alla ricerca di un titolo complesso, impegnativo e veramente molto voluminoso, non vi crea problemi consultare guide esterne e siete amanti dei gestionali, Graveyard Keeper è sicuramente il titolo che fa per voi: vi garantirà un quantitativo allucinante di gameplay ad un ottimo prezzo (meno di 20 euro).
Se invece siete giocatori occasionali pensateci molto prima di acquistarlo, documentatevi o provatelo da qualcuno se ne avete occasione: la barriera d’entrata in termini di difficoltà è veramente molto alta e per voi potrebbe rivelarsi uno spreco di denaro ed energie mentali.
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