Si possono unire la fantascienza ed il genere western? In Copperhead possiamo trovare questa fantastica fusione. La SaldaPress ci dona il terzo volume della serie e ne conferma il successo.
Per chi non sapesse di cosa si sta parlando, vi lascio qualche riga di delucidazione: la protagonista è Clara Bronson, trasferitasi nella cittadina di Copperhead (su di un pianeta molto lontano rispetto a dove vivevano) insieme al figlio Zeke. La vita non le sarà resa facile fin dal primo volume della serie, a causa del vice sceriffo Boo, che non si fa ragione della mancata promozione perché convinto sia per colpa del suo non appartenere alla razza umana, la presenza degli Artie, sintetici ai servizi del ricco Hickory costruiti solamente per combattere, e di un Artie diverso dagli altri.
Copperhead ha la peculiarità di rinnovare in ogni suo volume l’interesse nel lettore, perché alterna alla trama principale alcune sottotrame che vivacizzano la narrazione. La storia principale si sviluppa con i giusti ritmi e consequenzialità, senza forzature; questo ritmo non opprimente consente ai personaggi di svilupparsi ed evolversi naturalmente.
Arrivati al volume 3 iniziamo a conoscere i vari protagonisti anche se rimangono (per fortuna) non pochi aspetti ancora da chiarire, questo perché non assistiamo a monologhi interiori, quindi la trama ci viene presentata così com’è, senza filtri e senza l’intrusione di pensieri altrui. Il lettore dunque deve fare totalmente affidamento sui dialoghi e sull’espressività. Questa situazione ci rende come degli investigatori e ci fa prendere parte attivamente a questo giallo-western-sci-fi.
È difficile prendere una posizione chiara riguardo ai personaggi che gravitano attorno alla storia, proprio a causa del grande realismo che caratterizza Copperhead: anche se la trama è ambientata in un posto inventato, in un periodo lontano dal nostro dove oltre agli umani esistono anche innumerevoli specie aliene, rimane solido il fatto che il bene ed il male sono soggettivi ed ognuno è spesso anche schiavo dei suoi legami e credenze; proprio per questo il nostro giudizio muta costantemente.
Il disegno incarna tutto quello che ci aspetteremmo da un fumetto importato dall’America: grandi tratti spessi e marcati, tinte piene con colori spesso forti, ma una minor cura dei particolari. L’azione, il movimento ed il dinamismo prendono il sopravvento ottenendo un disegno eseguito con apparente meno attenzione sia per le piccole cose che per gli sfondi, ma anche per le prospettive purtroppo. Questa pecca diventa marginale considerando l’essenza stessa di Copperhead: lo stile di disegno mette in risalto le cose che servono a godere appieno della serie, quindi nessun fronzolo nel selvaggio west!
L’idea di unire un’ambientazione western alla fantascienza non è nuovissima (anche se poco usata), eppure in questo caso viene rivisitata ed affrontata da un punto di vista totalmente nuovo: l’avere una donna, madre e senza compagno come protagonista, già proietta la trama verso lidi totalmente differenti rispetto allo sceriffo stereotipato che tutti possiamo immaginare.
Copperhead contiene una grande varietà di personaggi e caratteri e, proprio per questo, volume dopo volume riesce a dar luce a temi anche molto diversi e profondi. Non è solo proiettili e teletrasporti, ma anche fiducia, conoscenza, integrazione, accettazione… Vale la pena viverlo, oltre che semplicemente leggerlo.
Se non lo conoscevate e il genere può interessarvi anche solo vagamente, iniziate a seguire la serie perché merita davvero.
Un ringraziamento speciale alla SaldaPress
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