Cora è una delle poche pubblicazioni Shockdom che non è riuscita proprio ad entusiasmarmi. Di base non mi fa impazzire l’uso dello stile manga da parte di italiani ed europei, ma per il resto posso ritenermi una persona dal background abbastanza solido per quanto riguarda il fumetto del mondo asiatico, sia per quanto riguarda il genere shojo che il seinen (anche se crescendo mi sono buttata particolarmente sui prodotti di nicchia nipponici), quindi un minimo ormai so di cosa sto parlando.
Un primo dettaglio che non adoro (anche se questa è una considerazione del tutto personale) è la scelta di produrre un “manga” senza però rispettare la regola d’oro dello stesso, ovvero la lettura da destra verso sinistra, quindi potremmo dire che si ispira di più ai manwha coreani. Poi non comprendo la scelta di un’ambientazione tipicamente asiatica che però non viene debitamente approfondita per via di lontananza culturale, mancanza di informazioni e di esperienze. Se proprio dobbiamo importare un genere a noi sconosciuto, tanto vale farlo appieno o al contrario, tentando una fusione tra stile manga e ambientazioni quantomeno europee, se non proprio italiane.
La storia è molto semplice e lineare: una studentessa (probabilmente delle medie) scopre di essere una principessa strega ed assieme alle sue guardiane combatte contro le Stelle Buie per arrivare a salvare il suo regno. Come ogni shojo, quindi, viene seguita senza alcuna novità il cliché della protagonista giovanissima, leggermente sbadata, che in meno di 24 ore accetta la sua nuova condizione e si trova in grado di affrontare situazioni decisamente al di sopra della sua portata.
Il genere shojo può vantare al suo interno ottimi manga, così come tante banalità, e Cora purtroppo rientra a pieno titolo tra quest’ultime. È come leggere Magica Doremì, ma meno divertente, o una Sailor Moon dai toni ancora più giovanili. Cerco di essere di mente aperta nell’accettare bambine guerriere in quanto streghe e posso anche comprendere che il target di riferimento non sia prettamente adulto, ma poi l’accostamento di elementi così infantili a disegni più crudi e violenti come la rappresentazione delle Stelle Buie va a creare un contrasto eccessivo, che mi impedisce di classificare il fumetto come “per bambini”. Nella trama, l’impronta di Alessandra Patanè non traspare da nessuna parte, e considerando i suoi ultimi lavori questo fumetto si discosta discosta totalmente dal suo stile narrativo.
Un elemento che lascia particolarmente perplessi è il disegno: pochissime tavole sono curate ed in ancor meno si vede lo sfondo. Sembrano disegni fatti di fretta e con poca attenzione, quasi senza ombre, del tutto bidimensionali (il che mi delude molto, considerando le capacità di Fidalma Conte). Un minimo di sollievo si ha in alcuni combattimenti delle streghette e alla fine del fumetto, nella pagina “Cora Character Design”.
La storia si svolge velocemente, troppo, in un modo davvero assurdo ed improbabile. I dialoghi sono immaturi ed enormi spiegoni si alternano a battute (che provano ad essere più o meno “nonsense”) e frasi fatte, dando voce in egual modo a tutte le protagoniste, ma senza caratterizzarle realmente se non tramite il semplicistico “lei ha questo potere”, “lei ha quest’altro potere”. Un certo fastidio deriva anche dalla scelta dei nomi, che sono fantasiosi ma totalmente fuori luogo considerando che sono gli appellativi che usano in borghese e non i loro veri nomi nascosti alle persone comuni: Tefrite, Septaria, Opale, Rutenia e Nefelina vengono accostati ad un normalissimo Toby, pertanto deduciamo che si tratti di nomi totalmente avulsi da quel contesto.
La sensazione costante è che Cora sia stato scritto di fretta o accontentandosi: conoscendo le due autrici (che rispetto e stimo enormemente) mi sarei aspettata un volumetto pieno di fantasia, sorpresa e ben confezionato. Forse è stato fatto il passo più lungo della gamba e spero che proseguendo con i vari volumi il tiro venga aggiustato, ma c’è bisogno di molto lavoro e molte accortezze sia a livello grafico che narrativo. Spero davvero di vedere un miglioramento consistente nel secondo volume.
Un ringraziamento speciale a Shockdom
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