Magari non molti (soprattutto fra i giovanissimi) hanno le idee chiare su cosa voglia dire essere un militare, specialmente se si fa riferimento ad un corpo specifico delle forze armate, però tutti sappiamo almeno per fama chi sono gli “alpini“. Eppure, a parte quando si parla del raduno nazionale, gli alpini restano un gran mistero ed un eco lontano soprattutto per gli abitanti del centro e del sud Italia, quindi cosa fare per non dimenticare delle persone che hanno contribuito nel cambiare la storia dell’Italia?
Ricordare. Questo è l’obiettivo principale che si sono prefissati i tre giovanissimi autori Valentina Venegoni, Erica D’Urso e Stefano Martinuz con la loro opera Ma gli alpini non hanno paura. Un fumetto che nasce come una scommessa, mettendo assieme tre sconosciuti, praticamente esordienti ma pieni di talento, per arrivare ad ottenere una pietra miliare della storia degli alpini da tramandare ai posteri quando i nostri nonni non ci saranno più.
Considerare Ma gli alpini non hanno paura un volumetto interessante solamente per chi ha avuto esperienze dirette o indirette con quel corpo delle forze armate o che vive al nord è però sbagliatissimo: non si tratta solamente di una “categoria”, ma di un gruppo di persone che hanno contribuito enormemente alla storia italiana e quindi la loro storia coinvolge tutti noi ed è quasi un dovere informarsi per non dimenticare che l’oggi si è ottenuto con le battaglie di ieri. Solamente ricordando si possono impedire i corsi e ricorsi storici fin troppo noti, solamente ricordando possiamo capire che se ce l’hanno fatta, possiamo farcela, che serve battersi ancora.
A questo punto, però, come poter esprimere queste tematiche ed i valori che comportano? Valentina Venegoni ha fatto una scelta diversa che le ha permesso di rendere il fumetto fruibile a tutti senza annoiare con montagne di date e nomi difficili da tenere a mente. La sceneggiatrice ha trovato un espediente semplice ma efficace: la narrazione indiretta.
Anziché narrare una macrostoria, cercando di far affrontare a pochi personaggi varie situazioni e tematiche in modo forzoso e troppo sbrigativo, viene proposto un approccio diverso che alleggerisce il ritmo e fa sì che nessuna pagina venga sprecata: vengono esposte ben cinque storie diverse, legate dal racconto di un alpino ormai anziano ad un ragazzino. Questo è sicuramente un metodo già visto ma ugualmente valido, però la vera genialità ed innovazione sta nel modo in cui vengono presentati questi racconti: usando le canzoni degli alpini.
I cori alpini così come le canzoni popolari sono nati in determinati momenti realmente accaduti, dalla voglia di coesione, dalle necessità di sentirsi vicini e di farsi forza ma soprattutto per spronarsi ad andare avanti e tenere viva la memoria dei compagni caduti.
L’unica grande pecca che ho riscontrato finora in questo volumetto è la sua difficile reperibilità, ma basta contattare direttamente uno degli autori o provare a scrivere all’indirizzo fumettoalpini@gmail.com per farsi spedire a casa questa bellezza, magari anche con dedica.
Un ringraziamento speciale ad AzzurraPublishing, Valentina Venegoni, Erica D’Urso e Stefano Martinuz
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