Prendete un’ambientazione anni ’70, un gruppo eterogeneo di personaggi singolari, aggiungeteci un carismatico leader e un giovane e timido protagonista dal futuro promettente, dategli un nobile scopo e un’organizzazione malvagia contro cui combattere: avrete così una delle più classiche e abusate trame degli ultimi decenni. Ma non è il caso di Hunters, la nuova serie Amazon ideata da David Weil.
Qui atmosfere drammatiche si fondono con una matrice pulp di pura ispirazione Tarantiniana, e con la presenza dell’intramontabile Al Pacino si viene a creare un mix esplosivo che catapulta questo prodotto nell’Olimpo delle serie tv del 2020 da non perdere.
Jonah Heidelbaum è un giovane ragazzo ebreo appassionato di fumetti, che vive nei sobborghi di Brooklyn con sua nonna, scampata alla devastazione dei campi di concentramento, la quale viene brutalmente uccisa da un uomo misterioso. Al suo funerale il giovane fa la conoscenza di Meyer Offerman, un ricco uomo d’affari e amico intimo della defunta. Con questo incontro la vita di Jonah viene sconvolta nelle fondamenta, difatti si trova immerso in una caccia ai Nazisti che ha dell’incredibile. Con una squadra degna del professor Xavier, il leader interpretato da Al Pacino dichiara guerra ai demoni della pagina più buia della storia mondiale, inseguendoli e braccandoli come solo un vero cacciatore saprebbe fare.
Tra le fila di questo supergruppo troviamo: una suora ex-membro dell’MI6 (Kate Mulvany), una coppia di ebrei sopravvissuti anche loro ai campi di sterminio (Saul Rubinek e Carol Kane), un’attivista delle Black Panthers (Tiffany Boone), un ex-soldato della guerra del Vietnam (Louis Ozawa Changchien) e un attore sull’orlo del fallimento (Josh Radnor, il caro Ted di How I Met Your Mother, in questa nuova veste con baffoni e aria da tombeur de femmes che non dispiace affatto).
Gli antagonisti non si limitano ad essere dipinti come i classici Nazisti brutti e cattivi che abbiamo imparato a conoscere nelle varie rappresentazioni cinematografiche: qui diventano un’organizzazione a più livelli che ha contaminato lo stato americano dall’interno. Come se non bastasse, anche l’FBI prova a fermare Offerman e il suo gruppo di “vendicatori”. L’agente Morris inizia ad indagare su alcuni strani decessi, e seguendo il suo infallibile istinto da investigatrice si trova anche lei invischiata in una mortale partita a scacchi tra le due parti.
La scacchiera è anche la protagonista della bellissima sigla che precede ogni puntata, una metafora dell’eterna lotta tra bene e male, tra bianchi e neri, ebrei e nazisti. Una lotta che affonda le sue radici nelle sevizie subite nei campi di concentramento, nella voglia di rivalsa e vendetta che alberga nei cuori dei protagonisti, indotti alla lotta da un ancestrale senso di appartenenza alla cultura ebraica, per secoli bistrattata da molti.
Logan Lerman, dismessi i panni del figlio di Poseidone, qui indossa le vesti del protagonista, il Peter Parker di turno Jonah Heidelbaum, e come un giovane supereroe ultimo arrivato in un gruppo di veterani, anche lui si trova invischiato in qualcosa di più grande di lui. All’inizio il suo buon carattere e la sua innocenza lo portano a commettere delle imprudenze e a porsi molte più domande rispetto agli altri, ma con l’evolversi delle situazioni, anche lui prenderà il cammino della vendetta, senza voltarsi indietro. Jonah è il personaggio che più si è evoluto nel corso dei 10 episodi, accompagnando lo spettatore nella sua crescita, con momenti divertenti e drammatici, dove, in quest’ultimi, l’attore ha saputo dare il meglio di sé.
Al Pacino è la colonna portante della serie, sia come personaggio, interpretando il leader degli Hunters, sia come frontman per pubblicizzare la serie e darle maggior appeal. Pur essendo uno dei “mostri sacri” del cinema americano, in questa produzione l’attore sembra voler lasciare spazio ai giovani, regalandoci una performance grandiosa, ma in alcuni punti un po’ defilata.
La vera forza di questa serie sta nello stile adottato: un mix tra Bastardi Senza Gloria e i classici film di supereroi, con l’inserimento di momenti drammatici che fanno concorrenza a Schindler’s List. I momenti pulp alla Grindhouse non mancano e strizzano l’occhio ai fan più accaniti di Tarantino. Come i vecchi B-Movie d’exploitation che negli anni ’70 volevano imporsi come nuovo genere filmico, anche questa serie fa da apripista, creando e inserendosi in un settore tutto suo. Ma le menzioni non finiscono qui. Hunters tende la mano anche a due prodotti Amazon Prime Video oramai divenuti cult: The Man in the High Castle e The Boys, riuscendo però a proseguire per la sua strada senza scendere nel citazionismo becero, che di certo avrebbe inficiato la resa globale del prodotto.
Le scene drammatiche rappresentate nelle puntate si riferiscono principalmente a momenti e ricordi vissuti dai diversi protagonisti nei campi di concentramento. L’uso di un bianco e nero molto sporco viene fatto per poter separare e scandire anche visivamente le diverse situazioni, rendendole ancora più d’impatto e commoventi. In questo susseguirsi di ricerca e caccia al nazista di turno, le storie del passato si ripercuotono nel presente, in un intreccio che diventa via via più complicato fino al finale a sorpresa, che potrebbe lasciare alcuni interdetti, altri stupiti.
A mio parere Hunters è una serie di livello superiore rispetto alla media, curata nei dettagli e negli intrecci di trama, con dei personaggi ben sviluppati e mai banali, che introduce elementi di novità in un panorama sconfinato di prodotti televisivi di ogni genere. Riesce ad emozionare senza inciampare in fastidiose ridondanze e citazioni di film sulla Seconda Guerra Mondiale, e allo stesso tempo ci regala momenti divertenti e d’azione, con scene dal puro stile pulp/splatter che non eccede mai. Una serie da non perdere assolutamente.
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