Ho inaugurato il mio percorso di critico qui su Nerdevil con una recensione dedicata a Il Piccolo Führer di Antonucci e Fabbri e, dopo tanto tempo, finalmente torno a parlare di questo duo creativo.
La loro nuova pubblicazione, a marchio Feltrinelli Comics, s’intitola La fattoria dell’animale e propone un racconto satirico “sull’attuale (?)” situazione politica del nostro paese. Il dubbio è presto spiegato: il duo riprende la metafora orwelliana de La fattoria degli animali cambiandone i protagonisti e riadattandone alcuni eventi, ed è proprio in questo passaggio che sta la forza ma soprattutto la debolezza del fumetto.
Orwell con il suo libro è riuscito ad imprimere nella cultura un profondo segno: la sua è stata una lucida critica, seppur mascherata da favola, alla Russia stalinista. Quello de La fattoria degli animali è senza alcun dubbio un libro che chiunque potrebbe leggere e tutti si annoterebbero su un livello di lettura differente, quello più consono alla loro conoscenza dell’argomento in questione e della storia. Un bambino per esempio potrebbe tranquillamente farsi leggere il libro e godere della favola fine a sé stessa, comprendendone la morale.
Parlando del fumetto, si nota una certa carenza di attenzione ai dettagli, caratteristica invece tipica di Antonucci e Fabbri ed anche fattore vincente dei loro precedenti lavori. Ad esempio, Il Piccolo Fuhrer era geniale su tutti i fronti e stravolgeva ogni singolo dettaglio del romanzo originale pur restandogli indissolubilmente fedele. Ne La fattoria dell’animale si tenta lo stesso approccio, ma senza riuscirci. Per quanto la potenza del racconto orwelliano si faccia sentire lo stesso, questo fumetto è sottotono da quasi ogni punto di vista.
Per chi non lo sapesse, La fattoria degli animali racconta gli eventi della Rivoluzione Russa, della cacciata dello Zar e dell’instaurazione di un governo comunista. La fattoria dell’animale, invece, racconta la salita al potere di un ben noto personaggio della politica italiana e delle conseguenze che questo evento porterà nel tempo al nostro paese.
Il problema del fumetto sta nel volere a tutti i costi ripercorrere tappe del libro, senza però che esse abbiano una controparte “nostrana” calzante. Su cosa si sta facendo ironia quindi? Su una cosa che probabilmente solo chi ha letto il libro potrà capire.
L’ovvia e indispensabile velocità con la quale vengono raccontate le vicende non rende le metafore chiare così come, invece, avviene nel libro di Orwell, il quale vi ha dedicato molto più approfondimento. Questo dualismo tra libro e fumetto non giova alla narrazione della storia che, soprattutto nella sua parte iniziale, risulta estraniante, visto che non ha un’attinenza intellegibile con il resto degli argomenti.
La sceneggiatura, dunque, si dimostra molto carente cadendo spesso nella facile ironia, nella critica al benaltrismo e nelle fake news usate come arma contro tutto: cose dette e ridette che hanno palesemente perso ogni mordente satirico. Anche la side story del segretario del Capitano non è particolarmente interessante e ricorda, più che i personaggi de La fattoria degli animali, il rapporto insoluto tra il Sig. Burns e Smithers dei Simpson.
Questione ben diversa per quanto riguarda le illustrazioni, a partire dalle caricature “maialesche” di personaggi più o meno noti del panorama politico. Il tratto di Boscarol è fenomenale e riesce sia a mantenere linee nette e spesse quando tratteggia i personaggi animaleschi protagonisti delle vicende, sia soffuso e sfumato nel tratteggio dei fondali e delle ambientazioni.
La fattoria dell’animale è un fumetto che sulla carta presentava molte e interessanti implicazioni comico-satiriche, che però nella stesura finale non si sono concretizzate, a causa di una scrittura poco attenta al dettaglio e ad un’ironia poco sagace. Un gran peccato.
https://www.youtube.com/watch?v=e81JvC3lchY&t=149s
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