L’uomo invisibile (2020)

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Voto:

Tra i personaggi horror classici, l’uomo invisibile è uno di quelli che mi affascina di più e adoro sia il romanzo di H.G. Wells da cui è nato che il primo film che ne è stato tratto nel 1933. Purtroppo non posso dire lo stesso di molte altre opere che lo vedono protagonista e inevitabilmente la notizia di un nuovo film l’anno scorso mi fece sorgere qualche perplessità, senza contare il fallimentare progetto del Dark Universe che lo precedeva.

L’uomo invisibile di Leigh Whannell si presenta come una sorta di esperimento, che inaugura i nuovi piani per il rilancio dei mostri Universal. Accantonata l’idea di realizzare un universo condiviso in stile Marvel, si è infatti deciso di affidare i personaggi a registi e produttori con idee valide per farne qualcosa, senza particolari restrizioni. La prima a farsi avanti non poteva che essere la Blumhouse Productions, ormai famosa nel campo dell’horror per la sua intraprendenza, che assieme a Whannell ha approfittato di questa libertà creativa per reinventare completamente la creatura di Wells in chiave moderna.

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In questa nuova versione, al centro di tutta la storia ci sono temi decisamente attuali come la violenza domestica e lo stalking. Protagonista delle vicende è Cecilia Kass (Elisabeth Moss), intrappolata in una relazione violenta con Adrian Griffin (Oliver Jackson-Cohen), uno scienziato tanto ricco e geniale quanto possessivo e manipolatore. Non trovando altro modo per troncare la relazione, Cecilia decide di fuggire nella notte con l’aiuto della sorella e rifugiarsi per un po’ presso un amico d’infanzia che fa il poliziotto. Qualche giorno dopo arriva una notizia inattesa: Adrian si è tolto la vita, ma Cecilia sente che qualcosa non torna e ha ragione, perché è da qui che ha inizio il suo peggior incubo.

Il film mette subito in chiaro la questione della morte inscenata e dell’invisibilità, per lo spettatore non c’è alcun mistero in tal senso. Piuttosto è interessante osservare come la sanità mentale della protagonista, già messa a dura prova dagli strascichi della sua relazione, tra insonnia e paranoia, vada peggiorando sempre di più per colpa della surreale forma di stalking subita, a cui chiaramente nessuno crede.

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A parer mio le tematiche principali del film sono state trattate benissimo, perché, complice anche l’ottima interpretazione di Elisabeth Moss, ci si riesce ad immedesimare perfettamente nell’angoscia, la paranoia costante che attanaglia una persona vittima di una relazione violenta (sia fisicamente che psicologicamente) e di pesante stalking, al di là di tutta la componente più fantasiosa della storia. Penso che il film possa offrire soprattutto agli uomini, solitamente meno esposti a subire cose simili, un’occasione per comprendere meglio cosa si provi ad essere vittima di situazioni del genere ed evitare così di compiere certi errori.

Più in generale, è stato fatto un ottimo lavoro nel mantenere la tensione costante, con qualche jumpscare non troppo gratuito, più violenza di quanta me ne aspettassi e almeno un paio di colpi di scena ben piazzati. Ho apprezzato molto anche le rivelazioni dietro il potere dell’invisibilità, forse sempliciotte in alcuni aspetti (e in fondo lo erano anche per l’originale), ma comunque aggiornate nel modo giusto per i nostri tempi.

Non è cosa da poco riuscire ad inquietare, spaventare e stupire con un personaggio come l’uomo invisibile, perché è meno facile da gestire di quanto non sembri e come abbiamo visto in passato basta poco per scadere nel ridicolo. Leigh Whannell ha svolto un lavoro encomiabile, tra l’altro mettendo in scena il tutto con una regia elegantissima, che ogni tanto regala finezze davvero molto apprezzabili.

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Universal sembra aver finalmente imboccato la strada giusta per ridare lustro ai suoi mostri. L’uomo invisibile è la prova concreta di come sia ancora possibile trarre storie interessanti da questi personaggi affidandoli nelle mani giuste e soprattutto lasciandoli nel loro habitat naturale, l’horror, a differenza di quanto fatto con Dracula Untold e La Mummia che seguivano di più la moda dei supereroi.

Il film di Whannell si può considerare un esperimento riuscito e, visto il successo ottenuto oltreoceano prima di arrivare da noi, ormai è certo che avremo altri film sui mostri classici sulla falsariga di questo. Speriamo che sia la volta buona e che Universal non ripeta gli errori passati, lasciando quanto più possibile spazio alla creatività e la sperimentazione, che qui si sono rivelate vincenti.

    RocketSimoon Articoli
    Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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