Pandemonium, Neo-Decameron è un’antologia pubblicata da Lethal Books, composta da 10 racconti uniti da un’ambientazione in cui la padrona è la peste, come nella Firenze del 1348; ogni racconto rappresenta una diversa giornata ed un comandamento che potrebbe essere tanto rispettato quanto infranto.
Tra i diversi autori dei racconti, ce ne sono alcuni decisamente noti nel panorama della narrativa, come Caleb Battiago (pseudonimo di Alessandro Manzetti, vincitore di due Bram Stoker Award), il padrino del movimento splatterpunk italiano Paolo Di Orazio ed il maestro del thriller contemporaneo Antonio Lanzetta, che accompagnano Corigliano, Mardegan, Ferrero, Mala Spina, Hoffmann, Mortellaro e Silvestri.
Giudicare un’antologia è sempre difficile, ma con Pandemonium lo è ancora di più, poiché gli autori hanno stili totalmente diversi fra loro e nonostante il contesto comune anche i temi sono molto differenti. C’è da considerare, inoltre, che le storie hanno una lunghezza media intorno alla ventina di pagine e sarebbe difficile analizzarle singolarmente senza incappare nel tanto odiato spoiler e soprattutto senza annoiarvi. Proprio per questo motivo, vi parlerò del libro prendendolo in considerazione nella sua interezza.
L’idea alla base di Pandemonium non è malvagia, ma personalmente la trovo abbastanza banale, poiché ha l’amaro sapore di un escamotage creato ad hoc per mettere insieme scrittori di vario calibro. Al posto di rendere la raccolta organica, questo tende a fare solo da sfondo fin troppo dimenticabile perché si va a perdere il contesto della narrazione giorno per giorno, ottenendo “solamente” delle storie con un’ambientazione simile. Un altro punto che per me gioca a sfavore della lettura emerge con i famosi “dieci comandamenti che potrebbero essere rispettati o infranti“, che in alcuni episodi non emergono come dovrebbero, tanto da spingere a chiedersi quale sia il comandamento trattato (perché giustamente non vengono mai esplicitati).
Alcuni autori sono stati bravi nell’ideare un racconto originale, intrigante ed interessante, ma purtroppo devo ammettere che altri hanno prodotto storie lunghe e inutilmente articolate, più simili ad un esercizio di stile che ad un racconto fatto per essere letto ed apprezzato da altre persone. Proprio per questo la differenza qualitativa fra i capitoli risulta in alcuni casi abissale; si dice nello show business che “il peggior peccato che si possa commettere è quello di annoiare” e mi permetto di applicare questa considerazione anche alla lettura di libri e fumetti, forte della convinzione che “anche se bellissimo, perché leggerlo se poi me ne sono dimenticata? Perché investire tempo in questa cosa se non mi restituisce nulla?”.
Leggendo Pandemonium ho provato il contrastante desiderio di voler saltare frasi e pagine intere per alcune storie, mentre per altre ero addirittura dispiaciuta di non poter proseguire la lettura, talmente mi sentivo catturata dalle parole di un determinato autore. I racconti variano toccando un genere più tendente al boccaccesco, altri hanno uno stile che verte verso il rigido saggio storico, mentre alcuni sono più o meno sboccati se non addirittura considerabili “volgari” per alcune persone ed è difficile riuscire ad apprezzare tutti questi stili insieme.
Non aiutano nella lettura i diversissimi registri linguistici, nonostante il periodo storico sia lo stesso: è giusto che ogni autore si distingua ed esprima come meglio creda seguendo il suo stile, ma vi sono casi in cui vengono usati termini del dialetto fiorentino o più aulici arrivando quasi ad abusarne e rischiando di cadere nel saggio, costringendo il lettore a cercare i vocaboli su Internet per capirne il significato. Sicuramente ci sono tantissime tipologie di lettore che si approcceranno a Pandemonium, ma parlando in generale non tutti gli autori hanno centrato l’obiettivo di mescere vocaboli vecchi e contemporanei così da far intuire direttamente i significati, istruendo chi legge senza costringerlo alla traduzione (cosa controproducente perché contribuisce a rallentare il ritmo della narrazione).
Pandemonium è una raccolta con dell’ottimo potenziale, ma forse necessitava di più attenzione per la scelta degli autori o forse loro dovevano essere più guidati. Al suo interno ci sono racconti validissimi che sicuramente meritano risalto, ma ve ne sono anche altri che mettono in ombra l’intera antologia. Proprio a causa di questi alti e bassi forse era meglio non introdurre dei “calibri da 90” della narrativa italiana al suo interno: se questa fosse rimasta una raccolta di racconti composta unicamente da giovani o emergenti, il dislivello non sarebbe apparso tanto lampante e forse l’antologia ne avrebbe guadagnato in coesione.
Poteva essere una bella svolta nella letteratura italiana, ma devo ammettere che complessivamente non mi ha soddisfatta. In ogni caso ho trovato molto carino e divertente l’espediente dell’epilogo in cui vengono presentati i vari autori, che aggiunge un po’ di pepe alla lettura.
Un ringraziamento speciale a Cristiano Saccoccia e Lethal Books
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