Pelle di mille bestie, dopo Morgana, è la seconda graphic novel di Stéphane Fert che vede la luce sul suolo italiano con Tunué e appartiene alla collana Prospero’s Books della casa editrice. Questo fumetto è ispirato a Dognipelo dei fratelli Grimm e quindi si tratta a pieno titolo di una fiaba, ma come le migliori fiabe non si rivolge esclusivamente ai bambini, bensì a lettori di tutte le età, anche se poi sarà un pubblico quantomeno maturo a coglierne appieno ogni sfumatura.
La firma di Stéphane Fert su Pelle di mille bestie si riconosce immediatamente, sia per il suo stile unico e assolutamente riconoscibile, sia per la sua predilezione nello scegliere come protagoniste delle figure femminili ben lontane dai noiosi canoni estetici odierni, che vedono ancora come bellezza univoca quella che risiede nel corpo di una modella (per fortuna tali canoni stanno traballando sempre di più, ma abbatterli è un duro lavoro, a cui si contribuisce anche attraverso i fumetti).
Con queste premesse, Pelle di mille bestie si presenta già come un qualcosa di emozionante e che vale la pena di essere letto se non si vuole il solito racconto prevedibile: Fert rompe gli schemi dalla prima all’ultima pagina cercando di demolire gli stereotipi della società e della letteratura guadagnandosi il suo spazio e la sua dignità.
Per farvi comprendere meglio la profondità, il dramma e il realismo che risiedono in questa fiaba, vi farò l’esempio di un’altra maggiormente nota, ovvero quella de La Sirenetta. La Disney ci ha abituati a una versione edulcorata, irrealistica, dove le peripezie sono davvero ben poca cosa se analizzate con freddezza, ma il racconto da cui deriva il cartone era crudo e drammatico, ma soprattutto assolutamente disinteressato nello strappare un sorriso al lettore con insensato buonismo, perché le fiabe sono portatrici di messaggi, di morali, e il loro modo per insegnarli sicuramente non è sempre dolce e benevolo.
L’autore quindi narra la sua storia rispettando solamente la sua volontà, senza curarsi dei dispiaceri del lettore o delle convenzioni. Unica nota è la sua scelta di autocensura nel non mostrare delle scene che dovrebbero essere crudissime, ma ciò è comprensibile per degli ovvi motivi: Fert non ha uno stile che si presta all’ostentazione della violenza e del sangue e l’assenza diretta di certe immagini non inficia sulla carica emotiva e sul dramma che nasce dai non detti, dagli sguardi e da rumori sinistri che scaturiscono da pratiche terribili.
La protagonista, la principessa Ronces, è una ragazza forte e libera che si trova di fronte a una vita ingrata che non farà altro che offrirle dolore su dolore, però ogni tanto le accade qualcosa di bello come un incontro con un certo principe più interessato agli studi che alle arti militari, peccato che possa durare ben poco. Non vi dirò nient’altro riguardo la trama perché questo fumetto merita assolutamente di essere scoperto e i personaggi sono talmente ben caratterizzati che sono motore e pilastro della storia stessa.
La sensazione che permea questo volume è che ogni personaggio che costella il racconto sia stato inserito per un motivo, ogni ambientazione studiata fin nei più piccoli dettagli, nulla viene lasciato al caso, così Stéphane Fert diventa il vero e proprio padrone di questo mondo, il quale semplicemente “vive” dopo che il suo creatore lo ha ideato.
Pelle di mille bestie è una composizione narrativa che galvanizza occhi e mente. La bellezza delle immagini fluisce fra le pagine attraverso lo stile unico dell’autore, che riesce a conferire un’enorme carica emotiva dove necessario, senza però mai dimenticarsi anche dei momenti di ilarità. Il ritmo della storia asseconda i personaggi e la loro emotività intrappolando il lettore vicino a loro, facendogli sentire l’odore della paura e il puzzo dell’ira.
Mi sento di consigliare la lettura di questo fumetto sia agli adulti che ai più giovani, perché lo ritengo disseminato, tanto in maniera esplicita quanto più velata, di insegnamenti importanti. È una lettura di cui non ci si stanca e che non si dimentica: ha tutte le carta per essere ritenuta una graphic novel senza tempo, proprio come ogni fiaba dei fratelli Grimm.
Un ringraziamento speciale a Tunué
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