La classica scritta rosso sangue “Sei morto” balenò per un istante sullo schermo del mio pc prima che la vita lo abbandonasse del tutto, lasciandomi con l’amaro in bocca (e anche altro che non posso dire, capisc’ammè). Giusto un secondo prima avevo apposto il punto finale alla bozza di questa recensione e un’ora prima ancora avevo finito quello che può essere tranquillamente inserito nell’olimpo videoludico: Dark Souls 3. Vi chiedo scusa per l’immenso ritardo nella pubblicazione ma, se come dicono “Non tutto il male viene per nuocere”, l’aver avuto più tempo per rigiocarmi il gioco mi ha permesso di compiere un’analisi più profonda di esso. Ok pappardella finita, parliamo di Dark Souls 3!
Terzo capitolo della fortunata serie videoludica di From Software e prodotta da Bandai Namco, escludendo il prequel ideale “Demon’s Souls” e lo spin-off “Bloodborne”, Dark Souls 3 vede il ritorno alla sceneggiatura di Hidetaka Miyazaki (un nome, una garanzia) e vuole tirare le somme sulla saga e portarla alla sua degna conclusione. Ebbene sì, come nel gioco la fiamma si sta spegnendo anche nella realtà, la serie si avvia alla sua fine ed è intenzionata ad andarsene col botto.
La trama, come ci viene presentata dal trailer, è piuttosto semplice: la Fiamma, il motore del mondo di Dark Souls e sua linfa vitale, si sta spegnendo. I Lord dei Tizzoni si rialzano dalle loro tombe pronti a vincolare di nuovo il fuoco e i pellegrini si mettono in marcia per assistere al destino finale del mondo. A Lothric, questa landa misteriosa dove tutto converge, il protagonista, la nostra Fiamma Sopita si risveglia in un cimitero al suono di campana.
In tutta onestà, Dark Souls 3 fa schifo: è un gioco inutile e ripetitivo che vi farà imprecare contro divinità a voi sconosciute già nei primi minuti di gioco. Quale gioco sano di mente vi sbatterebbe in un mondo dove ogni singola cosa è progettata per uccidervi nel modo più brutale possibile e dove persino le persone “amichevoli” vi saranno d’aiuto quanto un cieco che si offre di accompagnarvi dall’altro lato della strada?? Questo videogame è il male incarnato (e se lo dico io…) e renderà le vostre giornate un vero inferno fatto di anime perse, boss impossibili e backtracking infinito. Fatevi un favore, non compratelo! E se lo avete già comprato, non giocatelo! Non fate il mio stesso errore…
…ci siete cascati, vero? Piccoli scherzi da diavolo, non offendetevi!
In realtà Dark Souls 3 è il miglior capitolo della serie: classi varie e numerose che si adattano al modo vostro di giocare, un costante senso di paura che si trasmette dal personaggio a voi e che vi mantiene sempre sul chi va là, il costante senso di inadeguatezza di fronte ai nemici che vi spinge a pensare prima di agire, la scarsità degli oggetti che vi obbliga a resistere il più possibile anche solo a curarvi. Queste cose sono solo la punta dell’iceberg!
In questo capitolo il sistema di combattimento, come sempre basato sulla dicotomia attacco leggero-attacco pesante (ora caricabile grazie alla sua introduzione in Bloodborne) è stato totalmente rivoluzionato dall’inserimento della barra dei punti azione (ereditata da Demon’s Souls) dedicati all’uso di magie e di abilità. Ogni arma e ogni scudo, infatti, è in possesso di abilità particolari che vanno da attacchi speciali, buff temporanei, capacità di parare colpi nemici e aumentare statistiche. Alle statistiche classiche, viene aggiunta la fortuna che regola la scoperta degli oggetti e permette di accedere a drop rari. Il sistema di potenziamento delle armi è rimasto invariato anche se i materiali risultano difficili da trovare e vi costringeranno a pensare due volte a quale arma potenziare. I nuovi patti spostano l’azione sul PVP e vi porteranno ad invadere e a farvi invadere più spesso in modo da sbloccare le loro ricompense. Come nel capitolo precedente, avremo la possibilità di spostarci da un falò all’altro non appena disponibile e dovremmo ricorrere ai servigi di un PNG per salire di livello. I nemici sono più intelligenti e più agguerriti che mai e vi obbligheranno a osservare prima di agire se non volete diventare una polpetta rossastra sul pavimento.
Discorso a parte va fatto per i boss perché non sarebbe Dark Souls senza boss (all’apparenza) impossibili. Ognuno di loro presenta come sempre punti forti e debolezze e fin qui tutto bene, insomma, è normale che un veloce studio delle tecniche di attacco e di difesa di un nemico aiuti a sconfiggerlo, vero?
NO! NO E POI NO!!
I simpaticoni della From Software hanno pensato bene (c’era davvero bisogno?) di sfruttare l’innovazione più carognosa nella storia videoludica e applicarla al gioco più carognoso al mondo: le fasi. Non appena avrete capito come affrontare un boss e vi sarete beati della vostra scoperta aumentando la vostra autostima e senso di invincibilità, ecco che il tizio vi sorride beffardo e decide di cambiare stile di combattimento abbattendovi di morale, costringendovi ad adottare al volo una nuova strategia e, dulcis in fundo, farvi trovare nuovi pantheon di divinità da maledire (fossi in voi lascerei stare il tizio con la faccia da polpo che dorme in fondo al mare…consiglio spassionato). Detto questo, ogni boss è diverso dall’altro sia come aspetto fisico (niente più recolor, finalmente) che come tecniche e tattiche di gioco e si presenterà come una sfida certamente difficile, ma non insuperabile.
A livello grafico, From software non si smentisce mai dando vita a un mondo molto dettagliato e vario. Ogni nuova zona è collegata a una o più zone precedenti dando vita ad una mappa di gioco tridimensionale ed è realizzata con minuzia e dovizia di particolari grazie all’impiego dello stesso motore grafico usato in Bloodborne. Ogni ambiente di gioco è unico e con un ecosistema unico e se anche alcuni nemici sono presenti in altri ambienti di gioco diametralmente opposti, la loro presenza è abilmente giustificata dall’ambientazione. Ritorna l’effetto ragdoll per i nemici uccisi, assente nel capitolo precedente e amato dagli utenti (chi non si è mai divertito a gettare il cadavere di un soldato morto dalle mura del castello del primo Dark Souls? Solo io? Oh…)
Purtroppo le note negative sono sempre presenti anche in giochi così ben curati: numerose zone presentano fastidiosi cali di framerate (alcune ormai prontamente patchate), l’IA dei nemici talvolta va in tilt dando vita ad attacchi normalmente impossibili come colpi di spada attraverso i muri, alcuni glitch e bug grafici ancora presenti che possono dar vita a situazioni esileranti come a morti inaspettate.
Menzione a parte va al sistema multiplayer che pur avendo fatto passi da gigante con l’evoluzione della serie, presenta ancora piccoli difetti. Come già detto in precedenza, i Patti di Dark Souls 3 portano il giocatore a una maggiore interazione con gli altri in modo da ottenere ricompense e sbloccare oggetti unici. Il problema risiede proprio nella connessione tra i giocatori: capita molto spesso infatti che toccando un segno di evocazione (mezzo per evocare e farsi evocare nel mondo di un giocatore ed interagirvi) questo scompaia all’istante o dopo minuti di attesa risulti impossibile evocare il fantasma mentre invece sia più semplice essere invasi, anche da più giocatori, semplicemente entrando in un area per la prima volta (ci sarebbe anche il discorso sull’etichetta di gioco nel PVP, ma chi vuol intendere intenda e chi non vuole intendere intenderà a sue spese al centesimo attacco critico alle spalle…non scherzo, funziona così e se non mi credete cercate i video su Youtube).
Concludendo, il team di From Software non poteva fare un lavoro migliore (lo so che ci sono ancora dei difetti, ma esistono le patch quindi non disperate) nello sfornare un capitolo conclusivo degno di questo nome. Un comparto grafico mozzafiato e minuzioso, unito ad un gameplay stimolante ed in continua evoluzione, vi terrano incollati allo schermo per giorni interi mentre una storia ricca di colpi di scena e di scoperte sensazionali addolcirà le continue ed inevitabili morti.
Afferrate i vostri controller e preparatevi a lodare di nuovo il Sole perchè la fiamma vacilla e le ceneri cercano le braci.
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