È stato molto interessante vedere come un progetto che prometteva così bene sulla carta sia riuscito a mantenere le promesse e, al contempo, superare di molto le aspettative che mi aveva dato solo ad una prima occhiata.
Mi auguro che il lavoro fatto da Ovid Works con Metamorphosis possa inaugurare una lunga serie di giochi improntati sul trasportare le storie dei classici nel medium videoludico. È veramente incredibile come, finora, quasi nessun videogioco si fosse preso sul serio questo rischio e, soprattutto, come tutti quelli che ci abbiano provato siano sempre risultati mediocri e di altrettanto scarso successo.
Metamorphosis sicuramente non è un titolo che vanta, dalla sua, grandi aspettative da parte del pubblico. Tralasciando riviste e critici specializzati, infatti, la grande massa non ha nemmeno notato il lavoro svolto sull’opera di Kafka da parte dello studio polacco.
La natura stessa del gioco, particolarmente incentrato sulla narrazione, l’esplorazione e la descrizione degli ambienti, non ha sicuramente facilitato la diffusione e la curiosità da parte di un pubblico già ben abituato a questo tipo di gameplay e a questo tipo di avventure grafiche.
Tuttavia, Metamorphosis mi ha piacevolmente sorpreso per come riesce a trasporre in maniera ideale e calzante la narrativa kafkiana, così particolare e unica nel suo stile. Nei panni di Gregor Samsa, il protagonista del racconto “La Metamorfosi”, dovremo, una volta trasformati in insetti, cercare di salvare il nostro amico e collega Joseph K. da un processo che lo vede incriminato di qualcosa di inconoscibile.
Metamorphosis quindi non è una semplice trasposizione del racconto omonimo, piuttosto si basa sulla reinterpretazione delle storie più famose dello scrittore di Praga, sapientemente mescolate e reinventate. Ci troveremo davanti ad una sorta di crossover tra Il Processo, La Metamorfosi e Il Castello, dove le parti salienti e le atmosfere dei racconti vengono unite in un calderone, di fatto innovativo e unico, che sicuramente incuriosirà e avrà qualcosa da raccontare anche a chi i racconti e i romanzi di Kafka li ha già letti.
Di fatto, la trama de Il Processo serve come sfondo generale del videogioco, La Metamorfosi lo contestualizza all’interno del mondo degli insetti e la Torre (centro nevralgico della storia del gioco) è una sorta di Castello in miniatura.
Ho apprezzato proprio questa peculiarità: sulla base della sola Metamorfosi sarebbe stato impossibile creare un videogioco che andasse oltre la brevità del racconto e potesse in qualche modo essere innovativo all’interno di questo ambito. La famosa opera di Kafka infatti è decisamente riflessiva e statica, ma soprattutto poco adatta alla dinamicità e l’interazione che distinguono proprio il medium videoludico. Grazie alla struttura più dinamica e articolata dei romanzi, si è quindi riuscito a creare un buon compromesso tra la fedeltà al corpus originario e la sua nuova trasposizione.
Le prime cose che saltano all’occhio sono l’estetica e l’ambientazione stratosferica nella quale il gioco ci getta. Il mondo degli insetti è spettacolare, ogni accortezza e ogni dettaglio sono volti proprio a contestualizzare il mondo in miniatura nel quale il protagonista, suo malgrado, si è ritrovato. Sarà un piacere osservare ogni libro presente sul cammino leggendone il titolo e (quando presente) il sottotitolo, e sarà di volta in volta una scoperta unica l’arrampicarsi sugli oggetti di uso comune, che visti dalla prospettiva di un insetto assumono un fascino tutto nuovo.
L’esplorazione dei cassetti, delle librerie e degli anfratti che l’occhio umano non può raggiungere è piacevolissima. Pur non vantando una grafica spettacolare con texture estremamente dettagliate, cose che nemmeno mi aspettavo da uno studio di sviluppo così piccolo e indipendente, si è comunque riuscito a dare un tono e uno stile unico al gioco, che sicuramente resterà ben impresso nella memoria dei giocatori.
La città degli insetti è forse la zona più ispirata dell’ambientazione. In questo punto della storia il gioco, che fino a quel momento era stato un binario unico, si apre diventando free roaming, infatti saremo liberi di parlare con tutti gli insetti presenti in città, vedere dove abitano, quali sono i loro lavori e i loro problemi. Uno stivale abbandonato può essere una palazzina a due piani, una scatola ribaltata un bar e un cartone bucato una sala da ballo.
Oltre alla quest principale sono presenti delle missioni secondarie, non troppo numerose, che i nostri interlocutori ci assegneranno. Su questo aspetto, sicuramente, si sarebbe potuto lavorare di più, in quanto una migliore varietà o un numero maggiore di richieste avrebbero sicuramente dato un valore aggiunto al gioco, che, proprio per questo aspetto, soffre di un problema di durata evidente con una campagna che si aggira tra le 3 e le 4 ore.
Proprio per questi motivi alcuni personaggi secondari soffrono di una caratterizzazione parziale; alcuni di essi, pur svolgendo un ruolo nella vicenda, non sono contestualizzati nel complesso e spesso il giocatore viene abbandonato ad una svolta di trama fine a sé stessa. Questi personaggi quindi fanno di certo ambiente, ma sono inutili all’atto pratico.
Il lavoro di doppiaggio svolto su Metamorphosis è eccellente. Non solo le voci dei protagonisti sono adatte al personaggio e riconoscibili, ma anche le voci degli insetti, con tutti i loro tic e le loro vocine stridule, contribuiscono all’immedesimazione all’interno del mondo kafkiano. Le musiche, d’altra parte, non sono particolarmente ispirate, infatti il main theme è orecchiabile e sfruttato nei giusti momenti, ma non riesce ad essere memorabile.
I puzzle presenti qui e lì nell’avventura sono poco impegnativi, ma sono comunque carini e ben contestualizzati: sicuramente contribuiscono alla caratterizzazione del mondo creato da Ovid Works. Purtroppo Metamorphosis non si presta alla rigiocabilità e difficilmente riprenderete in mano il titolo una volta concluso la prima volta.
Il gioco attualmente è disponibile su tutte le principali piattaforme ad un prezzo base di circa 20/25 euro, non molto ma forse troppo rispetto alla durata effettiva del gioco, che è davvero irrisoria. L’acquisto tuttavia è ugualmente consigliato, sia che siate amanti di Kafka, sia che vi interessino i giochi story-driven e con un forte impianto artistico.
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