A più di due anni dall’uscita della prima stagione, riapproda su Netflix il thriller psicologico L’Alienista, con un nuovo complicato caso da risolvere ed un nuovo team creativo, che vede Stuart Carolan alla sceneggiatura e David Caffrey alla regia.
Tratta sempre da un romanzo di Caleb Carr (“Angel of Darkness”, 1997), questa seconda stagione è ambientata nel 1897, in un momento di grande tensione per l’imminente guerra ispano-americana. La vicenda segue parallelamente un intricato caso di rapimento e le vite dei tre protagonisti della prima stagione, ora separati e impegnati ognuno a inseguire la propria carriera.
Ritroviamo la controversa figura del dottor Laszlo Kreizler (interpretato da Daniel Brühl), l’alienista esperto nel trattamento di patologie mentali che ha avuto un ruolo importantissimo nella risoluzione del caso precedente. Nonostante il suo contributo assolutamente imprescindibile, la seconda stagione vede il dottor Kreizler e le sue pratiche non convenzionali ancora preda di critiche ed accuse. Turbolento ed inquieto come lo ricordavamo, ha scelto di voltare le spalle alle investigazioni per dedicarsi ai suoi pazienti in un ambiente più calmo e ritirato.
Molto diversa invece la strada intrapresa da John Moore (Luke Evans), che da semplice illustratore è ora diventato giornalista per il New York Times. Di pari passo all’ascesa in ambito giornalistico, il giovane si avvicina anche a un sostanziale cambiamento del suo status sociale, grazie al fidanzamento con la ricca Violet Hayward.
Veniamo infine a Sara Howard (Dakota Fanning), la protagonista femminile della serie. Diventata segretaria di Theodore Roosevelt nel corso della prima stagione, è ora riuscita a fondare un’agenzia di investigazione, che gestisce assieme ad un team di sole donne. La sua ascesa professionale è forse quella più stupefacente, soprattutto considerando le profonde contraddizioni della Gilded Age americana, un periodo in cui la rapida crescita economica si accompagnava a una grande disuguaglianza e povertà.
I casi trattati dall’agenzia investigativa di Sara Howard sono numerosi ma di scarso rilievo, prevalentemente piccoli furti di servitori ai danni di donne ricche. Questo non scoraggia però la risoluta e intraprendente giovane, che rivolge le sue attenzioni a un caso ben più complesso: una donna ingiustamente accusata di aver ucciso la figlia neonata, Martha Napp, viene condannata a morte nonostante l’opinione dell’alienista, che la reputa innocente, e l’assenza di prove.
Mentre Laszlo si riavvicina suo malgrado al mondo investigativo nel tentativo di trovare il vero colpevole del delitto, Sara viene contattata in via strettamente confidenziale da Governatore Generale di Spagna per un caso molto simile: la sparizione della figlia appena nata, Ana Linares. Intuendo una correlazione fra i due casi, nasce una nuova collaborazione fra John Moore, Sara Howard e Laszlo Kreizler, che li porta sulle tracce del losco ospedale del dottor Markoe, dove uomini facoltosi tentano di nascondere o addirittura liberarsi delle loro relazioni clandestine e dei figli indesiderati.
L’indagine porta i tre personaggi a riavvicinarsi e collaborare per fermare un misterioso killer, e la loro inusuale amicizia viene esplorata man mano che ci si avvicina alla risoluzione del caso. Purtroppo vengono affrontate solo marginalmente le dinamiche psicologiche del dottor Kreizler, un personaggio interessante e travagliato lasciato piuttosto nell’ombra in favore del triangolo amoroso fra Sara Howard, John Moore e la sua promessa sposa, un elemento che forse diventa eccessivamente preponderante.
In questa seconda stagione, infatti, la narrazione cessa di essere corale come nella prima per concentrarsi quasi esclusivamente sul personaggio di Sara, al punto da mettere in ombra Laszlo e John. Il focus dell’intera serie finisce così per riversarsi interamente su problematiche femminili, in particolare emancipazione e maternità. Il tentativo di affrontare uno spettro così ampio di argomenti risulta però piuttosto blando e superficiale, e restano solo accennate questioni molto interessanti come il lavoro per le donne di colore, il razzismo, le tensioni della guerra e la percezione delle innovative pratiche degli alienisti.
Dopo i primi episodi, piuttosto lenti, il ritmo inizia a diventare più sostenuto e la trama si snoda riuscendo a mantenere acceso l’interesse. L’identità del colpevole viene rivelata piuttosto presto, ma questo non compromette la suspense, mantenuta efficacemente dal mistero celato dietro le intenzioni del killer.
L’Alienista: L’angelo delle tenebre si rivela una seconda stagione piacevole, la cui attrattiva principale è però limitata al mistero da risolvere e all’indagine, mentre le relazioni fra i personaggi e le tante problematiche accennate si sarebbero potute affrontare diversamente. Molto riusciti invece fotografia e costumi.
https://youtu.be/BaFRh0Dwjxc
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