Se come me anche voi avete la bava alla bocca per Cyberpunk 2077 e l’ultimo rinvio ha accentuato ulteriormente il vostro bisogno di fantascienza distopica socialista, potete stare tranquilli, nel tempo che ancora ci separa dall’opera di CD Projekt Red i polacchi One More Level ci propongono un gioco tanto frustrante quanto appagante, ma soprattutto con un’estetica veramente azzeccata.
Nel mondo di Ghostunner, come nei più classici canoni del genere, la Terra è stata devastata da guerre atomiche e l’ultimo baluardo dell’umanità si trova costretto in un’immensa torre tecnologica, la Dharma Tower, nella quale vige una società distopica basata sulle classi sociali. La torre è stata progettata dall’Architetto, un’entità ormai completamente virtuale che vive nei rimasugli del Cybervoid, una rete neurale un tempo presente in tutta la torre ma che, dopo il colpo di stato di Mara, la Custode di Chiavi, è stata smantellata in favore di una politica basata più sul potenziamento “concreto” degli umani tramite innesti, rispetto ad una loro trascendenza nel cyberspazio.
Il nuovo regime si è presto rivelato ancora più terribile di quello precedente, facendo nascere un gruppo di rivoluzionari, i Climbers, intenti a scalare la torre per destituire Mara. Jack, il nostro protagonista, è un Ghostrunner, ovvero un androide di sicurezza del vecchio regime dell’Architetto, riparato dai Climbers per essere utilizzato come arma.
Già da questo piccolo incipit potete capire come tutta la narrativa del gioco non sia altro che un minestrone in salsa action dei migliori topos del cyberpunk, al quale inoltre si mescolano palesi citazioni ad alcuni capisaldi del genere, come possono essere Matrix (Architetto, Custode di Chiavi), Metal Gear Solid (il protagonista è un cyberninja che si chiama Jack come Raiden) o Blade Runner (un livello si chiama esplicitamente “things you wouldn’t believe”), fino ad arrivare a citazionismi esterni come la Dharma di Lost o Le Bizzarre Avventure di JoJo, con i nemici che spesso si metteranno a pronunciare “Yare yare daze” o “Ho, mukatte kuru no ka”, celebre frase di Dio Brando.
Pur non essendo particolarmente originale, la storia di Ghostrunner accompagna bene l’esperienza di gameplay, il vero punto cardine del gioco, anche se riesce ad essere particolarmente incisiva nel finale, nel quale verrà proposta una risoluzione che distruggerà entrambe le “filosofie” sulla sopravvivenza del genere umano proposte (una dell’Architetto, una del Custode di Chiavi), in favore della completa libertà, alludendo così ad un’ideale anarchia che farebbe davvero sopravvivere e progredire l’umanità.
Tecnicamente Ghostrunner è un gioiellino: è stupefacente vedere come degli sviluppatori indipendenti, oltre l’impatto grafico, siano riusciti ad ottimizzare il tutto per renderlo fruibile a 60 fps anche su sistemi non molto aggiornati, garantendo di base anche il supporto per i 21:9 ed il supersampling della risoluzione. Una vera critica che si può muovere al gioco è a livello artistico, più che altro nel design di alcuni nemici, in primis quello di Mara, la Custode di Chiavi, che è un chiaro plagio del Doctor Octopus. Il design della torre invece è molto curato e si ispira più alla prima ondata del cyberpunk rispetto a quella più recente, infatti gli scorci che potremo ammirare saranno molto facilmente ricollegabili a quelli di Blade Runner e Akira, piuttosto che ad un già più recente Ghost in the Shell o Deus Ex.
Anche la musica gioca un ruolo molto importante, sebbene, al contrario dell’estetica, questa rispecchi più le tendenze moderne del genere rispetto a quelle passate, con una synthwave elettronica molto marcata che farà da sottofondo alla nostra scalata. Il doppiaggio è sua volta molto buono (anche se solamente in inglese) per i 4 personaggi parlanti, mentre nei nemici purtroppo c’è un riciclo abbastanza pesante di voicelines che può rendere fastidiosa l’esperienza, soprattutto trattandosi di un gioco in cui il trial and error è alla base del gameplay.
Ghostrunner nasce sicuramente come “clone” di Mirror’s Edge, ma ne modifica radicalmente le meccaniche per rendere l’esperienza molto più hardcore. Il gioco infatti è principalmente un platform in 3 dimensioni, nel quale, grazie alla presenza di nemici da eliminare con la spada o con le varie abilità del protagonista, vengono introdotti elementi che possono renderlo vagamente rogue-lite, tra cui spicca il game over dopo un singolo danno subito. Molto spesso infatti ci si troverà costretti a trovare un percorso fatto di piattaforme sospese, nel quale dover pianificare con rapidità e precisione millimetrica le azioni tra nemici da eliminare, trappole da evitare e la gravità, il nemico più temibile del gioco.
La natura arcade del titolo non viene affatto nascosta, ma al contrario esaltata grazie ad un HUD a schermo che, quasi a sfregio, ci mostrerà sia il tempo impiegato per completare il livello, sia le morti, sfociando poi in una classica schermata di riepilogo ad ogni fine stage. Le parti di puro gameplay sono assolutamente appaganti e adrenaliniche: il gioco riesce ad essere sempre corretto nella sua sfida, pur risultando molto spesso frustrante dato il singolo “hit” a disposizione per sopravvivere.
L’unica pecca risiede probabilmente nelle sequenze nel Cybervoid, dove verranno proposti degli enigmi veramente basilari e più che altro lunghi da risolvere, che hanno il fine di sbloccare nuove abilità (in tutto 4); purtroppo queste sezioni uccidono prepotentemente il ritmo frenetico della “realtà” risultando solamente tediose. Molto interessante è invece lo slot dei potenziamenti, composto da una griglia nella quale potremo inserire vari bonus per il protagonista sotto forma di tetramini, cercando così un modo di combinare anche geometricamente le abilità più interessanti, evitando combo troppo potenti fin dalle prime battute di gioco.
Pur essendo relativamente corta (6/7 ore di gioco alla prima run), l’opera di One More Level risulta particolarmente appagante per tutti quei giocatori che vorranno mettersi a completare al 100% ogni livello, trovare tutti i segreti, ma soprattutto fare speedrun e migliorare le proprie abilità.
Ghostrunner è un’esperienza deliziosamente arcade, che potrebbe non esser adatta a tutti data la sua difficoltà abbastanza elevata, ma che si rivela molto interessante e divertente. Al netto di qualche difetto, considerando anche il prezzo contenuto a cui viene proposto, il titolo non può che essere consigliato.
Un ringraziamento speciale ad Halifax Italia
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