Dopo Ar-Men: l’inferno degli inferni, la casa editrice Tunué pubblica Le isole ai confini del mondo (titolo originale Voyage aux îles de la Désolation), una nuova emozionante opera dell’autore francese Emmanuel Lepage, ancora una volta narrata nella modalità docufiction (a metà strada fra finzione e documentario) e strettamente legata al mare. Il volume, a copertina rigida, è assolutamente magnifico, con tavole mozzafiato da ammirare in tutta la loro bellezza sulle ampie pagine.
È il mese di febbraio dell’anno 2010. Caroline, giornalista del settimanale Le Marin, propone a Lepage di partecipare come illustratore ad un viaggio a bordo di una nave mercantile diretta alle TAAF, le terre australi e antartiche francesi (isole Saint-Paul e Nuova Amsterdam, Crozet e Kerguelen). Affascinato sin da bambino dal mare, questo immenso spazio aperto teatro di avventure e scoperte incredibili, Emmanuel non può che accettare l’inusuale incarico, pieno di aspettative e incuriosito dai panorami unici che lo attendono.
Già da piccolo, l’autore amava osservare mappe e disegnava sempre vascelli, soprattutto mercantili e transatlantici. Il mare rappresentava l’ignoto, l’avventura, l’eccitazione della scoperta, e in età adulta ha continuato ad esercitare su di lui il medesimo fascino, complici le opere d’avventura marinaresca che hanno segnato la sua infanzia: Jules Verne, Stevenson, Falkner e una delle sue storie preferite di Tintin, “La stella misteriosa“, che tratta proprio di una delicata spedizione scientifica. Per Emmanuel trovarsi coinvolto in un progetto che lo porterà praticamente ai confini del mondo, e proprio su un cargo da rifornimento, è un grande sogno dell’infanzia che si concretizza.
Il contrasto fra aspettative e realtà si palesa però già dai primi momenti, quando la nave Marion Dufrense, deputata all’approvvigionamento delle isole subantartiche francesi, subisce un ritardo a causa di uno sciopero. Questa imbarcazione affronta il difficile viaggio fra le 3 e le 4 volte all’anno, fornendo il necessario per la vita delle basi a migliaia di chilometri da qualsiasi altro territorio abitato. Non stupisce dunque quanto critica sia la puntualità.
Quando finalmente partono alla volta della prima tappa, in ritardo rispetto ai piani iniziali, sopraggiungono altre problematiche inaspettate, molto distanti dalle romantiche e perfette avventure lette da bambino: Emmanuel capisce suo malgrado che il mare non è il suo elemento, e dovrà vedersela con vertigini e nausea per l’intera durata del viaggio. Tuttavia non è sicuramente quella la prova più dura che l’autore deve affrontare: man mano che la nave si sposta fra le varie piccole isolette, le aree completamente vuote e desolate diventano sempre più estese, e con esse si dilata il tempo stesso.
“(…) niente più cellulari, niente internet… Niente di tutto ciò che al giorno d’oggi domina il nostro quotidiano e ci rassicura esiste, qui. Le terre australi sono come la promessa di un tempo che non c’è più. E il viaggio, una nostalgia.”
Un aspetto che colpisce immediatamente sfogliando le pagine di Le isole ai confini del mondo è la peculiare scelta di alternare tavole in bianco e nero, dai contorni delicati ed evocativi, ad immagini dettagliate, realizzate con gli acquerelli, e interamente a colori: quest’ultime, corredate a volte anche da appunti, non sono altro che le illustrazioni da lui realizzate nel corso del viaggio, quelle che andranno a comporre il progetto relativo alle TAAF.
Le giornate calme e soleggiate consentono all’illustratore di dedicarsi con più parsimonia al suo compito, ma i suoi soggetti non si limitano ai paesaggi: una delle più grandi realizzazioni del viaggio è infatti quanto vitale sia lasciare una testimonianza delle persone con le quali ha incrociato il cammino. I membri dell’equipaggio non potrebbero essere più variegati: turisti dell’estremo, scienziati in pensione, cineasti, giornalisti e poi, naturalmente, i marinai, che talvolta somigliano a personaggi di Pierre Joubert, mentre altre volte portano dentro il peso di quella vita faticosa ai confini del mondo. Altrettanto stimolanti sono gli incontri sulle varie isole: Emmanuel avrà un immenso bagaglio di esperienza da riportare a casa con sé, grazie anche alle chiacchierate con le persone del posto e i ricercatori dagli occhi vivaci che hanno coronato in quei luoghi remoti il loro sogno.
Le TAAF sono inoltre rinomate per la grande varietà di vegetazione marina e terreste e le strabilianti specie animali: dal 5 luglio 2019 sono addirittura diventate parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, nonché patrimonio naturale dell’umanità più meridionale al mondo. Immortalare su carta la variegata fauna e flora locale è uno dei punti focali del volume e ci regala delle tavole bellissime, che trasmettono il senso di stupore e della scoperta.
L’opera di Emmanuel Lepage è un magnifico resoconto di viaggio, uno sguardo davvero unico su un territorio difficilmente esplorabile anche per i viaggiatori più incalliti e coraggiosi. Il lavoro artistico dell’autore è frutto di un percorso, un attento studio affiancato alla comprensione di ogni soggetto che ha rappresentato su carta.
Oltre alla bellezza delle tavole e alle informazioni preziose sulle isole subantartiche, l’impresa descritta in Le isole ai confini del mondo diventa il pretesto per riflessioni sul disegno stesso, sui sogni dell’infanzia, sulla comunicazione fra gli esseri umani, sulla bellezza della natura e sul mare, quell’elemento affascinante, potente, magnifico, ma anche selvaggio e ostile che è al centro del volume.
Le isole ai confini del mondo colpirà chiunque lo sfogli grazie alla bellezza dei suoi disegni, ma potrebbe risultare un’opera ostica per i lettori più giovani o chi desidera una lettura più leggera e meno impegnativa. Lo consiglio invece vivamente agli amanti del viaggio e a chi cerca un’opera riflessiva e artisticamente molto valida.
Un ringraziamento speciale a Tunué
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