Wonder Woman 1984

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Voto:

[…] eppure non ho mai sentito parlare di te finché Luthor non ti ha stanato rubando una foto del tuo ex fidanzato. Ti sei isolata per un secolo.

Questo sapevamo tutti noi di Diana Prince, grazie a quanto dettole da Bruce Wayne in Justice League (2017). Invece no: a quanto pare già 30 anni prima Wonder Woman scorrazzava per l’America a salvare vite (addirittura il mondo) e molto probabilmente l’avrà fatto sia prima che dopo il 1984. Ecco dunque che le premesse di WW84, nuova fatica targata Warner/DC, non sono tra le più rosee. Come direbbe qualcuno: “Non è un buon inizio.

wonder woman 1984 washington

A quasi 70 anni dalla sua prima avventura, nella Grande Guerra, la vita di Diana prosegue “tranquilla” a Washington tra il lavoro allo Smithsonian Museum e la vita da supereroina, salvando persone tra le strade e fermando criminali nei centri commerciali, assicurandosi sempre di distruggere le telecamere di sorveglianza (tanto non la vede nessuno, vero? Chi mai narrerà le gesta di un pezzo di figliola scosciata, con una corda luminosa, che sventa rapine e picchia come un fabbro?).

Questo equilibrio viene rovinato dalla Pietra dei sogni, uno dei MacGuffin tra i più risibili mai visti per come messo in scena, perché potenzialmente avrebbe pressappoco gli stessi poteri dello schiocco a sei gemme di Thanos. In questo nuovo scenario si vanno ad aggiungere Max Lord (Pedro Pascal con il parrucchino), Barbara Minerva (Kristen Wiig) e uno Steve Trevor “misteriosamente” tornato dall’aldilà, e sempre interpretato da Chris Pine.

wonder woman 1984 steve trevor

Un grande problema del film, come anticipato, risiede senz’altro nei suoi palesi anacronismi, questione non da poco se lo si inserisce in un universo cinematografico che, per quanto ormai “morto”, rappresenta un inevitabile punto di riferimento, avendo già narrato le avventure dello stesso personaggio interpretato dalla stessa attrice.

Com’è possibile che 30 anni dopo nessuno si ricordi minimamente di Wonder Woman, e che eventi rilevanti su scala mondiale non abbiano avuto alcuna ripercussione? Come mai qui Diana non usa la spada, se ce l’aveva sia 70 anni prima che 30 anni dopo? Per quale ragione nel 1984 sia lei che il suo Lazo di Estia dimostrano capacità (anche piuttosto importanti) non pervenute più avanti? Quale motivo la porterà a non usare più la poderosa armatura di Asteria?… un attimo, questa la so! Probabilmente perché ha meno utilità di Batman nella Justice League cinematografica (ma la “Snyder Cut” cambierà tutto, giusto?).

wonder woman 1984 armatura

In ogni caso, torniamo seri e proviamo ad analizzare il film come un prodotto a sé. Gli anni ’80 (inseriti prepotentemente anche nel titolo) si percepiscono, ma a malapena, a sprazzi, e dopo un po’ bisogna far mente locale per ricordarsi l’ambientazione della storia. La fotografia è chiaramente ispirata alla collocazione temporale, più luminosa e molto diversa dal suo predecessore, tutto sommato gradevole e lontana anni luce dal “dark” che aveva provato ad imporci per anni la DC.

I due villain vengono parzialmente salvati dalle capacità recitative dei rispettivi interpreti, ma la Barbara Minerva/Cheetah di Kristen Wiig neanche più di tanto, vista la banalissima caratterizzazione ed evoluzione del personaggio, che risulta in fin dei conti una brutta copia alla lontana della Catwoman di Burtoniana memoria. Discorso diverso per Pedro Pascal nei panni di Max Lord, sopra le righe quel tanto richiesto dal personaggio, con uno sviluppo leggermente migliore in grado di non renderlo completamente dimenticabile. È lui il perno della storia, anche se tutto è mandato avanti dal MacGuffin precedentemente citato, di cui a fine visione si fanno ancora fatica a capire le regole e le dinamiche, che appaiono non solo cartoonesche ma anche fortemente influenzate dalle esigenze della sceneggiatura.

Nonostante siano passati 70 anni (e una gran sventola come Gal Gadot inspiegabilmente non abbia più trovato nessun altro interesse romantico), l’inaspettato incontro tra Diana e Steve non porta allo spettatore nulla di diverso rispetto a quanto già detto nel primo capitolo; ciò che erano negli anni ’10 sono negli anni ’80, senza alcuna evoluzione degna di nota. Per carità, la complicità tra i due è sempre piacevole, ma nulla di più.

wonder woman 1984 max lord

Le musiche di Hans Zimmer, così come la regia di Patty Jenkins (sulla quale non mi pronuncerò e non mi interrogherò del perché sia diventata così quotata ad Hollywood) sono anonime, senza particolari guizzi, apparentemente realizzate tanto per portare a casa il lavoro. Anche il magnifico e ormai celebre main theme della protagonista (risalente ai tempi di Batman V Superman), potenziale punto di forza, si sente appena un paio di volte.

Inoltre è bene informarvi che, se in un momento cruciale del film vi dovesse sembrare di sentire una musica bellissima che vi ricorda tanto qualcos’altro, non vi state affatto sbagliando: si tratta dell’Adagio in Re minore di John Murphy, preso paro paro dalla colonna sonora di Sunshine (Danny Boyle 2007). Neanche lo sforzo di provare a comporre qualcosa di inedito per un momento clou, insomma.

Potrei poi dilungarmi sulla questione effetti visivi, ma tanto vale copiare ed incollare quanto detto per gran parte dei precedenti prodotti Warner/DC, ormai stabilmente (ed inspiegabilmente) ancorati su standard mediocri (soprattutto se si considerano i budget) o appena sufficienti.

wonder woman 1984 barbara

Ora però è arrivato il momento di parlare “bene” di WW84; sì, perché nonostante la durata decisamente eccessiva (150 minuti!) il film in fondo ha un suo ritmo, con scene d’azione ben dosate e tempi morti ridotti al minimo. Questa nuova avventura di Wonder Woman riesce nell’impresa di non annoiare e fila liscia senza particolari intoppi o sbadigli; intrattiene e a tratti è anche divertente, ed il motivo è semplice, sebbene non quello auspicato: ormai non ci credono più. Lo scenario ormai è talmente spiazzante da non permettere (fortunatamente) nemmeno di “arrabbiarsi”.

Il film è totalmente innocuo, non si prende sul serio e invita chiaramente lo spettatore a spegnere il cervello e non porsi domande in più di qualche passaggio (armature che appaiono dal nulla, tanto per fare un esempio). Non ha le manie di grandezza e di pomposa seriosità alle quali nel bene o nel male eravamo abituati; non basta infatti un lungo discorso sul finale per concludere la storia con una morale, con lo scopo di rendere “credibile” o più profondo quanto appena visto: arrivati ad un certo punto non ci crede più nessuno.

wonder woman 1984 lotta

Wonder Woman 84 è il figlio di un universo cinematografico purtroppo fallito, che però sull’onda del successo del primo capitolo spinge la produzione ad eseguire senza pretese il suo “compitino”, senza porsi neanche i più basilari problemi di continuity e rinnegando quasi completamente le basi di partenza dell’intero progetto.

Tutto sommato, per passare un pomeriggio spensierato davanti alla TV, WW84 può considerarsi anche riuscito, ma non credo proprio fosse nelle intenzioni dei produttori realizzare un filmetto post-pranzo del sabato pomeriggio, soprattutto considerando i 200 milioni di dollari spesi. Non ho rimpianto nemmeno un po’ la mancata opportunità di vederlo al cinema.

    Il Tac non è un critico cinematografico o uno studioso di cinema, ma semplicemente un cinefilo, seriofilo e all'occorrenza fumettofilo, a cui piacere mettere il becco su tutto quello che gli capita sotto mano... o sotto zampa.

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