L’interrogativo più grande sorto alla fine de Il cuore del problema – secondo volume di Zero – era, paradossalmente, davvero elementare: che fine ha fatto Edward Zero? Sembrava infatti che il nostro tormentato protagonista avesse definitivamente chiuso con la carriera da spia. L’ambientazione era quella di un’Islanda del 2022 dove l’uomo tenta di condurre una meritata vita normale. Sono proprio le fredde terre del nord, quindi, ad aprire La tenerezza dei lupi: è il 2025 e pare che Edward non se la passi affatto male.
Ormai la saga di Zero ci ha abituati ad una continua alternanza di disegnatori tra un capitolo e l’altro, e ovviamente il numero 11 non fa eccezione: il primo autore che incontriamo, tra i “fantastici 4” proposti, è Ricardo Lopez Ortiz che con il suo tratto molto cinetico e spigoloso – ma non per questo sporco – ritrae l’algido Nord Europa dove il nostro agente segreto è intento a portare avanti una storia d’amore con Penn, una giovane attrice conosciuta tre anni prima. Il fumetto non rinuncia mai alla sua natura estremamente cruda e verosimile e, come è giusto che sia, dà inizio alle vicende con due pagine di sesso esplicito.
Nonostante la tranquilla routine del suo cottage, in cui non manca un allevamento di galline, qualcosa non va: Edward viene forse spiato? Pare che il passato lo perseguiti ancora, il suo lavoro non è finito. Difatti non tarda ad arrivare una nuova, animalesca scazzottata. Questo iniziale tuffo nell’opera di Aleš Kot, grazie alla sua generale asprezza, ricorda il bellissimo The Revenant di Iñárritu.
Perché, quando si parla di Zero, molti gli attribuiscono l’etichetta “opera biopunk“? Questa domanda riceve la sua risposta in Riunione di famiglia – il Capitolo 12 – dove nuovi, curiosi elementi di trama si mescolano nel suo calderone: queste pagine sono un terreno minato da spoiler, quindi mi limiterò a dire che si parla di spore. Spore che sono legate ad un “unico grande organismo” che sta contaminando il genere umano. In tutto questo l’Agenzia a capo di Edward sta cercando di insabbiare tutto. Se avete difficoltà a capire di cosa sto parlando, vi consiglio di recuperare il Volume 2, perché ormai le vicende sono legate indissolubilmente tra loro.
Ad illustrare questi importanti passaggi nella narrazione è Adam Gorham, la cui mano restituisce un mix che ricorda sia Tony Moore che Charlie Adlard, entrambi artisti coinvolti nella serie a fumetti di The Walking Dead. Le tavole di Gorham sono anfiboliche: chiare e nette nella resa di personaggi e ambienti, vengono sporcate da ombre pastose e soffocanti. I colori di Jordie Bellaire poi impregnano il capitolo di un senso di malattia, grazie all’uso di toni che vanno dal verdastro al marrone.
La seconda parte di Riunione di famiglia abbandona ogni tipo di scabrosità per approfondire, grazie al ritorno dell’agente Sara Cooke, dei dettagli che inspessiscono l’intreccio della storia. Storia che spinge sull’acceleratore con il disegnatore Alberto Ponticelli a cui tocca mostrarne i frangenti più action: il quartier generale dell’Agenzia viene improvvisamente preso d’assalto da parte di corpi speciali non meglio identificati al soldo di un certo Beit Hanun. “Potrebbe essere chiunque tra quelli che abbiamo fatto incazzare dal 1963 a oggi. Chiunque“.
A questo proposito, graficamente parlando, tornano il blu – sinonimo di mistero – e il rosso, metafora del dolore e del pericolo. Questa volta, a dare man forte, viene implementato il giallo dei muzzle flash che illumina le tavole buie. Litri di sangue imbrattano i corpi dei combattenti coinvolti nell’inaspettata aggressione. Ponticelli dà vita ad un lavoro graffiante e nuovamente molto cinetico, offrendo al lettore un capitolo che scorre velocissimo; la filosofia è sempre una: poche parole, tanta brutalità.
Senza quasi accorgersene, dopo questa iniezione di testosterone puro, si arriva alle pagine conclusive del volume, ma non per questo Zero frena la sua cavalcata frenetica. Per questo finale composto da una decisiva, tarantiniana lotta furibonda – potremmo dire una boss fight – un grande colpo di scena e delle piacevolissime splash page, la scelta è quella di affidare lo scorrere degli eventi quasi esclusivamente alle immagini. Le battute sono ridotte all’osso e il tratto di Marek Oleksicki riesce a non spezzare l’azione in corso grazie ad una certa continuità con il collega italiano.
Insomma, dopo altre secchiate di sangue e battaglie in una guerra che sembra non avere mai fine, questo terzo volume si conclude bruscamente, lasciandoci con molte domande e creandone di nuove. Le risposte che cerchiamo saranno contenute nel quarto e ultimo numero della saga, La fine del fuoco.
La tenerezza dei lupi è il volume, finora, più ritmato, adrenalinico e – artisticamente – omogeneo della serie. Pur riducendo la sua sceneggiatura all’essenziale, riesce ad arricchire la narrazione di molteplici elementi chiave che portano alle stelle l’asticella della curiosità. La potenza di Zero 3 non può che creare enormi aspettative per un finale che si prospetta davvero esplosivo.
Un ringraziamento speciale a SaldaPress
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