“La temi, la eviti… la Snyder Cut arriva comunque“.
In realtà non c’era nulla da temere, anzi, c’era chi aspettava questa pellicola come la seconda venuta di Cristo, invocandola negli ultimi quattro anni con hashtag martellanti, chi se ne fregava altamente, chi come il sottoscritto la aspettava con discreta curiosità (una delle 80-90 persone non fanatiche nel mondo ad aver trovato la prima versione tanto insulsa quanto gradevole), e infine chi, come al solito, la bollerà come immondizia a priori, senza nemmeno averla vista.
La buona notizia è che tutte queste persone hanno ragione e/o sono state accontentate.
Zack Snyder’s Justice League non è il film che avremmo visto al cinema se le cose non fossero andate storte con la versione precedente (anche perché 4 ore di film in sala non le concederebbero né ad Avatar 2, né a un prossimo film degli Avengers), bensì la visione completa, globale, di una persona che credeva con tutta sé stessa in un progetto, ripreso in mano a distanza di anni e dopo aver affrontato il lutto di una figlia, alla quale la pellicola è dedicata.
Ciò che Zack Snyder voleva portare alla luce, al contrario della versione 2017 molto più leggera e meno “personale”, era chiaramente un autoriale poema supereroistico come nelle sue intenzioni iniziali, e tutto sommato per i suoi canoni (che si possono apprezzare, amare o odiare) ci è riuscito. Anzi, la libertà creativa che gli è stata concessa gli ha permesso di ampliare ancor di più la sua creatura, suddividendola inoltre in 7 capitoli.
La trama rimane pressoché simile a quella già vista, ma a cambiare sono le dinamiche: alcune sono totalmente stravolte, altre assumono tutto un altro senso, e poi ci sono sequenze giustamente molto più estese (come la battaglia degli eroi del passato, probabilmente una delle migliori), assieme ad altre inutilmente annacquate, e sottotrame non del tutto banali tagliate di netto nella prima versione.
Ricordiamo poi che la metà dei protagonisti –Flash, Cyborg e Aquaman– facevano in Justice League la loro prima vera apparizione e senza dubbio questa volta godono di un approfondimento maggiore, che però non compensa un chiaro errore di progettazione, ossia che per almeno 2 su 3 sarebbe stato necessario un film solista pre-crossover (come saggiamente fatto dalla concorrenza).
Flash da essere solo una macchietta sforna-battutine a tratti fastidiosa, diventa molto più utile alla causa, Aquaman assume un tono più serioso ed un background leggermente più articolato e Cyborg più di tutti guadagna uno spazio e una rilevanza non indifferenti.
Altri punti a favore del film sono le interazioni tra tutti i componenti del gruppo, e linee di dialogo in più che perlomeno tentano di consolidare (nei limiti del possibile) un team che si è appena conosciuto. Discorso totalmente diverso per Superman, che se da un lato torna a risplendere senza labbro leporino in CGI, dall’altro non ha praticamente scambi di battute con il gruppo.
Ad ampliarsi è anche il discorso villain, con uno Steppenwolf dal design indubbiamente più accattivante e motivazioni che passano da “sono cattivo perche sì” a “sono cattivo perché sì, però…”. Nulla di eclatante che giustifichi più di quanto detto in queste due righe insomma, ma almeno grazie a questo leggero sviluppo si è potuto dare un primissimo sguardo anche a quella che avrebbe dovuto essere la prossima minaccia del DCEU, ovvero Darkseid, accompagnato dal suo galoppino Desaad.
Ma non è tutto slow-motion ciò che è Snyder, ossia non è tutto oro ciò che luccica (battuta pessima, lo ammetto): infatti già durante la prima visione è chiaro accorgersi delle sequenze e delle linee di dialogo che furono aggiunte da Joss Whedon, e se magari Zack Snyder non fosse stato così orgoglioso, egocentrico, autocelebrativo e spocchioso da eliminare del tutto quanto fatto dal collega, magari questa nuova cut avrebbe acquisito qualche punticino in più.
Se da un lato infatti la versione Snyderiana ci fornisce più interazioni tra gli eroi, quello che manca sono i contrasti, i dissidi interni al gruppo: è possibile che un gruppo di sconosciuti si trovi d’accordo su tutto? È questo che rende una squadra realmente unita o il superare insieme attriti e il saper rivedere le proprie posizioni a beneficio del gruppo? In fondo bastava poco, raccogliere qualcosina qua e là da chi in passato aveva già dato dimostrazione di saper “unire” al meglio una squadra di eroi. E questo non è l’unico elemento di Whedon che avrebbe fatto comodo anche a questa versione.
Se però c’è un punto dove Snyder davvero non fallisce è nello scontro finale, nel creare la perfetta formula per rendere la squadra di supereroi cazzuti e indipendenti da Superman. Ebbene sì, perché se quattro anni fa avevamo assistito ad una battaglia dove cinque eroi erano tristemente in balia di uno Steppenwolf che avrebbe senz’altro vinto senza l’intervento del kryptoniano (che arrivava e risolveva tutto), in questo caso si ha finalmente uno scontro esaltante, coinvolgente, equilibrato, dove tutti fanno la loro parte e sembrano tenere bene testa all’avversario. L’intervento di Superman risulta così non banalmente risolutorio, ma complementare al lavoro della squadra. Il tutto, condito da una colonna sonora ed una fotografia nettamente migliorati.
Discorso a parte per Batman, che per per il 70% rimane “quello che spara” (Sad Affleck nel cuore). Wonder Woman invece si riconferma come la cosa più bella di tutto il DCEU, compreso il suo main theme. È sempre bene ricordarlo.
Cosa possiamo dire, dunque, di questa Zack Snyder’s Justice League? Personalmente non ho accusato le 4 ore di visione, anzi, arrivato all’epilogo avevo voglia di vederne ancora di più, sebbene un taglio di 30-40 minuti di scene superflue, per quanto non necessariamente noiose, non avrebbe guastato.
Ma come detto all’inizio, non sarà questo film a cambiare drasticamente l’idea del pubblico: il fan che aveva trovato bella (a tutti i costi, perché sì) la versione di Whedon urlerà al capolavoro e ripudierà la precedente, chi l’aveva trovata carina si ritroverà davanti un film senz’altro più completo e quadrato e nulla più, chi l’aveva trovata mediocre dirà che sono 4 ore di noia, mentre l’hater di Snyder che l’aveva trovata una cagata senza appello, non cambierà affatto idea.
Questa nuova versione della Justice League è un tripudio di slow motion come se piovesse, atmosfere bibliche da far impallidire John Huston, pomposità all’ennesima potenza, autoesaltazione, succose chicche e strizzatine d’occhio per i fan dei fumetti, e chi più ne ha più ne metta… per riassumere, Snyderismo al 200%, con tutti i pro e i contro che comporta. Tutto ciò che chi apprezza o meno il regista, già sa. Tutto ciò che già sapevamo avremmo visto.
Alla fin fine, come direbbe Shakespeare, “tanto rumore per nulla”. Zack Snyder’s Justice League non cambierà le sorti dell’universo DC al cinema, ma è comunque un bel regalo che il regista fa a sé stesso e ai fan, permettendo inoltre a chi (come il sottoscritto) si era trovato “nel mezzo”, di assistere finalmente a una Justice League senz’altro più riuscita e meno dimenticabile, e perché no, fantasticare su tutti i numerosi semi piantati in questa pellicola, su tutto ciò che ne sarebbe potuto nascere con più tempismo e accortezza.
https://www.youtube.com/watch?v=T1h1X7ws_PI&t=16s
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