A pochi mesi di distanza dall’uscita di RIDE 4, ci troviamo di nuovo di fronte ad un titolo targato Milestone, la software house italiana che da anni si è specializzata nello sviluppo di titoli corsistici a due ruote. Dopo la più che convincente prova di RIDE, premiato da me con una buonissima valutazione, ho approcciato Monster Energy Supercross: The Official Videogame 4 (che da ora chiamerò semplicemente Monster Energy Supercross 4) con grande ottimismo. Le mie aspettative sono state, per fortuna, in parte ripagate, pur lasciando alla serie ampi spazi di miglioramento.
Se non avete familiarità col campionato di Supercross, non preoccupatevi, in Europa non siete i soli. Si tratta di una disciplina corsistica tipicamente a stelle e strisce che porta all’estremo la spettacolarità del suo diretto cugino, il Motocross. Le gare di SX (così viene spesso abbreviato il nome di questo sport) si svolgono, infatti, all’interno dei più grandi stadi statunitensi, su circuiti completamente artificiali, a differenza del Motocross che, invece, fa largo uso dello sviluppo naturale del terreno per la composizione dei tracciati. Già con queste basilari informazioni potete crearvi l’idea di cos’è il Supercross: uno sport dinamico, veloce, spettacolare, in poche parole perfetto per un videogame divertente e adrenalinico.
Giunta al quarto appuntamento con la serie, Milestone aveva il compito di alzare l’asticella della propria esperienza ludica come ha fatto proprio con RIDE. Sebbene non si possa non notare la bontà del lavoro fatto su Monster Energy Supercross 4, soprattutto in termini di fisica e adattamento per le console current-gen, permangono purtroppo problemi tipici della serie e, purtroppo, caratteristici dei prodotti della software house italiana.
Un po’ come RIDE 4, infatti, Monster Energy Supercross 4 è mostruosamente punitivo per i neofiti. Consapevole della pesantezza delle mie parole invito chiunque sia a digiuno di corse motociclistiche sterrate a pensarci due volte prima di comprare il titolo SX made in Italy. Una volta padroneggiato il gameplay vi divertirete da matti, ma sappiate che superare lo scoglio delle prime 5/6 ore di gioco sarà molto più arduo di quanto immaginiate.
A rendere più ripida la curva di apprendimento concorrono inoltre 2 fattori fondamentali. Prima di tutto, la particolarità stessa della disciplina la quale premia solo coloro i quali saranno in grado di seguire la giusta ritmicità nell’esecuzione dei salti. Vi basti pensare che la sempre presente traiettoria ideale, fidata compagna di tutti i titoli motoristici a due e quattro ruote, in un titolo di SX viene chiamata flow-aid e non indica come muoversi sul piano orizzontale, bensì quanto lunghi ed alti devono essere i salti del pilota per strappare un buon tempo sul giro. Secondo fattore di difficoltà è dato dall’albero di crescita del proprio alter-ego, sistema escogitato da Milestone per rendere la carriera più realistica e farvi sentire un neofita sulle prime battute. L’incredibile difficoltà del gioco, però, unità all’incapacità del proprio pilota nelle fasi iniziali del gioco crea un mix ben poco bilanciato che mi porterebbe a non biasimare l’ipotetico giocatore inesperto il quale, dopo l’ennesima caduta, deciderà di non avere più niente a che fare con Monster Energy Supercross 4. Io vi ho avvisati.
Se siete ancora qui vuol dire che avete avuto a che fare con il capitolo precedente o che siete davvero tenaci e volete imparare come si deve a correre su un circuito virtuale di Supercross. Ebbene, per voi temerari, c’è ad attendervi un videogioco profondo, con un gameplay estremamente appagante e che tende ancor di più a premiare il giocatore attento e meticoloso. Rispetto al terzo capitolo della serie, Monster Energy Supercross 4 compie un ulteriore passo avanti nella gestione del seat-bouncing, ovvero dello spostamento del peso sulla sella e la conseguente forza che il pilota impone su manubrio e pedane. In questo modo si riescono a controllare molto meglio i movimenti della moto, soprattutto nelle fasi aeree, a patto di disattivare l’inefficiente sistema di aiuti. Inanellare una serie di salti perfettamente bilanciata, tirando con forza la ruota anteriore in fase di ascesa e assecondando il pendio in fase di discesa, genera una sensazione di soddisfazione non da poco. Peccato che il sistema delle collisioni tra piloti sia ancora costellato da momenti altamente irrealistici, ma mi rendo conto di quanto possa essere complesso governare situazioni di estremo caos con più di 20 piloti alla partenza.
Come potete immaginare in una corsa di SX si cade, e lo si fa molto. In quest’ottica assume un ruolo pressoché cruciale la funzione del rewind, atta a riavvolgere il tempo fino a prima del fatidico e doloroso errore. Il sistema escogitato da Milestone è assolutamente geniale ed appagante e prevede l’utilizzo di al massimo 3 rewind (espandibili a 4 attraverso la carriera), i quali si ricaricano lentamente durante la corsa. Uno stratagemma che invoglia il giocatore a migliorarsi ma che, al contempo, lascia uno spiraglio di tranquillità qualora si decidesse di utilizzare questo aiuto, magari per evitare di infortunare il proprio alter-ego.
La carriera, fulcro dell’offerta ludica, è strutturata in fasi diverse e, come già anticipato, mette il giocatore nei panni di un giovane talento al quale, all’inizio, è richiesto quasi solo di finire la gara. Col tempo dai Futures si passa alla categoria Rookie, per poi finire nel campionato dei professionisti dove sotto la sella prende posto un potente motore 450. Le attività che si intervallano alle gare della competizione di turno, che siano allenamenti o eventi speciali, permettono al giocatore di accumulare punti esperienza da spendere nella crescita delle proprie abilità. Avanzando nella carriera si arriverà a frenare più efficientemente, a curvare con pieghe più ardite, a sopportare meglio gli urti e così via. Il sistema di livellamento fa un ottimo lavoro e restituisce, pad alla mano, una convincente sensazione di crescita. Anche in questo quarto capitolo è presente, inoltre, un compound, ovvero un’area dove correre liberamente e cimentarsi nell’apprendimento di whip, scrub e salti, e dove cercare gli innumerevoli collezionabili.
Monster Energy Supercross 4 si comporta molto bene su Xbox Series X, con un frame-rate perfettamente ancorato ai 60 fps e risoluzione 4K dinamica. Anche nelle situazioni più concitate, con tutti i piloti presenti sullo schermo e un tripudio di particelle di fango ad appesantire il sistema, non ho mai assistito ad un calo di fluidità. In linea generale la veste grafica è più che buona, con riflessi, effetti particellari, luci e modelli convincenti e curati. Dove Milestone fa davvero fatica a crescere è nella realizzazione dei modelli umani, dei volti e delle espressioni dei piloti, tutti fattori che, sebbene poco importanti in un gioco come RIDE 4, diventano consistenti in un titolo con licenza ufficiale come Monster Energy Supercross 4 e che mi fanno temere per la resa dei campioni presenti nel prossimo titolo di punta della casa milanese, di prossima uscita: Moto GP21. Divertente ed azzeccata invece la colonna sonora, forte di una lista di canzoni caciarone che ben si sposano con il clima generale del gioco.
A completare il pacchetto concorrono l’ottimo editor dei circuiti, l’immancabile modalità online, dove i miglioramenti apportanti sul sopramenzionato bilanciamento del peso del pilota hanno ancor di più aumentato il divario tra i piloti esperti e i nuovi arrivati, ma soprattutto l’eccellente quantità di personalizzazioni di pilota e motociclette. In questo Milestone ci ha abituati particolarmente bene e anche Monster Energy Supercross 4 non delude le aspettative con un editor profondo, strutturato e completo. Gli appassionati di elaborazioni troveranno pane per i loro denti.
Monster Energy Supercross: The Official Videogame 4 mostra la medesima cura che Milestone ha riservato ai suoi titoli più recenti. Un videogame profondo e divertente che convincerà tutti coloro i quali avranno la voglia di investirci energie e sudore. La curva d’apprendimento estremamente ripida e la scarsa fama della disciplina nel nostro continente potrebbero però rappresentare dei limiti insormontabili per i nuovi arrivati.
Un ringraziamento speciale a Koch Media
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