Black Sails – stagione 3

Voto:

Di Black Sails avevamo già parlato. Princess_Leia aveva già promosso questa serie targata Starz e prodotta da sua signoria Micheal Bay in QUESTA sua recensione. Con un po’ di ritardo, tocca a me parlarvi della terza stagione.
Chiedo venia per non essere stata più veloce, ma ho iniziato a recuperare questa serie piratesca soltanto il mese scorso, dopo aver ceduto ai tanti che me la consigliavano. Se sono contenta di aver seguito quei consigli? Ho messo 4 stelline e mezzo e sogno navi pirata una notte sì e l’altra pure. Basta come risposta?
Sconsiglierei la sua visione soltanto a tutti quei bigottoni signori con una visione del mondo ben precisa che vedono il male assoluto nella comunità LGBT. Se non siete tra questi, invece, ve la raccomando e vi spedisco pure i pop-corn.

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Bones, Silver, Flint e Vane sono tornati. E Silver ha la barba. Il messaggio è chiaro: ve dovete scansà!

Dopo un secondo finale di stagione col botto (o anche “coi botti”), Black Sails ci offre una terza stagione ottima quanto le precedenti. Le prime due stagioni ci hanno abituato a scene d’azione avvincenti, personaggi carismatici che agiscono ed evolvono in modo coerente e ad un contesto diviso tra realtà storica e letteraria, ma assolutamente credibile ben costruita, aspra, dettagliata e priva di fronzoli, e la nuova stagione non è certo da meno. I fragili equilibri di Nassau sono stati scardinati: le alleanze sono cambiate, le redini dell’isola sono passate in nuove mani e il nemico tanto temuto, l’Inghilterra, sta per compiere la sua mossa.

Avendo visto tutte e tre le stagioni di fila, mi è facile affermare che il livello qualitativo delle scene d’azione sia a terra che per mare si sia mantenuto costante e coinvolgente, così come buona è la gestione dei personaggi in modo coerente, coniugando sapientemente carattere e psiche di ognuno con le situazioni che si trovano ad affrontare, e delineando con raziocinio il concatenamento delle conseguenze di ogni singola scelta. Il risultato è un gruppo di protagonisti e personaggi secondari, meglio o peggio riusciti che siano, che riesce a sembrare vivo e a mostrare personalità anche restando in secondo o terzo piano. E non è così facile e scontato assistere per ben tre stagioni ad una cosa simile, specie quando sono tante le personalità in ballo.

Confermato il valore tecnico dell’opera, passiamo a parlare della trama nel modo più esaustivo che la nostra policy spoiler-free mi concede.

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Una delle frasi chicca di questa stagione. Imprimetevi quel “Long” ben bene nel cervello.

I personaggi sono costretti a scendere a patti con i fantasmi del proprio passato e a schierarsi in maniera definitiva. In particolare, tre di loro si trovano ad affrontare i postumi di traumi tanto profondi da lasciare profondi solchi sulla loro psiche: il capitano Flint, John Silver ed Eleanor Guthrie. La loro psicologia assume pieghe oscure, li porta a nuove consapevolezze e a prendere scelte decisive per il loro futuro.
Flint sfoga la sua rabbia accettando di diventare quel mostro che ha sempre temuto di essere, intraprendendo una strada tormentata che pare senza ritorno. Parte della sua lucidità tornerà quando dovrà affrontare l’ennesima beffa crudele del destino, che lo costringerà a combattere contro quel che lui stesso, un tempo, voleva costruire.
Silver, privato brutalmente della gamba destra, ha problemi ad accettare la sua condizione di invalido e la propria debolezza, ed è proprio il timore di apparire debole che lo trascina in fondo, verso quell’oscurità nella quale Flint nuota da tempo ma alla quale lui si sforza con tutto sé stesso di non cedere.
Contrapposta a queste due figure che cercano in modi diversi di dimostrare la propria forza, Eleanor Guthrie ritorna più fragile e remissiva rispetto a prima, priva della cieca ambizione che scaturiva dal desiderio di ottenere il rispetto di suo padre, ma non per questo sconfitta. Eleanor si impegna per essere una sé stessa migliore, cauta e affidabile, e sembra muoversi come spaventata da sé stessa. Questo percorso, però, è offuscato dalla rabbia nei confronti di Charles Vane, talmente forte da essere l’unico sentimento in grado di farci rivedere la vecchia Eleanor, di farci capire che lei è ancora lì, e che la sua vecchia ambizione pare essere semplicemente confluita nell’odio.
Carlo Vanni Charles Vane è un altro dei personaggi che ottiene maggiore spazio in questa stagione, essendo ormai diventato la perfetta incarnazione dei principi e del codice d’onore dei pirati di Nassau, al punto da affermarsi sempre di più come simbolo dell’isola stessa, e anche come punto cardine per la trama.
Max, Jack Rackham ed Anne Bonny restano un po’ in secondo piano: la prima si ritrova a portare sulle spalle e a capire il peso del potere e i suoi obblighi, mentre gli altri due restano saldi nei loro ruoli e uniti come non mai, mostrando alla fine della stagione il loro pieno valore.
Infine, anche Billy Bones resta un po’ in disparte quest’anno, facendo però fruttare in maniera efficace le proprie capacità intellettuali, lavorando nell’ombra per regalarci la vera svolta finale di questa stagione.

Tre nuovi personaggi fanno il loro ingresso nel cast: Edward Teach “Barbanera”, interpretato da Ray Stevenson, uno dei pirati più famosi di sempre che ancora oggi influenza l’immaginario collettivo, Woodes Rogers, interpretato da Luke Roberts, altro personaggio storico mandato dall’Inghilterra alla riconquista di Nassau, e infine Madi, interpretata da Zethu Dlomo, figlia della leader di una società formata da ex schiavi latitanti.
Tutti loro non hanno ottenuto molto spazio all’interno della serie, ma il tempo loro concesso è stato ben sfruttato e sono stati introdotti nel modo giusto, risultando immediatamente dotati di carattere e di una psicologia non lasciata al caso. Tra loro, Teach è sicuramente quello che suscita più interesse, sia per il mito che si porta appresso che per la sua presenza carismatica.

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Barbanera: duro, spietato, guarda i nemici e a quelli passa subito la stitichezza . Ma molto, molto in fondo è un tenerone (non è vero).

Il motivo che porta tanti personaggi ad avere meno rilievo risulta chiaro procedendo con le puntate: l’intera stagione è strutturata per prepararci a una serie di conflitti, e quello contro l’Inghilterra è solo uno dei tanti. Centrali in questo clima di preparazione sono Silver e Flint, i veri protagonisti del telefilm, che si trasformano, si assestano, mostrano la loro oscurità e si ritrovano legati in un rapporto sempre più complesso e profondo; insieme sono inarrestabili, ma pericolosamente pronti ad esplodere.

Il finale di stagione risulta, per certi versi, meno d’impatto rispetto a quello della seconda, ma certamente non giù di tono, ed è in grado di regalarci tutto un altro genere di brividi. Vediamo un Rackham che riesce a mostrare a Teach il proprio valore, una Bonny finalmente in azione, ma soprattutto, assistiamo al completamento dell’evoluzione di Silver, che raggiunge le stesse vette del capitano Flint, in un climax che culmina con le ultime tre parole pronunciate prima della chiusura della puntata: Long John Silver. E a quel punto ti alzi e balli la conga in preda all’hype.

Bonny e Rackham danno il meglio di loro, e sono 10 volte meglio di Bonnie e Clyde.
Bonny e Rackham danno il meglio di loro, e sono 10 volte meglio di Bonnie e Clyde.

Alla fine di tutto, una menzione speciale va alle scene di nudo e sesso: ci sono, sono sparse qua e là, ma risultano per lo più contestualizzate e non rubano spazio vitale alla trama per puntare l’attenzione sul nulla come accade in Game of Thrones.

Insomma, Black Sails si riconferma in quest’ultima stagione uno dei migliori prodotti a tema piratesco che siano mai stati diffusi: crudo, aspro, brutale, a tratti doloroso, ma vivido, anche divertente e ricco di soddisfazioni per lo spettatore.
L’unica pecca che sento di dover sottolineare? La recitazione di Jessica Parker Kennedy a.k.a. Max, che proprio non riesce a dare alla sua voce la stessa espressività che riesce a dare alle sue sopracciglia, risultando piatta. E lascia me con un profondo dubbio: odio Max in quanto Max o per come viene interpretata? Forse, non lo scoprirò mai.

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Alla fine, lo devo ammettere: ogni volta che nominavano Teach ho pensato a lui… Oda mi ha rovinata.

NdA: Lo so benissimo che il cognome Vane non c’entra nulla con Vanni. Ma mi fa ridere.

Leggi anche:

La nostra recensione delle prime due stagioni di Black Sails.

Lithyan Articoli
Una giovane donna che sente di essere una vecchia di 70 anni con lo spirito di una ragazzina di 16. Appassionata di serie tv e qualsiasi cosa sia leggibile, la sua triplice età la rende in grado sia di entusiasmarsi come la più esaltata delle bimbaminkia, sia di criticare tutto come un anziano che fissa un cantiere, anche contemporaneamente.

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