The Falcon and the Winter Soldier è la più recente serie di casa Marvel, che vede come protagonisti Sam Wilson e Bucky Barnes, mesi dopo il finale di Avengers Endgame. Entrambi devono pian piano accettare di vivere in un mondo senza Steve Rogers e le persone si devono abituare al mondo in seguito al Blip.
Sam, non sentendosi adatto ad ereditare lo scudo di Captain America, decide di donarlo al museo dell’eroe a stelle e strisce, così che possa ispirare le generazioni future, mentre Bucky affronta una terapia per cercare di superare i traumi che l’essere il Soldato d’inverno gli ha causato. Entrambi si troveranno a collaborare col Captain America nominato dal governo degli Stati Uniti, John Walker, per fermare un nuovo gruppo di terroristi noti come i Flag Smasher, il cui scopo è riportare il pianeta com’era durante il Blip, un luogo senza confini, dove tutti possano essere cittadini del mondo.
Nel complesso la serie è interessante e gli episodi scorrono fluidi, con una buona divisione dello screentime tra i vari personaggi e le scene d’azione, che sono chiare nel loro svolgimento e ricche di effetti speciali molto ben eseguiti. Lo sviluppo di Sam, Bucky e John è sicuramente uno dei punti forti di The Falcon and the Winter Soldier, poiché tutti e tre hanno una crescita importante dall’inizio alla fine della serie.
Due personaggi che ritornano sulla scena sono il barone Zemo e Sharon Carter, i quali giocano un ruolo chiave all’interno della vicenda, seppur in modo totalmente sovversivo. Zemo viene usato nel pieno del suo potenziale, in quanto non è solo utile al proseguimento della trama, ma influenza i protagonisti con la sua visione del mondo. Sharon è ancora in fuga dopo gli eventi di Captain America: Civil War e questo permetterà di vederla in una luce diversa dal solito, ma per quanto l’idea sia interessante l’esecuzione è stata poco brillante.
Fortunatamente il tema di Sam come primo Captain America di colore viene affrontato in modo impeccabile attraverso varie interazioni tra il supereroe e altri personaggi, che faranno capire anche a chi non è informato su certe tematiche l’importanza e la gravità di questo cambiamento, senza ricadere in orribili scene di pura esposizione. Il che ci porta ad una delle due note dolenti della narrativa: i Flag Smasher.
Gli antagonisti sono una manciata di individui guidati da una ragazzina chiamata Karli Morgenthau, che non riescono ad essere incisivi né nell’MCU né agli occhi dello spettatore. Partono come gruppo di rivoluzionari che rubano al governo (ossia al GRC, il congresso di rimpatrio globale) per dare a chi ne ha bisogno, ma ben presto finiscono per diventare dei veri e propri terroristi disposti ad uccidere persone innocenti in nome della loro causa. La serie invoglia a vedere i Flag Smasher come simpatetici, ma non funziona per via della totale assenza di carisma di Karli e compagni, il tutto coronato dal discorso di Falcon nell’ultimo episodio che mette in mostra una visione divergente tra come vengono percepiti i Flag Smasher dai personaggi della serie e come li percepisce lo spettatore.
Il secondo tasto dolente di The Falcon and the Winter Soldier è l’ultimo episodio stesso. La sensazione costante che si prova mentre lo si guarda è che gli scrittori dovessero necessariamente chiudere tutte le trame aperte in precedenza il più in fretta possibile, cosa che verrà fatta non sempre in modo eccellente.
Considerando che il pacing troppo rapido, un plot twist mal implementato e un discorso di diversi minuti totalmente privo di significato avvengono sul finale, è inevitabile un retrogusto amaro nella bocca dello spettatore che attendeva con ansia la degna conclusione di una serie che poteva e avrebbe dovuto essere molto di più.
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