BeccoGiallo presenta un progetto notevole intitolato Hedera: un’opera composta a otto mani da Nicolò Targhetta, Ernesto Anderle, Eugenio Belgrado e Irene Bruno, in perfetta sinergia fra loro, dove narrazione e intermezzi grafici si alternano rendendo il tutto in grado di spiccare particolarmente.
Prima di ogni cosa però ci vuole una dovuta premessa riguardo alla storia, giusto per introdurre l’ambientazione senza fare ovviamente spoiler: Dartmoor, Inghilterra, 1826. Un paesino apparentemente senza importanza, che potrebbe essere anche dimenticato, ma che nasconde ben più di un solo segreto sotto vari strati di menzogne e inganni. Tutto ha inizio con il cadavere di Edith Wilton, ritrovato nella particolare condizione di non deterioramento (come invece sarebbe dovuto accadere) e soprattutto avvolto da dell’hedera helix.
Da quel momento il dottor Norland inizia a investigare incuriosito da piccolezze che non saltano immediatamente all’occhio, ma che poco alla volta sembrano condurlo, come una scia di briciole, nella direzione dove altre persone vogliono indirizzarlo. Qui i pensieri del dottore, insieme alla sua evidente, coerente e brillante crescita morale, danno ulteriore corpo al romanzo che si dimostra così studiato e ben articolato a 360 gradi.
La trama si sviluppa seguendo i canoni delle novelle gotiche inglesi dell’Ottocento, dove riescono a coesistere scienza e magia. Viene messo in luce il bene personale rispetto a quello collettivo, e i personaggi trovano ampio respiro arrivando a prendere vita in uno scenario che vede come protagonista anche la natura stessa.
Hedera ha la peculiarità, proprio perché vede al lavoro su di essa ben quattro autori, di avere un ritmo che favorisce la lettura, in cui si alternano capitoli della narrazione incentrata sul presente, in cui agisce Norland tra investigazioni, approfondimenti e dubbi, ai capitoli dove si legge di Edith, della sua storia e di ciò che la rende speciale, il tutto legato dalle illustrazioni che non solo contribuiscono a dare dei connotati visivi all’immaginario del lettore, ma aggiungono un’ulteriore nota positiva al ritmo sempre più avvincente.
Il ritmo è proprio uno degli elementi fondamentali di quest’opera: sempre in movimento come il flusso di un fiume, sapientemente strutturato tanto da alternare dialoghi e più o meno lunghe spiegazioni e digressioni a momenti di azione, ricchi di suspense. Questo perché non è facile riuscire a mettere la suspense per iscritto, a far stare con il fiato sospeso mentre gli occhi scorrono fra le righe, impazienti di conoscere cosa accadrà, ma è questo che avviene in Hedera: si viene catturati dalla sua sinfonia e tutto sembra magicamente incastrarsi, ogni tassello va al posto giusto.
Le poliedriche illustrazioni seguono l’andamento della narrazione, assecondando al meglio l’atmosfera che si sviluppa nel romanzo, dando così quel “quid” in più, oltre che un attimo di pausa, di contemplazione, che spinge il lettore a fermarsi per analizzare bene ogni tavola quasi a tuffarsi al suo interno, per coglierne ogni piccolo dettaglio.
Hedera è avvincente, ben strutturato, con personaggi a tutto tondo e una prosa scorrevole che non scade mai nel banale. Bisogna inoltre concedergli il merito di essere studiato fin nei minimi dettagli, persino per quanto riguarda le singole pagine, tutte dallo sfondo bianchissimo, candido, tranne quelle che separano un capitolo dall’altro, illustrate come carta da lettere invecchiata, ingiallita.
Un romanzo per gli amanti degli intrighi, delle atmosfere gotiche e della magia, che non rimane confinato all’interno di un’etichetta, ma spazia mettendo radici un po’ ovunque, toccando tematiche inaspettate nel modo più naturale possibile, aggrovigliandosi all’animo proprio come farebbe l’edera.
Un ringraziamento speciale a BeccoGiallo
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