Sono nato nel 1980 e come tutti i bambini dell’epoca sono cresciuto guardando cartoni della Filmation come BraveStarr, Filmation’s Ghostbusters e soprattutto He-Man e i dominatori dell’universo (e con soprattutto intendo dire che avevo TUTTI i masters dentro la mia cesta porta giocattoli). Di conseguenza quando al Netflix Geeked hanno presentato la nuova serie animata su di loro sono andato in brodo di giuggiole, hype poi portato alle stelle dal fatto che a curare il tutto è uno dei miei autori preferiti, ovvero Kevin Smith (che gran capolavoro Dogma). Ora che la prima parte della serie è uscita posso finalmente dare un giudizio, seppur parziale, su quello che ho visto.
Intanto cominciamo con qualche cenno storico: la serie di He-Man degli anni ’80 è nata per vendere giocattoli. Punto. Ok ok, sento già l’insurrezione popolare, ma è la sacrosanta verità. Dobbiamo produrre una nuova gamma di pupazzi? Ci facciamo anche le puntate apposta. Questo però non squalifica la serie, anzi, però ce la fa ben contestualizzare nella sua epoca. Rivista oggi ci rendiamo conto di come non avesse nessuna orizzontalità e ogni puntata si riducesse ad una classica parabola con una morale finale da “fate sempre i compiti e lavatevi i denti prima di andare a letto”; eppure, lasciatevelo dire, era una gran figata! Ma questa serie sarà riuscita a mantenerne lo spirito?
La risposta è complicata. Secondo me sì, per i motivi che vi andrò ad illustrare, ma chi si aspetterà un sequel spirituale della serie originale rimarrà deluso. Capiamoci, sequel lo è, ma rivoluziona totalmente i canoni mettendo al centro della narrazione non più i due avversari storici, He-Man e Skeletor, bensì i loro comprimari. Ora, chi mi conosce sa che io sono l’antinostalgico per eccellenza, uno che gira gli occhi quando gli dicono “ai miei tempi era tutto più bello” e che non considera mai niente sacro. Per me quando c’è una buona scrittura dietro tutto è stravolgibile, quindi ho goduto nel vedere l’evoluzione presa dalla storia, però mi rendo conto che il fan purista possa storcere il naso (ed io berrò dal mio calice le sue lacrime).
Intanto cominciamo dalle note negative, che a mio avviso sono due. La prima è la realizzazione tecnica delle animazioni: sinceramente qui davvero non ci siamo, non sono pessime come quelle di Invincible, però in alcuni frangenti sembra davvero che gli animatori non avessero voglia di lavorare. Anche se è vero che la narrazione è più importante dell’animazione non è la prima volta che succede, e Netflix dovrebbe cominciare a badare maggiormente anche questo aspetto, prima che si sparga la voce che le proprie serie animate siano di qualità scadente. Altro problemino è la caratterizzazione di Teela (insomma, lo avrete oramai capito che il protagonista non è He-Man): non che sia fatta male, ma c’è troppo di non detto, troppo di “ora è così eh, ma in futuro…”. Un po’ di mistero va bene, ma praticamente in ogni puntata ti fanno capire che in lei c’è qualcosa di più, e spingere troppo su questo tasto senza poi effettivamente mostrare nulla secondo me è un difetto, che oserei definire quasi Snyderiano (scusa Kevin).
Ora però passiamo agli aspetti positivi. In primis la narrazione e la rivoluzione del canone. In questo Smith è stato subdolo, perché la prima puntata si apre esattamente come una qualsiasi puntata di He-Man. Piano malvagio di Skeletor per conquistare il castello di Grayskull, intanto festa la palazzo di Re Randor, He-man che viene chiamato in aiuto e tutti che si catapultano a darsele di santa ragione. Quando, di colpo, succede qualcosa di incredibile e mai successo prima: ecco che il canone si rompe, quelli che erano prima i protagonisti non lo sono più ed il focus si sposta su altri personaggi. Si creano strane alleanze e la vita su Eternia e forse in tutto l’universo viene stravolta. Il tutto però è condito dal rispetto per lo spirito originale dei personaggi, che si comportano in coerente rispetto alla loro craterizzazione classica. Il che va bene, perché anche se la storia si evolve in maniera fin troppo da fantasy classico, sono i personaggi ad essere al centro dell’attenzione.
La lore di Eternia c’è tutta ed è stata anche ampliata, inserendo altre razze non umanoidi che richiamano vari personaggi giustificandone l’aspetto e le caratteristiche, soprattutto tra i cattivi. Un aspetto che invece può far sorgere qualche dubbio sono le retcon: alcuni luoghi che nella serie classica erano una cosa qui sono diventati un’altra, ma onestamente servono bene alla narrazione. Comunque non che l’originale brillasse per il rispetto della continuità, se poi vogliamo considerare anche l’universo espanso dei fumettini che uscivano nelle confezioni dei giocattoli, dei fumetti della DC, e delle serie successive a quella della Filmation. Insomma limitiamoci a dire che queste retcon sono più accettabili ed amici come prima. Inoltre, qui finalmente vediamo un Adam mingherlino che si trasforma in una montagna di muscoli, giustificando il fatto che non venga riconosciuto da nessuno, ci voleva tanto?
Altro punto di forza invece sono i personaggi, perché dal trailer sembrava ci fossero praticamente tutti e ci si chiedeva come questo sarebbe stato possibile. Beh, alcuni ovviamente fanno solo delle comparsate, ma effettivamente sono riusciti a metterceli tutti caratterizzandoli bene. Essendo il focus non più su He-Man, molti personaggi storici fioriscono ed hanno dei bellissimi archi narrativi. Ci sono molti momenti commoventi, altri divertenti e fate attenzione, perché non tutti personaggi arriveranno alla fine della serie. Sono presenti anche parecchi giochi metatestuali, come ad esempio il perché He-Man faccia battute da dodicenne o perché i nomi dei personaggi siano così indicativi delle loro caratteristiche fisiche. Esteticamente notevole anche la sigla con grafiche prese direttamente dai giocattoli e dai fumettini, estremamente anni ’80.
Tirando le somme il giudizio può ovviamente essere solo parziale, ma comunque queste puntate chiudono un arco narrativo (mica come altre serie) ed il cliffhanger della quinta puntata ci catapulta direttamente con l’hype oltre l’ostacolo, facendo venir voglia di vedere dove si andrà a parare. E penso che questa volta avremo un finale definitivo della storia dei Masters.
Una postilla va fatta ai soliti cori in giro per la rete che si lamentano dello spazio dato alle tematiche LGBTQ+. Sinceramente credo che siano polemiche abbastanza sterili: la relazione della protagonista con un’altra donna c’è, è un dato di fatto, ma non è neanche una cosa così importante ai fini della trama, quindi non c’è davvero bisogno di parlarne, inoltre a mio avviso ha un senso, vista la sua più grande e recente delusione. Forse non c’era granché bisogno di rendere alcuni personaggi da bianchi a di colore, ma intanto sono personaggi visti pochissimo all’interno della serie originale, quasi sconosciuti direi, e poi ci troviamo nel 2021 dove tutti i prodotti puntano all’inclusività, che almeno in questo caso avviene senza andare a ledere la qualità del prodotto.
Parlando del doppiaggio, io ho visto la serie in italiano (non fiderò mai più dei sottotitoli di Netflix) e ho trovato la recitazione di ottima qualità, cosa non scontata. Si sente soprattutto quanto Maurizio Merluzzo ci tenga a doppiare uno dei protagonisti della sua infanzia, traspare davvero tutto il suo amore e ce lo vedo in sala di doppiaggio a voler rifare in continuazione un anello per poter dare il meglio: davvero un grandissimo He-Man. In originale il cast è davvero nutrito, con Mark Hamill come Skeletor (ricordo che lui oltre ad essere Luke Skywalker è stato anche il doppiatore di Joker nella serie di Batman degli anni ’90), Leena Hadley come Evil Lynn, Sarah Michelle Gellar come Teela e tanti altri.
Master of the Universe: Revelation è tutto sommato una bella serie, non esente da difetti come qualche ingenuità narrativa, che però riesce a mantenere lo spirito dei Masters portando anche una ventata di aria fresca nel brand. Attendo con impazienza la seconda parte.
In ultimo vi lascio con un consiglio: guardate la puntata de I giocattoli della nostra infanzia dedicata ai Masters (sempre su Netflix) e capirete molto di più della serie originale con quel documentario piuttosto che riguardandola per intero.
Sono solo in parte d’accordo con quanto esposto nella recensione. Condivido la punta di delusione per un’animazione non sempre all’altezza o perfettamente fluide (ho anche notato degli errori molto banali, come attimi in cui i personaggi muovono le labbra ma non viene riportato alcun suono, ma Netflix ormai ci sta facendo il callo con la nomea di pessime traduzioni, vedi Evangelion…); concordo anche che non sarebbe stato narrativamente proponibile una serie di episodi strutturati come la serie originale, effettivamente priva di verticalità e impiantata con il principale scopo di sostenere le vendite (le uniche novità riguardavano l’introduzione di nuovi personaggi o veicoli prontamente aggiunti in catalogo); è anche vero che la Lore originale presentava grosse falle o incongruenze (basta confrontare i primi fumetti di He-Man, dove neppure si trasformava, con la serie animata). Ciò che però non accetto è che, in nome dell’ormai onnipresente inclusività, si debba sostenere a tutti i costi una serie. Revelation è una buona serie fantasy/sci-fi ma una pessima serie per MOTU. Punto. I Master, a ben vedere, pur inserendo messaggi positivistici da lezionicina, non sono una serie inclusiva. Raccontano di esseri umani in lotta con razze diverse, spesso dalle fattezze bestiali. Raccontano dello scontro tra due poteri opposti ma dal medesimo livello (He-Man e Skeletor sono due facce della stessa medaglia, quasi la stessa persona scissa in due, ecco perché non possono sopraffarsi a vicenda ma solo scontrarsi all’infinito). Al fan (maschietto, e lo dico senza timore, anche perché alle ragazzine non piaceva He-Man, a scuola lo deridevano) non importa altro. Vuole He-Man che lotta contro i mostri e Skeletor. La “Rivelazione” al massimo poteva essere che erano la stessa persona in due tempi diversi o due fratelli. Al fan non importa se Teela è la prossima maga del castello (è palese) o una sorta di She-Ra, non importa cosa pensano i comprimari (sono ì per contorno): vuole He-Man, carico di muscoli che cavalca la tigre e picchia i cattivi che sono, come nei fumetti Marvel, brutti, sporchi e cattivi perchè è bello esserlo. Punto. Kevin non l’ha capito o ha finto di non capirlo. Questa serie è un buon prodotto fantasy? Si, anche se migliorabile. Questa serie è un buon prodotto MoTU? No, è da scartare.
Soprattutto in un universo narrativo come quello di MotU è difficile dire cosa sia giusto e cosa no a livello di Lore. I primi fumettini presentavano He-Man come una specie di Conan il barbaro senza neanche lo controparte umana di Adam che è stata inserita nella serie classica. La serie degli anni 90 si muoveva in un contesto simil star wars, i fumetti della DC approfondiscono l’introspezione dello scontro tra He-Man e Skeletor e ognuna di queste opere segue una strada propria.
Quindi perchè la visione di Kevin Smith dovrebbe essere sbagliata? Ha rivoluzionato ulteriormente il tutto ed ha creato una grande storia con un grande pathos. Forse questo non sarà il tuo MotU ma è di certo un bel MotU.