Death Stranding – Il romanzo in due volumi di Hitori Nojima

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Il processo di “novellizzazione” di un’opera audiovisiva, che sia un film o un videogioco, è sempre esistita principalmente per scopi di marketing. Partendo dalla celebre versione cartacea di Alien, che riscosse particolare successo negli Stati Uniti, questo processo può essere utile nel momento in cui riesce anche ad avvicinare a una storia anche persone che di solito sono completamente avulse da altri media. Il problema principale, però, è che spesso la versione cartacea non è altro che un “contentino” per i fan più accaniti, non diventando mai un’opera a sé stante ma solo un’edizione diversa da collezionare.

Questa versione di Death Stranding, trasposta su carta da uno degli sceneggiatori originali del gioco che hanno affiancato Kojima, ovvero Hitori Nojima, si colloca nel mezzo dei due estremi, diventando quasi un “compendio” delle sezioni narrative del gioco, piuttosto che che un romanzo compiuto. Ma andiamo con ordine.

death stranding paesaggio

Il romanzo, diviso in 2 volumi raccolti da J-Pop in una sontuosa edizione completa di cofanetto, segue la stessa identica struttura narrativa del videogioco, presentando i capitoli con i nomi dei protagonisti della storia, e apparentemente non aggiungendo nulla di nuovo. Quello che però cambia nel modo di narrare di Nojima è il passo. Death Stranding è un gioco quasi completamente basato sull’atmosfera e sul suo mondo, i cui scorci musicati dai Low Roar e da Ludwig Forsell contribuiscono pesantemente alla riuscita dell’immersione, non facendo mai pesare il ritmo lento e contemplativo. Nel libro questo viene ridotto ad una minima parte, evitando descrizioni alla Tolkien per non appesantire una scrittura già carica di neologismi, e concentrandosi invece sui personaggi.

Partendo dal protagonista Sam, schivo e quasi completamente muto nella controparte videoludica, qui pur non cambiando il suo temperamento vengono (per necessità di scrittura) esplicitati molto spesso i suoi pensieri, che siano opinioni o giudizi, e anche il suo rapporto con BB, che però così risulta indubbiamente meno sviluppato che nel gioco. Ciò che invece funziona meglio è la descrizione dei personaggi secondari, a cui viene dato più spazio rispetto all’opera principale – con i dovuti tagli a determinati prepper, non presenti nella versione cartacea – andando a spiegare molti dei loro comportamenti con storie pregresse e piccoli dettagli mai descritti nel gioco. Higgs, Mama, Lockne, sono solo alcuni dei personaggi che beneficiano di questo trattamento, facendo diventare il libro quasi una “guida all’avventura” per togliersi ogni dubbio.

death stranding sam bb

Parlando dello stile di scrittura, come già detto è ricco di neologismi che servono a descrivere il mondo di gioco, ma non risulta mai pesante, almeno non per un conoscitore del materiale originale. Le descrizioni sono secche e rapide, senza troppi giri di parole, utilizzati invece molto di più per le “menti umane”. Se però nei personaggi secondari questa maggiore esplicitazione funziona nel renderli più interessanti, meno si può dire per quanto riguarda gli eventi della trama. Molto spesso nel gioco quello che accade è molto fumoso, lasciato all’interpretazione per poi venire spiegato più avanti e sorprendere, oppure reso volutamente aperto, come il finale, molto subdolo e interpretativo nella cinematica finale. Nelle pagine del libro invece viene descritto tutto dettagliatamente, facendo perdere un po’ di quella magia e sentimento che si provano nel concludere la prima partita.

death stranding spiaggia

Sicuramente questa versione della storia ha un suo perché, merito anche dell’essere stata partorita dalla mente di uno degli sceneggiatori originali, oltre che già collaboratore di Kojima per gli adattamenti letterari di Metal Gear Solid Peace Walker e The Phantom Pain. Sfortunatamente, però, trasporre solo a parole una storia che basa così tanto la sua forza sui dettagli visivi, sonori e musicali, che fa dei silenzi uno dei suoi più grandi punti di forza e negli spiegoni la sua debolezza, uccide un po’ quello che era il senso originale dell’opera.

Se volete godervi appieno Death Stranding, il modo migliore rimane sicuramente giocarlo. Questi libri quindi trovano la loro raison d’etre più come companion che come opere sostitutive, nel caso aveste bisogno di qualche spiegazione più lunga o per approfondire di più quei personaggi che, per ragioni di budget, sono stati lasciati un po’ troppo abbozzati nel videogioco. Sicuramente un acquisto consigliato per i fan di Death Stranding e di Hideo Kojima, ma se il gioco non vi ha convinto questo romanzo difficilmente vi farà cambiare idea.

Un ringraziamento speciale a J-Pop

Lorexio Articoli
Professare l'eclettismo in un mondo così selettivo risulta particolarmente difficile, ma tentar non nuoce. Qualsiasi medium "nerd" è passato tra le sue mani, e pur avendo delle preferenze, cerca di analizzare tutto quello che gli capita attorno. Non è detto che sia sempre così accurato però.

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