Berlino, 2 maggio 1945, ore 17. L’ultima grande offensiva europea della Seconda Guerra Mondiale – la battaglia di Berlino – si è conclusa, la bandiera dell’Unione Sovietica svetta sul tetto del Palazzo del Reichstag e la Germania nazista è stata definitivamente sconfitta… oppure no? “Il cadavere carbonizzato di Goebbels è stato ritrovato vicino al bunker del dittatore. […] ma della Bestia, nessuna traccia. Hitler è scomparso!“. Come si può essere certi che il sanguinario dittatore sia effettivamente deceduto? È per questo che Stalin ha mandato nella capitale del Reich i suoi migliori segugi: urge trovare le prove della morte del Führer. La potente agenzia NKVD (antenata del KGB), e il misterioso Smerš (l’agenzia di controspionaggio) si lanciano in una corsa sfrenata alla ricerca del corpo del Signore del male. Colui che lo troverà è atteso da gloria e potere, ma non c’è possibilità di errore.
Queste sono le premesse di Hitler è morto, nuova miniserie a fumetti targata Star Comics, firmata dal talentuoso illustratore Alberto Pagliaro e da Jean-Christophe Brisard, giornalista francese appassionato di storia nazista, che sceneggia questa trilogia inedita in maniera rigorosa grazie all’apporto di documenti ufficiali dei servizi segreti sovietici. Scopriamo se, in questo primo volume, la coppia è riuscita a sfruttare a dovere lo stuzzicante concept di partenza.
Ciò che salta subito all’occhio durante la lettura delle pagine iniziali sono proprio le tavole di Pagliaro: il disegnatore è dotato di un tratto ruvido e spigoloso che ritrae una Berlino in rovina, fatta di sporadiche luci e molteplici ombre, queste ultime proiettate dalle onnipresenti macerie. Le geometrie aguzze, l’inchiostrazione pesante, i chiaroscuri netti e i colori cangianti – tra i quali spicca il rosso delle fiamme e dell’Armata Rossa – avvicinano le illustrazioni, probabilmente per volontà dell’autore stesso, all’Espressionismo tedesco pittorico e filmico. Una scelta quanto mai azzeccata. Lodevoli poi le occasionali splash page: variopinte e dettagliatissime, vengono sapientemente utilizzate come establishing shot per guidare la narrazione o per soffermarsi su specifici dettagli e avvenimenti.
Avvenimenti che trasportano subito il lettore in una Mosca in subbuglio: il Cremlino è minato da accesi contrasti interni – tra le forze armate e i servizi segreti – poiché tutti vogliono scovare per primi l’agognato cadavere di Hitler. La parola d’ordine è non deludere Stalin, pena la fucilazione. Questi i protagonisti – ben delineati – impegnati nella serrata e competitiva corsa contro il tempo:
- Il tenente Elena Kagan, ebrea russa arruolatasi nello Smerš per servire il suo paese e per dimostrare di essere una buona cittadina sovietica
- Il capo della polizia segreta (NKVD) Lavrentij Berija, un uomo tanto influente quanto meschino e assetato di potere che mira a conquistare il primo posto nella sopracitata lotta
- Il capitano Sergei Saveliev, membro di spicco dell’NKVD, dotato di una spietata freddezza
- Viktor Abakumov, il giovane e arrogante direttore dello Smerš.
In una guerra fatta di intrighi di palazzo, dove tutti dubitano della fedeltà altrui, sono molteplici gli eventi che si susseguono nel primo volume di Hitler è morto. Si parte dall’attenta analisi dei cadaveri rinvenuti nel bunker del Cancelliere – o nelle sue strette vicinanze – ad opera, ironia della sorte, dell’esperto forense ebreo Faust Shkaravskij. Il dottore è una figura storica realmente esistita, tant’è vero che i frangenti che lo coinvolgono sono corredati da balloon che riportano in traduzione italiana i suoi referti medici originali, una chicca che farà felici gli appassionati di storia come il sottoscritto.
Il fumetto viene poi reso più movimentato: inizia la caccia all’uomo. I sovietici indagano presso i loro campi di prigionia per scovare i più stretti collaboratori del Führer; si parla di personalità come il generale della Luftwaffe Hans Baur – protagonista di un brutale interrogatorio – l’attendente di Hitler, Heinz Lange, e Otto Günsche, l’ultimo aiuto da campo del dittatore. Tra colpi di scena e attriti sempre più stridenti, la via per la verità si rivela piena di ostacoli e imprevisti. E se i nazisti avessero previsto tutto? Pare infatti che sia in atto un piano per salvare la Germania; per sventarlo, il cadavere della Bestia va identificato: la sopracitata caccia all’uomo si trasforma persino in una caccia… ai denti del Reichskanzler.
La morte di Adolf Hitler è uno dei misteri più affascinanti della storia contemporanea e questa sua trasposizione su carta si orchestra tra vari luoghi di Mosca e Berlino: i giardini della Cancelleria del Reich, il Palazzo del Cremlino, Lubjanka (sede dell’NKVD) e molti altri. L’intreccio presenta eventi che spesso si svolgono in contemporanea, come ogni thriller spionistico che si rispetti; l’azione è perciò frenetica, ma dotata allo stesso tempo di una sua linearità. Il tutto risulta, in definitiva, piacevole da seguire e mai confusionario.
Molto apprezzabile la scrittura di Brisard, oculatamente super partes: ovvio, la condanna al nazismo è presente ed evidente; a sorprendere sono, tuttavia, i personaggi o comprimari bolscevichi realistici e – purtroppo – violenti come la controparte tedesca. Persino tra coloro che hanno salvato il mondo dall’ombra nazionalsocialista possono nascondersi delle mele marce, feroci e capaci di vili atrocità.
Le 64 pagine di Hitler è morto si interrompono sul più bello, classico espediente della serialità a fumetti, e la curiosità alla fine del volume 1 è tanta così come la voglia di leggere il secondo. Il cliffhanger di chiusura ci comunica che, ovviamente, la faticosa ricerca non è finita e non sarà affatto una passeggiata. Nuove macchinazioni dell’Unione Sovietica sono all’orizzonte, Stalin attende impaziente una risposta alla spinosa domanda: che fine ha fatto Hitler?
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