Nel grande mondo dei videogame ci sono titoli più o meno riusciti, talvolta però ne arrivano sul mercato alcuni che rivoluzionano un genere di riferimento, divenendo nel tempo vere e proprie pietre miliari di questo medium. Oggi sono qui a raccontarvi dell’atteso ritorno di Diablo 2, titolo di spicco di una delle saghe che ha reso famosa Blizzard nel mondo.
Il gioco torna dopo ben 21 anni con un’edizione “Resurrected“, che si pone come obiettivo principale quello di non stravolgere l’esperienza originale, abbinandola ad un comparto tecnico aggiornato e in linea con le produzioni odierne. La novità più importante però è indubbiamente il debutto del gioco su console di attuale e vecchia generazione.
Diablo II: Resurrected include anche l’espansione Lord of Destruction, per un totale quindi di 5 atti, suddivisi a loro volta in 6 capitoli, ad eccezione del quarto atto che è più breve degli altri. L’implementazione delle feature esclusive dell’espansione rimane comunque a discrezione del giocatore, che potrà decidere anche di usufruire del classico gioco base senza i miglioramenti apportati da LoD.
La carica epica ed emotiva della narrazione è la medesima del 2000, con l’onnipresenza del male e la sua rappresentazione senza filtri, grazie anche alla presenza di antagonisti spietati e caratterizzati divinamente, primi fra tutti i tre maligni principali dell’avventura: Diablo, Baal e Mephisto. A rendere tutto questo ancora più immersivo contribuiscono anche le nuove cutscene ricreate da zero, che rendono ancora più realistico il mondo costruito dagli sviluppatori, rimanendo aderenti all’opera originale. Vicarious Visions e Blizzard sono riuscite, grazie ai mezzi tecnologici odierni più prestanti e non limitati come due decenni fa, a trasmettere in maniera più autentica e profonda quel mondo senza speranza, infestato da un male viscerale e impossibile da redimere.
Se avevate ottimi ricordi del livello di difficoltà di Diablo 2, sappiate che quello è rimasto immutato rispetto all’originale, e per i giocatori abituati al terzo capitolo si pone decisamente su un altro piano, catapultando l’utente nei primi anni duemila senza fare sconti. Se da un lato questo aspetto ha decisamente soddisfatto un fan storico della saga come me, dall’altra ha messo in evidenza aspetti che nel 2021 potrebbero far storcere il naso a qualcuno. In primis la gestione dell’inventario: i menù relativi alla crescita del personaggio e all’assegnazione delle skill non hanno subito la minima modifica, stesso discorso vale per tutta la sezione relativa all’equipaggiamento. Se questo da una parte può rendere felici i nostalgici, dall’altra rischia di allontanare dopo poco i nuovi arrivati, che inevitabilmente percepiranno l’arretratezza di certe meccaniche di gioco.
Sicuramente ciò che si percepisce subito è l’assenza di semplici aggiunte atte a migliorare la QoL (quality of life) del titolo. Facendo un esempio molto banale, poter vendere gli oggetti inutili in un unico blocco o una gestione più fluida e automatica dell’inventario avrebbero giovato tantissimo al titolo in termini di fruibilità e svecchiamento dell’intera esperienza di gioco, senza necessariamente rendere l’opera finale più facile dell’originale o meno fedele a essa.
Le classi disponibili sono le stesse del titolo originale: Barbaro, Amazzone, Incantatrice, Paladino e Negromante. In aggiunta troviamo anche le classi di Lord of Destruction, ovvero il Druido e l’Assassina. Ogni classe è caratterizzata dal suo stile di combattimento e dalle sue personali skill e i set d’equipaggiamento, che nel corso delle decine, se non centinaia di ore di gioco, impareremo a padroneggiare. Come ogni fan di Diablo sa, gli equipaggiamenti più rari potranno essere trovati solamente alla difficoltà più alta, Inferno, dopo aver terminato la storia principale per ben due volte, prima a Normale e poi ad Incubo. Per la mia prova in fase di recensione ho utilizzato la classe Negromante, sfruttando i suoi poteri di evocazione di non morti e golem e facendomi strada senza dover mai impugnare le armi in prima persona. Poiché ogni classe dispone delle proprie peculiarità, ogni giocatore troverà sicuramente quella che più si adatta al proprio stile di gioco.
In fase di annuncio, però, l’aspetto che più mi incuriosiva era l’adattamento per console di un titolo come il secondo Diablo, figlio di una genesi esclusivamente PC e radicalmente diverso dal terzo capitolo, pensato già in fase di sviluppo per il debutto su Xbox e PlayStation. Nella mia prova sulle piattaforme next-gen di casa Microsoft, devo ammettere che il passaggio al pad è stato ampiamente meno doloroso delle aspettative. Inevitabilmente, però, il consiglio rimane lo stesso di sempre: se avete un PC da gaming prendete in seria considerazione l’idea di giocarlo con mouse e tastiera.
Diablo II: Resurrected offre ovviamente la possibilità di scegliere se creare un personaggio offline o online: col primo si ha la possibilità di giocare anche senza una connessione a internet, fattore cruciale nel caso della versione Nintendo Switch. Con il personaggio online, che consiglio fortemente, si avrà invece la possibilità di giocare con gli amici fino ad un massimo di 8 giocatori, eccezion fatta per la versione per la console portatile della grande N, che si ferma a soli 4 giocatori nella stessa partita.
Arriviamo quindi all’aspetto principale e profondamente rivisto da Blizzard e Vicarious Visions, cioè quello tecnico. Oltre alla possibilità di spingere il gioco fino in 4K e 60 fotogrammi al secondo, il lavoro svolto dagli sviluppatori riguarda texture, sistema d’illuminazione, animazioni, modelli 3D al posto dei vecchi sprite 2D e il rifacimento di tutti gli ambienti di gioco da zero, con una resa finale assolutamente moderna e ben al di sopra di quanto visto nove anni fa su Diablo 3. Come già detto, questo lavoro di vero e proprio remake ha toccato anche le cutscene, che ovviamente avrebbero sfigurato vicino ad un comparto tecnico in game aggiornato e rivisto fin dalle fondamenta.
Nella mia prova ho giocato Diablo II: Resurrected su Xbox Series X e Series S, con una resa finale assolutamente promossa. Su entrambe troviamo due impostazioni grafiche divise per prestazioni e qualità. Nel primo caso il titolo darà priorità assoluta ai 60 frame al secondo, avvalendosi della risoluzione dinamica nelle situazioni più concitate. Al contrario l’opzione qualità imposterà un limite a 30 fotogrammi al secondo e favorirà la risoluzione permettendo di raggiungere il 4K pieno costante su Xbox Series X e una risoluzione di 2560×1440 su Series S. Entrambe le modalità funzionano alla perfezione e non ho riscontrato problemi di sorta, ma il consiglio rimane sempre quello di puntare al frame rate: i 60 fotogrammi in un titolo come Diablo li reputo decisamente prioritari rispetto a qualsiasi orpello grafico.
Un aspetto sicuramente da discutere è quello relativo al comparto multiplayer e in particolare quello riguardante i server di gioco. Nei primi due giorni dall’uscita, il titolo Blizzard ha presentato qualche problema di gioventù che mi ha costretto a dover interrompere la partita e ritentare l’accesso al server, ma per il resto del tempo non ho riscontrato particolari problemi nel corso della mia prova.
Una feature assolutamente da segnalare è la progressione cross-platform: saremo in grado di creare ad esempio un personaggio su piattaforma Xbox, proseguire l’avventura su Nintendo Switch e magari terminare il gioco su PC. Questa funzionalità può rivelarsi fondamentale per coloro che vogliono avere il gioco sempre con sé grazie alla versione Nintendo Switch, senza magari rinunciare alla qualità grafica offerta dalle piattaforme casalinghe più potenti come le console next-gen o PC. Tuttavia, per accedere a questa funzionalità sarà necessario acquistare il gioco su ogni piattaforma, non essendoci una licenza unica valida per tutte. Un’altra feature che sarebbe interessante vedere in futuro è il cross-play, non presente al momento, che consentirebbe agli utenti di tutte le piattaforme di giocare insieme senza barriere di sorta.
Diablo II: Resurrected è una lettera d’amore ai fan storici della serie, ma anche un invito ai nuovi giocatori per far conoscere loro il Diablo più apprezzato di sempre. Sicuramente qualche sforzo in più sul piano della QoL avrebbe aiutato enormemente i nuovi arrivati e coloro che speravano in una revisione più moderna del classico Blizzard. Nonostante questo, il lavoro di remake svolto sul piano tecnico è di assoluta qualità e chi non ha avuto la possibilità di giocare questa pietra miliare videoludica in passato, dovrebbe farlo assolutamente grazie a questa nuova edizione, forte anche di una conversione console che funziona molto bene pad alla mano. La lotta più ardua e famosa contro il Primo Maligno vi attende!
Un ringraziamento speciale a Hill+Knowlton e Blizzard
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.