Se una cosa è certa, è che l’universo è in costante e inarrestabile mutamento, e che per quanto l’uomo possa provare a incasellare, classificare, dividere, decifrare la realtà che ha davanti, arriverà sempre un momento in cui dovrà inventare nuovi nomi, nuove parole, nuove categorie mentali se vuole riuscire a capire quel che ha davanti. Perché respingerle, rimandare le “mutazioni” indietro, nel grembo che gli ha dato vita no, non è possibile.
Prima della scienza, prima della sterile e violenta classificazione, è attraverso la narrativa che l’uomo tenta l’esplorazione della novità, ma anche dei desideri che gli si prospettano davanti, provando a fare esperienza dei terreni del possibile prima che questi diventino reali.
Le storie di Human/, raccolta di racconti di Moscabianca Edizioni, parlano di corpi nuovi, possibili e vivi nonostante la rigidità del mondo che stenta a incasellarli e a riconoscerli. Quelli di Human/ sono corpi da esplorare, e proprio dall’esplorazione del Sé parte la protagonista di Aquarium (Lucia Perrucci), biologa che dall’osservazione delle meduse arriva a comprendere il proprio di corpo, replicando i comportamenti di quegli esseri che non potevano essere più diversi da lei, e che eppure le assomigliano tanto da comprenderla nella sua più nascosta essenza, in una meravigliosa metafora del processo artistico e creativo.
Le narrazioni di Human/ raccontano realtà possibili diversissime tra loro, ma tenute insieme da un filo ingannevole e sottile che potremmo definire uncanny valley, quella sensazione di familiarità e allo stesso tempo di perturbamento, inquietudine e smarrimento che generano le cose molto vicine all’umano, ma abbastanza distanti da essere riconosciute come “altro”.
Il racconto più immersivo in cui emerge questa perturbante sensazione di familiarità è Il giardino del diavolo di Alice Bassi, che apre la raccolta. La realtà raccontata dall’autrice sembra talmente vicina da innestare il dubbio che quanto raccontato possa accadere da un momento all’altro: l’emergenza climatica ha reso necessari molti cambiamenti nella vita dell’umanità, anche dopo la morte, tanto che è pratica comune ormai fare un “testamento botanico”, in cui si autorizza a impiantare le proprie spoglie nel seme di una pianta che aiuterà a purificare aria e atmosfera terrestre. La casualità però è una variabile che la scienza può considerare, ma mai prevedere con precisione, ed è così che, a causa di un’imprevista fusione con delle spore di Amanita muscaria, le urne vegetali iniziano a sviluppare una coscienza collettiva che avrà degli esiti maestosamente apocalittici.
Rimanendo in atmosfere boschive, anche Luce, di Valentina Ramacciotti, esplora le possibilità di una fusione tra esistenza botanica e umana, e anche qualcosa in più, facendoci esperire la mente di una creatura che non è più solo una singola coscienza, ma che trova la pace nella fusione e nella molteplicità.
Come sottolinea Diletta Crudeli (curatrice della raccolta) nella sua postfazione, “mutarsi non è possibile da soli”, ed è così, grazie all’unione e al riconoscimento dell’Altro, che Obo, il titano dalle cento mani protagonista di Simbiosi (Maurizio Ferrero), si libera dalla schiavitù cui un’umanità ormai sterile e decaduta lo aveva costretto.
Tutti i racconti della raccolta sono ambientati in un futuro distopico, in cui apocalissi o sconvolgimenti climatici hanno distrutto il mondo che conosciamo, ambientazione così ricorrente da rendere l’antologia un po’ monotona da questo punto di vista. A questa dinamica fanno eccezione racconti come Key Code di Erica Gigat, che ci porta in una Torino trasfigurata dall’arrivo dei “fatati”, e Paura di nuotare di Simone Giraudi, racconto “simbolista” che vi farà guardare d’ora in poi con sospetto ogni minimo sintomo di stress da “incasellamento” e pressione sociale.
Human/ esplora solo una piccola parte dell’infinità dei corpi possibili e pensabili dall’immaginario della nostra epoca, ma getta le basi per una nuova tipologia di pensiero, che scandaglia le paure della nostra contemporaneità e vi si fonde per creare qualcosa di bello, di nuovo, in continua mutazione e divenire. Il compito della narrativa fantastica è proprio quello di sperimentare ed evolvere la morfologia del nostro pensiero prima che questo diventi possibile, facendo in modo che l’imprevedibile non spaventi più.
Un ringraziamento speciale a Moscabianca Edizioni
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