“Notiamo cose che la gente solitamente ignora. Vediamo ciò che loro non vedono.” Arrivato ai titoli di coda di Lost Judgment ho riflettuto a lungo su quanto pronunciato da uno dei comprimari del gioco nel corso dell’avventura, e su come quanto detto racchiuda in poche parole l’essenza della vita da detective. L’annuncio dell’ultima creatura del Ryu Ga Gotoku Studio è stato una grande sorpresa lo scorso maggio, e dopo un primo capitolo decisamente convincente la curiosità riguardo il destino di Takayuki Yagami e compagni era altissima.
Proprio l’annuncio del nuovo capitolo ha reso chiare le intenzioni dello studio nipponico: dopo la decisione di trasformare la serie principale di Yakuza in un puro JRPG con combattimenti a turni, Judgment proseguirà sulla strada tracciata dai capitoli classici con la storia di Kazuma Kiryu e i suoi combattimenti beat ‘em up. Va chiarito sin da subito che, pur avendo molti punti in comune con Yakuza, Judgment è una serie molta diversa, che difficilmente si lascia andare in siparietti comici come quella principale. Inoltre, pad alla mano, il ritmo di gioco è più dilatato, con indagini e altre soluzioni di gameplay più stealth e investigative. Questo sequel si sarà dimostrato all’altezza del nome del Ryu Ga Gotoku Studio? Scopriamolo insieme.
Le vicende di Lost Judgment prendono il via tre anni dopo gli eventi del primo Judgment e vedono lo scenario malavitoso e le dinamiche tra i vari clan radicalmente cambiati dopo gli avvenimenti di Yakuza: Like a Dragon. Questo inevitabilmente ha portato a Kamurocho, e non solo, trasformazioni importanti che si ripercuotono sul lavoro necessario da parte delle forze dell’ordine per contrastare episodi di violenza, bische clandestine e tutta quella serie di business illegali che un tempo agivano sotto lo stendardo del Tojo Clan.
Su questo substrato narrativo, che da fan storico della serie ho apprezzato particolarmente, si svolge la trama vera e propria che vedrà il detective Yagami alle prese con un caso d’omicidio più unico che raro. Akihiro Ehara, un poliziotto di mezza età, viene condannato per tentate molestie sessuali; le prove delle telecamere sono inequivocabili, ma allo stesso tempo sembra essere l’esecutore di uno spietato omicidio. La vittima è un ex-studente, un bullo che quattro anni prima aveva spinto il figlio dello stesso Ehara al suicidio. Tutto sembra nella norma, non fosse che le stesse molestie sessuali perpetrate da Ehara nel medesimo giorno, sono anche il suo alibi.
Con questo incipit Lost Judgment sconvolge il giocatore sin da subito, e l’incedere della trama non perde un colpo in tutti i 13 capitoli che compongono l’avventura, con diversi plot-twist di grande intensità e un ritmo calibrato alla perfezione. Tornano, anche in questo sequel, i coprotagonisti conosciuti nello scorso capitolo, in primis Kaito, Sugiura e Tsukumo, ma anche gli avvocati dello Studio Legale Genda e tutti quei volti amichevoli che faranno da supporto alla storia del nostro Yagami. Questi volti noti vengono approfonditi notevolmente e personaggi come Tsukumo e Kaito acquisiscono una profondità inedita, svelando qualità caratteriali ed eventi passati dei personaggi rimasti fino ad oggi un mistero.
Lo stesso ottimo lavoro è stato svolto anche sugli antagonisti, ben caratterizzati ma soprattutto resi credibili senza scadere nella classica divisione netta tra buono o cattivo, bianco o nero. Ogni personaggio presente nell’opera è quindi una diversa sfumatura di grigio all’interno di un mondo non ideale, vivo, dove la violenza dilaga e l’ingiustizia è all’ordine del giorno. Lost Judgment è un titolo che tratta a viso aperto tematiche molto delicate, come quella del bullismo e quindi della violenza psicologica, denunciando anche i comportamenti di omertà messi in atto dalle autorità che dovrebbero evitare certi eventi. Ovviamente anche i concetti di giusto e sbagliato vengono spesso enfatizzati, così come il tema della vendetta, del male necessario, dubbi morali che inevitabilmente faranno riflettere anche il giocatore più distaccato nei confronti del gioco.
L’ultimo titolo del Ryu Ga Gotoku Studio, pur presentando la Kamurocho tanto cara ai fan storici dell’epopea di Kazuma Kiryu, si svolge in gran parte a Isezaki Ijincho, ambientazione che abbiamo già conosciuto in Yakuza: Like a Dragon con l’estroverso Ichiban, ma con nuove attività commerciali e minigame sempre più numerosi. Oltre al filone primario relativo al caso principale, troviamo come da tradizione anche tutta una serie di casi secondari, alcuni più articolati di altri che ci forniranno oggetti, nuovi abiti e punti esperienza.
La vera novità di questo capitolo però sono le Storie Scolastiche relative al Liceo Seiryo, un istituto d’istruzione presente a Ijincho che, oltre ad essere di rilievo per la trama principale, ci consentirà di interagire coi vari club scolastici presenti all’interno. Ad esempio, potremo partecipare al club di ballo e indagare riguardo voci di corridoio che parlano del “Professore”, un malintenzionato che adesca giovani ragazze sul web, o ancora partecipare al club di robotica o pugilato coi loro minigame dedicati. Non aggiungo altro per evitare di rovinarvi la sorpresa, ma passerete sicuramente decine di ore di divertimento tra le mura del Liceo Seiryo e i suoi club. Reputo le Storie Scolastiche una trovata geniale dove racchiudere tutta una serie di minigiochi e allo stesso tempo creare una maxi-quest d’indagine secondaria relativa al Liceo stesso. Tra i giochi presenti in città non mancano ovviamente anche i cabinati SEGA coi classici giochi dell’azienda nipponica come Virtua Fighter 5, Alex Kidd in Miracle World e molti altri.
La crescita del personaggio è gestita in maniera molto simile al predecessore, con potenziamenti graduali di salute, danni inflitti e tecniche di combattimento, spendendo dei Punti Tecnica che potremo guadagnare svolgendo missioni, combattendo in strada e risolvendo misteri. In tal senso è una novità il nuovo stile di combattimento del Serpente, estremamente spettacolare, che affianca i già conosciuti stili della Gru (adatto contro molti nemici) e della Tigre (più violento e adatto a piccoli gruppi di nemici o in duello), sfruttando la forza dell’avversario contro sé stesso, utile contro i nemici armati.
Le skill a disposizione sono molto numerose e potenziare completamente il nostro detective richiede senza ombra di dubbio una dedizione particolare anche a tutte le attività secondarie presenti. Questo però non rende impossibile giocare Lost Judgment dall’inizio alla fine ignorando gran parte dei contenuti secondari e seguendo solo la storia principale. Il gioco, infatti, mette a disposizione sin da subito ben 4 livelli di difficoltà, da facile a difficile, con un quinto livello, denominato Leggenda, particolarmente ostico e utilizzabile dal giocatore dopo aver terminato la storia principale per la prima volta.
In fase di recensione ho impiegato circa 40 ore per portare a termine l’ultima avventura di Takayuki Yagami, dedicandone una decina alle attività secondarie. Completando tutto ciò che il gioco ha da offrire si possono quindi sfiorare tranquillamente le 100 ore, senza dimenticare la possibilità offerta dal New Game Plus di ricominciare la storia mantenendo gli upgrade della partita precedente.
Arrivando al gameplay non si può che elogiare il lavoro svolto dagli sviluppatori sul combat system, con un feedback dei colpi assolutamente piacevole e una spettacolarità ai massimi livelli, grazie alle mosse speciali e la richiesta di padronanza dei vari stili di combattimento alle difficoltà più elevate. Non è però tutto oro quello che luccica, e se da un lato ho adorato alla follia le sezioni di combattimento, rimangono ancora un po’ di problemi nelle fasi investigative, dove il contributo dell’utente è piuttosto limitato e si è praticamente guidati verso la soluzione, riducendo notevolmente il livello di sfida. Non male anche le sezioni stealth dove aggirare i nemici anziché optare per un approccio frontale, peccato solamente per l’IA un po’ deficitaria in questi frangenti, che talvolta finge di non vederci.
Tecnicamente parlando, torna sugli schermi un Dragon Engine in grande spolvero, con un’attenzione particolare ai volti dei personaggi e alle animazioni degli stessi, che durante le cutscene raggiungono l’apice della loro bellezza mettendo in mostra i muscoli dell’engine proprietario del Ryu Ga Gotoku Studio. Rimane, nonostante ciò, qualche texture meno definita di altre, ma è impressionante il livello di interattività presente nei confronti dell’ambiente circostante. Qualsiasi oggetto ci capiti a tiro potrà essere usato durante i combattimenti e nulla ci vieterà di lanciare avversari all’interno delle vetrine dei negozi demolendole, e magari continuare la nostra scazzottata tra gli scaffali di un conbini.
Sulle nuove console di casa Microsoft è presente una doppia modalità grafica: performance e alta risoluzione. Su Series X parliamo rispettivamente di 1440p a 60 fps e 4K 30 fps mentre su Series S potremo optare per 900p a 60fps oppure 1440p a 30 fps. Come nel caso di Yakuza: Like a Dragon manca il supporto nativo all’HDR. Una menzione d’onore va alla qualità della regia e di tutto ciò che riguarda l’aspetto puramente filmico di Lost Judgment, che riproduce magistralmente su schermo il dramma delle situazioni e più in generale l’atmosfera vera e propria dell’ambiente di gioco. Posso dire che il team nipponico è divenuto oramai un riferimento per l’industria in tal senso.
Sul doppiaggio troviamo due opzioni: giapponese o inglese, ottimi entrambi ma il consiglio, se possibile, è di optare per il primo trattandosi dell’originale ed essendo più credibile all’interno di un’opera ambientata in Giappone. Le performance attoriali sono decisamente sopra lo standard dell’industria odierna e divengono particolarmente evidenti nei momenti topici dell’avventura. Torna anche qui l’adattamento italiano mediante sottotitoli come nel primo Judgment, primissimo gioco dello studio a poter vantare la localizzazione italiana. Un aspetto che ha subito un deciso upgrade è anche la colonna sonora, con nuovi temi musicali più incisivi rispetto al passato, in particolar modo nelle situazioni più solenni della narrazione.
Il gioco non dispone di una modalità multiplayer vera e propria, ad eccezione di alcuni minigame che possono essere giocati assieme ad un amico in locale dal menù principale di gioco. Infine aggiungo che è previsto l’arrivo di espansioni della storia nella primavera del 2022, con protagonista il fidato Kaito, amico e alleato di Yagami.
Lost Judgment è l’ultima opera firmata Toshihiro Nagoshi prima del suo abbandono del Ryu Ga Gotoku Studio e di SEGA. Un titolo fortemente narrativo, che prende quanto di buono fatto col primo Judgment e lo eleva all’ennesima potenza, ma allo stesso tempo un gioco che segna la fine di un’era e l’inizio di un’altra per lo studio di sviluppo nipponico. La qualità della scrittura di storia e personaggi è altissima, come da tradizione, e il combat system unito alla quantità esorbitante di contenuti vi divertirà come non mai. Non manca qualche difetto come un’IA non particolarmente brillante nelle sezioni stealth e sezioni investigative fin troppo semplici, sui quali però si può chiudere un occhio, rapiti dalla narrazione messa su schermo dagli sviluppatori.
I fan del primo Judgment ameranno senz’altro questo nuovo capitolo, ma anche coloro che sono rimasti delusi dalla rivoluzione al combat system di Yakuza qui ritroveranno gli elementi che hanno reso celebri i capitoli con protagonista il Drago di Dojima. Se amate i titoli action, con una narrazione profonda che vi tenga incollati dall’inizio alla fine e un livello di spettacolarità assoluto, Lost Judgment è il titolo che fa per voi!
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