Nessun eroe Marvel è tanto amato dal grande pubblico quanto Spider-Man, in particolare per i suoi trascorsi cinematografici che hanno segnato intere generazioni. Non stupisce, quindi, che la prospettiva di avere il multiverso come elemento centrale in Spider-Man: No Way Home abbia fatto letteralmente impazzire i fan, generando una quantità inverosimile di rumor e teorie. Nei mesi le aspettative per questo terzo film con Tom Holland nei panni di Spidey si sono gonfiate sempre di più, arrivando a superare persino quelle che si avevano per un maxi-evento crossover come Avengers: Endgame, ma da un grande hype derivano grandi responsabilità: Sony e i Marvel Studios sono riusciti davvero a confezionare il film di Spider-Man che tutti volevano?
No Way Home riprende esattamente dalla scena post-credits di Far From Home, con J. Jonah Jameson che smaschera Peter Parker davanti a tutto il mondo, accusandolo di aver ucciso Mysterio. La vita di Peter da qui diventa un inferno, e presto iniziano a farne le spese anche le persone a lui più care. Solo un miracolo potrebbe risolvere la situazione, anzi, un incantesimo, che in questo universo dalla magia ormai sdoganata è più che una concreta possibilità.
Peter si rivolge quindi a Doctor Strange, chiedendogli di fare in modo che le persone dimentichino la vera identità di Spider-Man, ma quando a incantesimo avviato si rende conto che questo include proprio tutti va nel panico e inizia ad interrompere a più riprese Strange, pregandolo di fare delle eccezioni. All’ennesima interruzione l’incantesimo salta, e per quanto si riesca ad evitare il peggio non tarderanno a manifestarsi delle pericolose conseguenze, sotto forma di visitatori provenienti da altri universi.
Queste sono le premesse alla base del film, già ampiamente esposte nei trailer, che purtroppo rimangono ridicole esattamente come sembravano fin dall’inizio. Non tanto per il comportamento di Peter, che in realtà è coerente con la versione ancora immatura del personaggio portata avanti dai film precedenti, ma per quello di Strange, che nonostante sia stato in grado di scrutare milioni di possibili futuri nella lotta contro Thanos, qui combina un disastro per fare un favore a un adolescente sconsiderato.
In generale la sceneggiatura non è il punto forte del film, poiché ridotta a un mero accessorio al servizio del fanservice. Tutto funziona con la precisione di un orologio svizzero: si ride, ci si emoziona e la storia fila liscia, ma allo stesso tempo molte delle trovate sono raffazzonate ed è tutto molto scontato, non ci sono sorprese da poter davvero definire tali. Per quanto sia uscito soddisfatto dalla sala, mi sono sentito un po’ troppo guidato per mano nelle emozioni da provare, e mi è dispiaciuto non trovare una vera scintilla di coraggio in tutta questa operazione.
È anche difficile definire No Way Home un vero e proprio film: è più che altro una giostra da luna park che viaggia a tutta velocità sui solidi binari della comfort zone, con un tracciato già noto ancor prima di partire. Tuttavia se siete fan di Spider-Man e del Marvel Cinematic Universe (come me d’altronde) non potrà non entusiasmarvi e divertirvi, perché è un’esperienza costruita perfettamente su misura per voi, e giunti a fine corsa avrete subito voglia di tornare a sedervi per fare un altro giro.
Ciò che ho più apprezzato di No Way Home è il concetto di fondo su cosa significhi essere Spider-Man, con il Peter Parker di Tom Holland che prende coscienza delle proprie capacità e responsabilità, arrivando finalmente a una maturazione che penso accontenterà anche chi non l’ha mai visto di buon occhio. Dopo avventure cosmiche al fianco degli Avengers e minacce dal multiverso, veniamo riportati alla dimensione dell’amichevole eroe di quartiere, con l’apertura di nuove prospettive per questo Spider-Man, che d’ora in poi (come da titolo) deve continuare per la sua strada senza guardarsi indietro, contando solo sulle sue forze.
Ottime come sempre anche le scene d’azione, che tra la buona regia di Jon Watts ed effetti visivi di prim’ordine risultano spettacolari e coinvolgenti. Tra l’altro grazie alla presenza di Doctor Strange abbiamo anche tutta una sequenza all’interno della dimensione specchio che è una festa per gli occhi (un po’ meno per lo stomaco, se avete la nausea facile). Aggiungo una particolare nota di merito per la performance di Holland, che nelle parti più drammatiche ha dato il meglio di sé, riuscendo a trasmettere in maniera convincente la disperazione, lo smarrimento e la rabbia provati dal suo personaggio.
Spider-Man: No Way Home riesce incredibilmente a soddisfare le smisurate aspettative del pubblico, sebbene non per meriti realmente cinematografici, bensì per quello che rappresenta. È un’esperienza che racchiude l’essenza di questo supereroe tanto amato parlando direttamente al cuore dei fan, un evento cinematografico di rara portata che ha sconfitto ogni difficoltà legata alla pandemia e le relative restrizioni, e un’operazione commerciale senza precedenti che dona nuovo slancio al Marvel Cinematic Universe, dimostrando che è tutt’altro che morente.
Ora la curiosità su cosa ci riserverà il futuro di questo Spider-Man al cinema è tanta, ma la prima scena post-credits ci dà già un grosso indizio. Inoltre restate fino alla fine perché c’è dell’altro: non proprio una scena, ma una sorprendente anticipazione su uno dei prossimi film dei Marvel Studios.
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