Le Cronache dell’Acero e del Ciliegio – La Maschera di Nō è il primo volume della tetralogia scritta dall’esordiente francese Camille Monceaux, pubblicata in Italia dalla casa editrice L’Ippocampo.
Nel Giappone del periodo Edo il giovane Ichiro, iniziato alla via della spada dall’enigmatico maestro Tenzen, si ritrova strappato dai luoghi della sua infanzia idilliaca a causa degli intrighi di corte dello shogun Tokugawa. Attirato nella capitale Edo (l’attuale Tokyo) dal proposito della vendetta, sarà costretto a diventare adulto prima del tempo e a trovare ogni espediente per sopravvivere. Ritrovata la stabilità grazie ai suoi nuovi amici, si ritrova ancora una volta in pericolo a causa di Hiinahime, una misteriosa ragazza con il volto coperto da una maschera da teatro Nō.
Il romanzo risente fortemente della giovane età e dell’inesperienza di Monceaux: la narrazione è rallentata dall’insistenza sui dettagli riguardanti l’infanzia del protagonista, che occupano un quarto del libro rendendo ardua la prosecuzione della lettura, e l’immersione è resa difficoltosa da un narratore interno, in prima persona, che commenta gli eventi e crea anticipazioni, rompendo il filo della narrazione. Superate le prime cento pagine, le cose si fanno più movimentate e si riesce in parte a sorvolare sui difetti della scrittura, tuttavia lo scorrere degli eventi sembra lasciato al caso e non il frutto di un’accurata pianificazione.
Questa impressione è rafforzata dalla caratterizzazione del protagonista e narratore delle vicende, il giovane Ichiro: piatto e insipido nella prima parte del romanzo, non sembra migliorare con la crescita. È incapace di decidere cosa fare della sua vita e si lascia trasportare dagli eventi e dalle decisioni che gli altri prendono per lui. Anche quando sembra aver trovato la sua direzione, è sempre per impulso di un altro personaggio. Il risultato è che nella narrazione Ichiro potrebbe non esserci, e per gli altri personaggi non cambierebbe niente.
Nonostante questi grossi difetti, il romanzo presenta alcuni punti di interesse che lo rendono degno di nota. Dalle pagine emerge il dettagliato lavoro di documentazione compiuto dall’autrice: il Giappone del periodo Edo è tratteggiato nei minimi particolari, dall’alimentazione del popolo e gli abiti, fino alla flora e la fauna del Paese. Molto affascinante è anche la descrizione del mondo nascosto delle case da tè e delle loro abitanti, quelle che in futuro verranno chiamate Geishe. Ciò che però rende il romanzo meritevole di una lettura è la parte che riguarda il teatro Kabuki, forma d’arte popolare nata proprio in quegli anni in Giappone in opposizione al teatro Nō, più tradizionale e rigidamente codificato.
Secondo alcune fonti, il Kabuki sarebbe nato proprio grazie alle artiste delle case da tè, per poi trasformarsi in un’arte praticata esclusivamente da uomini, ed è in prossimità di questo punto di svolta che si inserisce l’esperienza di Ichiro. Proprio grazie all’esperienza del teatro in qualità di attore, il giovane intraprenderà il cammino per scoprire e trovare sé stesso. Il finale mozzafiato convince senza alcun dubbio il lettore a proseguire con la lettura del secondo volume.
Le Cronache dell’Acero e del Ciliegio – La Maschera di Nō presenta alcuni difetti di scrittura che lo rendono difficile da digerire, ma l’esordio della giovane Camille Monceaux è abbastanza convincente e merita un’occasione, soprattutto se si ricerca un primo approccio alla storia del Giappone e una lettura leggera da terminare tutta d’un fiato.
Un ringraziamento speciale a L’Ippocampo Edizioni
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