Se è vero che in ogni horror che si rispetti la bella ragazza dai capelli rossi è la prima a rimetterci le penne, Labirinti di Charles Burns è l’eccezione che conferma la regola. Al secondo volume della trilogia, l’affascinante Laurie è ancora viva e vegeta e, anzi, muove i suoi primi passi davanti alle telecamere: è stata infatti scelta come protagonista del nuovo film di Brian e Jimmy, che girano pellicole ispirate ai loro B-movies preferiti e stanno tentando di produrre finalmente uno script originale.
Mentre nel primo volume ci eravamo addentrati nell’imperscrutabile labirinto cerebrale di Brian, ossessionato dalla ragazza dai capelli rossi, nel secondo è la voce di Laurie che sentiamo più potente, perché di Brian abbiamo quasi esclusivamente gli inquietanti momenti di trance creativa. Laurie è la Musa di Brian, chiodo fisso a cui dedica ogni sua opera, ma è proprio lo sguardo di Laurie a riportarci con i piedi per terra, restituendoci un quadro quasi clinico del ragazzo: lei nota le sue ossessioni, specchio di passioni ingombranti, ma anche le sue paure, insicurezze e problemi famigliari, e cerca di rimanergli accanto, più incuriosita che spaventata.
L’intersezione di cinema, fumetto, illustrazione e scene di vita vissuta ossessivamente, ripetute in una sceneggiatura quasi “lynchiana”, ci restituisce in maniera magistrale il piano della mente di Brian, che è quello di un adolescente dal quale ci si aspetta da un momento all’altro un’improvvisa eruzione di violenza. Nonostante l’atmosfera straniante e tensiva, l’esplosione non avviene, perché tutti i suoi pensieri ossessivi trovano sfogo nella finzione della pellicola e sono finalizzati al suo grande progetto cinematografico.
Il pluripremiato autore di Black Hole ha parlato molto del lato inquietante dell’adolescenza, restituendone l’immagine di un limbo esistenziale, una fase di mezzo della conoscenza del Sé in cui tutto è spaventosamente leggero e allo stesso tempo spaventosamente serio, tanto da andarne spesso della vita o della morte della persona stessa. Ogni emozione è amplificata a dismisura ed esiste solo il bianco o il nero, assieme a una gigantesca volontà di autoaffermazione.
Labirinti racconta lo spaesamento della vita interiore di un adolescente e le sue ossessioni, e non può che essere una lettura totalizzante e spaventosa. Disattendendo i cliché cinematografici a cui siamo abituati, porta allo stremo l’attenzione del lettore che, alla fine del volume 2, si ritrova ancora ad attendere quel che sembra essere l’inevitabile.
Il formato “alla francese” (a colori, grande formato, cartonato, 60 pp circa) con le sue tavole grandi e ariose, si adatta benissimo alle campiture piatte ma intense di Charles Burns, che con questo penultimo volume della trilogia ci lascia più affamati che mai, e con l’impellente desiderio di sapere se le immagini che si rincorrono sulle pellicole e negli screenplay di Brian troveranno o meno macabri risvolti nella vita vera.
Un ringraziamento speciale a Coconino Press
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