Dopo Pazzia, JiokE (Giovanni Dell’Oro), torna per Edizioni BD con La casa dei pulcini, un fumetto che non smentisce assolutamente l’abilità narrativa e rappresentativa del suo autore, facendo anzi notare la sua crescita e maturità.
Rispetto alla sua precedente opera, il titolo in questo caso sembra confortante, quasi dolce, idea consolidata dalla sinossi in cui si parla di due fratellini che vivono insieme alla mamma in un bosco, in un’atmosfera quasi da favola, ma cosa succede quando quell’ambiente inizia a stare stretto a uno dei due ragazzi? È qui che nasce la scintilla, l’abilità di JiokE: quella di prendere una situazione apparentemente positiva o quantomeno “normale” e mostrare come possa invece condurre a picchi di negatività, violenza, delusione e tutte le brutture che possono nascondersi sotto coltri dorate.
Ne La casa dei pulcini l’autore prova per la prima volta a narrare un’unica storia lunga oltre 200 pagine (Pazzia infatti era una raccolta di storie brevi), e bisogna dire che è riuscito a tenerne le redini senza difficoltà, dandole un ritmo suadente, ipnotico, alternando momenti quasi di stasi, di immobilità assoluta, ad altri di azione, sia positivi che negativi. Per questo la trama stritola il lettore come un serpente fra le sue spire, impedendogli di liberarsi fino alla fine.
Non è un fumetto per stomaci deboli, bisogna essere pronti ad affrontare qualcosa che farà consapevolmente male, perché JiokE non è mai buonista e rappresenta la sua storia in tutta la crudezza, con tutto il realismo possibile (perché sì, per quanto certe premesse possano sembrare strane o improbabili, basta informarsi sui crimini di cronaca nera più efferati per rendersi conto che l’uomo è in grado di fare anche di peggio).
La sospensione dell’incredulità, quel piccolo e fondamentale espediente per far sì che il lettore creda al mondo rappresentato, qui viene completamente azzeccata, forse anche perché la trama si svolge in un modo quasi acritico, nel senso che la narrazione è talmente spontanea e veloce da non permettere di farsi troppe sovrastrutture mentali, di empatizzare o simpatizzare per uno o l’altro personaggio. La storia si vive e basta, entra sotto la pelle lasciando piccole cicatrici emotive che non permetteranno al fumetto di essere dimenticato facilmente.
I personaggi sono ben caratterizzati, con personalità e comportamenti giusti per il contesto e per la loro età. Anche senza ricordarne tutti i nomi, è facile tenere a mente ciò che li rende peculiari, e anche gli ambienti sono ben studiati e rappresentati. I protagonisti non si muovono in uno spazio fittizio creato solamente per dare uno sfondo alle loro azioni: si percepiscono le distanze, i silenzi e tutto ciò che rende quel mondo “concreto” e pericolosamente vicino a una realtà che fin troppo spesso si vorrebbe pensare che non esistesse.
Il disegno di JiokE corona il tutto: il suo tratto graffiante, emozionante, particolareggiato, conferisce profondità e ulteriore caratterizzazione a luoghi e personaggi. L’autore riesce a rappresentare il bene, il male, il vero, come l’esasperazione, ben consapevole dei momenti in cui può slegarsi dalla realtà per enfatizzare quel particolare anatomico o adottare una prospettiva diversa, grave, inaspettata, senza mai allontanare il lettore dal coinvolgimento che si è andato a creare.
La casa dei pulcini è un fumetto che tocca l’animo, che fa la differenza, perché dopo averlo letto qualcosa dentro cambia inevitabilmente, viene piantato il seme di un sentimento, di un pensiero, che può anche sembrare sopito, ma basta guardare il telegiornale per farlo riaffiorare. JiokE è un autore sempre più consapevole dei mezzi che ha, di quello che vuole comunicare e di come vuole farlo. Merita di essere letto, assolutamente.
Un ringraziamento speciale a Edizioni BD
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