Trovo che non si dia mai abbastanza importanza ai viaggioni, siano questi fisici o mentali, che ci trasportano sempre da un’altra parte e ci fanno vivere esperienze anche piccole dalle quali si torna cambiati. O, detto in altri termini, non si torna affatto.
Lo scorpione addomesticato, fumetto pensato da Luca Baino, scritto insieme a Mariano Rose e disegnato da Zeno Colangelo, fa proprio dei viaggi e dei trip la sua colonna portante, con il protagonista di questa storia che non riesce a farne a meno per via del suo lavoro, di scelte incasinanti e della sua anima vagabonda.
Dante è un fumettista abbastanza vicino ai trent’anni che ha cominciato la sua carriera da fumettista con un blog dove faceva strisce comiche sulla sua vita da universitario. Ha poi sbancato pubblicandole, costruendosi pian piano una certa fama che ha spesso sfruttato insieme a subdole forme di persuasione per farsi pagare da bere, fumare e mangiare da ragazze delle quali aveva scarsa considerazione e che poi si portava a letto, nonostante avesse già una fidanzata che pensava addirittura di sposarlo.
Questo grattacielo di fiammiferi però va rovinosamente a fuoco quando un lavoro importante con una grossa casa editrice gli viene cancellato all’improvviso e la sua compagna scopre delle sue amanti cacciandolo brutalmente. Bacco, forse l’unica persona rimasta a supportarlo, lo sprona a darsi una sonora svegliata, visto che vive in un garage che non può neanche più permettersi e continua a scroccare proprio da lui. Destino vuole che proprio in quei giorni Rebecca, una sua amica d’infanzia, gli offra un lavoro all’interno di un team di sviluppo per un videogioco per il quale dovrebbe spostarsi ad Adelaide, in Australia. Vinta la sua iniziale riluttanza dovuta all’orgoglio accetta, e fin dai primi tempi vivere lì lo trasforma e comincia a rendersi conto dei suoi errori. Ma ora che succederà? Manderà tutto in malora un’altra volta? E il suo demone interiore a forma di Scorpione dove lo condurrà, alla fine di tutto?
Vale la pena leggere questo fumetto per tante cose: lo stile di Zeno Colangelo è decisamente riconoscibile, specie per gli splendidi colori, nonché perfettamente adatto a questa storia introspettiva con dei guizzi comici, e le tavole oniriche che rappresentano sogni e trip di Dante valgono già da sole il prezzo del biglietto. La scrittura non le manda certo a dire, con l’Australia che è evidentemente non solo ambientazione ma anche co-protagonista, e personaggi caratterizzati così bene da non lasciar dubitare neanche per un attimo, ad esempio, che Dante sia un vero stronzo, e forse è anche per questo che i suoi lenti archi di crescita pieni di intoppi sono così incisivi.
Si potrebbe pensare che non sia un protagonista con il quale ci si possa ritrovare molto, visto che non tutti fanno un mestiere creativo, hanno problemi con le relazioni umane o riescono a mettere in fila tante decisioni sbagliate quanto lui. Ma forse è proprio questa la forza di Dante, ovvero aver commesso così tanti errori che possiamo rispecchiarci in lui per almeno uno di essi, vedendo inoltre che se persino una persona così può trovare qualcuno che gli voglia bene e gli offra una seconda possibilità grazie alla quale riuscire a maturare, forse c’è speranza per chiunque di noi. Un plauso anche alle varie frecciatine rivolte al mondo del lavoro italiano, specie quello fumettistico, che faranno sicuramente ridere per non piangere chi queste cose le vive in prima persona.
Un grazie grande a questi tre autori per aver regalato anche a me un viaggione durato 50 minuti, il tempo esatto di una buona playlist lo-fi.
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