C’è chi aspettava con ansia il ritorno della famiglia Hargreeves e chi mente. Dopo 2 lunghi anni di attesa abbiamo potuto finalmente scoprire cosa succede ai 7 fratelli che, negli ultimi minuti della precedente stagione, si erano ritrovati faccia a faccia con la Sparrow Academy.
Per raccontarci queste nuove avventure tra le due accademie lo showrunner Steve Blackman ci ha dovuto mettere del suo, visto che il fumetto di Gerard Way e Gabriel Bá si ferma solo ad un certo punto della storia. Il rischio Game of Thrones era altissimo, ma Blackman in un’intervista ha chiarito che la sceneggiatura è stata scritta tenendo in grande considerazione i due autori originali, per non snaturare l’essenza dei personaggi e dello show intero, cosa purtroppo non completamente riuscita.
Anche la pandemia ha inficiato sulla resa dello show, perché a causa della lunga attesa gli spettatori hanno perso quella continuità che risulta fondamentale per comprendere la storia e il suo andamento. Seppur affezionati ai 7 fratelli e alle loro disavventure, dobbiamo fare un passo indietro e riconoscere che questa terza stagione non è allo stesso livello delle prime due. Ma andiamo con ordine.
La storia inizia esattamente da dove l’avevamo lasciata, con la Umbrella Academy che torna in questo 2019 alternativo e trova la propria casa occupata dalla Sparrow Academy. Ci vengono subito introdotti questi nuovi personaggi pronti a difendere il proprio territorio, e come le controparti della Umbrella ciascuno di loro è dotato di poteri speciali. L’incontro/scontro tra i due team ha del surreale, ma del resto è nello spirito della serie non prendersi troppo sul serio e trovare degli espedienti per intrattenere lo spettatore mentre gli vengono presentati degli avvenimenti importanti ai fini della trama. Trama che fondamentalmente è sempre la stessa: infatti i fratelli Hargreeves devono impedire ancora una volta la fine del mondo, causata da loro stessi. Una maledizione che non sono ancora riusciti a sconfiggere e il cui mistero diventa sempre più fitto, pur essendo messo in secondo piano dalle dinamiche della famiglia disfunzionale che abbiamo imparato ad amare, e questa volta anche dal loro “doppione”.
La Sparrow Academy infatti non è da meno quando si tratta di problemi e segreti familiari. Come si è già visto dal finale della seconda stagione e dai vari trailer, sappiamo che in questa linea temporale Ben è vivo e vegeto, e anche se i suoi “vecchi” fratelli sono contenti di riaverlo tra loro, lui non è il giovane dolce e amichevole che abbiamo già conosciuto. Anche altri personaggi sono cambiati, primo tra tutti Vanya, ora diventato Viktor, seguendo il percorso di transizione intrapreso dallo stesso attore, Elliot Page.
La cosa che ha fatto storcere di più il naso ai fan italiani è stata la decisione di far doppiare Elliot da un uomo (anche quando è ancora Vanya nei primi episodi della stagione), forse nel maldestro tentativo di non offendere nessuno. Il risultato purtroppo è fuori luogo e piuttosto grottesco, visto che nella versione originale l’attore conserva la sua voce, neanche più mascolina del solito. La “transizione” on screen desta ulteriori perplessità poiché avviene troppo velocemente e senza nessun approfondimento sul personaggio o le sue motivazioni, facendo perdere in questo modo la profondità del messaggio di accettazione di sé stessi e della propria volontà di cambiare. L’intenzione era molto buona, la resa meno.
Anche l’evoluzione degli altri personaggi non è stata resa al meglio. Allison ad esempio risulta antipatica e senza sfumature, focalizzata sempre e solo sul suo trauma, tanto da sembrare anche fuori contesto in alcuni momenti. Numero Cinque invece è incastrato in quella figura di adolescente con lo spirito da vecchio che si trascina dalla prima stagione, e giunti alla terza risulta un po’ ridondante. Diego finalmente riesce a farsi vedere in nuove vesti e la sua storia risulta coerente con il personaggio, nonché molto divertente da seguire. Luther è noioso come sempre, mentre a Klaus spetta il compito di risollevare le sorti sia della famiglia che della serie intera.
Molto del successo di The Umbrella Academy infatti deriva proprio dal personaggio interpretato da Robert Sheehan, che in questa terza stagione vive letteralmente un flashback del suo ruolo in Misfits. Sebbene Klaus sia una colonna portante della serie, lo spazio dedicatogli sembra quasi forzato, usato appositamente per fare audience e come brodo per allungare le puntate. È un peccato che i protagonisti siano stati così poco valorizzati e non sia stato dato loro il giusto spazio per crescere. Le dinamiche familiari che abbiamo visto nelle precedenti stagioni ci vengono ripresentate come da copione, con le solite incomprensioni e i risentimenti passati, ma questa volta semplicemente in versione doppia, visto che di mezzo c’è anche la Sparrow Academy con i suoi segreti.
La figura di Sir Reginald fa quasi da collante per i due gruppi di supereroi, che si differenziano anche nei rapporti che hanno con lui. Di problemi di comunicazione ne abbiamo a iosa, ma anche questa è una caratteristica fondamentale sia delle due famiglie che della serie. Come già avevo scritto negli anni scorsi, tutto si sarebbe potuto risolvere mandandosi anche solo dei messaggi via telefono, ma come sappiamo in questo 2019 alternativo i cellulari non sembrano esistere (così da accentuare le difficoltà familiari).
La trama dal canto suo non è priva di difetti. Dato il lungo tempo di attesa tra una stagione e l’altra, risulta difficile seguire le vicende, soprattutto a causa dei flashback, diventati quasi il marchio di fabbrica della serie. Parlando poi di viaggi nel tempo si incorre inevitabilmente in paradossi e buchi di trama. Se con i paradossi abbiamo imparato a convivere e vengono tutti saggiamente descritti da Numero Cinque, i buchi di trama non sono accettabili. Chi ha già visto la serie sa di cosa parlo, e spero vivamente che nella prossima stagione vengano date spiegazioni almeno un minimo plausibili; se invece dovete ancora cominciare o completare la visione preparatevi a rimanere abbastanza perplessi.
Malgrado tutto, devo dire che questa terza stagione di The Umbrella Academy non è poi così malvagia. L’ho trovata molto al di sotto delle prime due stagioni, ma tutto sommato è godibile e presenta dei graziosi colpi di scena che tengono viva l’attenzione, solo che si poteva fare sicuramente di meglio.
https://www.youtube.com/watch?v=MJxZloRClUU&t=1s
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