Nel 2019 Zeng Xiancheng pubblicò in Early Access su Steam Bright Memory Episode 1, un promettentissimo sparatutto in soggettiva con infusa un’anima action capace di offrire un gameplay frenetico allo stato puro. Un titolo sviluppato da una sola persona, che attirò l’attenzione di numerosi utenti, ignari soprattutto del tempo che ci sarebbe voluto per vederlo uscire dall’accesso anticipato. Nel 2021 poi è stato annunciato un reboot del gioco, dal titolo Bright Memory: Infinite, con lo scopo di rendere realtà le ambizioni del progetto originale.
Così i sogni di un singolo sviluppatore si sono trasformati negli anni nel duro lavoro di un team cinese, FYQD Personal Studio, riuscendo a porre nuovamente l’attenzione su un mercato che negli ultimi anni si sta ritagliando un posto decisamente importante all’interno dell’industria. Bright Memory: Infinite è uno di quei titoli che personalmente mi ricorda i motivi per cui seguo con attenzione i videogiochi prodotti nella Terra del Dragone, e i numerosi progetti in dirittura d’arrivo dalle sue fucine. Dal 21 luglio 2022 la creatura di Xiancheng sarà finalmente su console current e last-gen, dopo un tiepido debutto avvenuto su Steam. Ho avuto l’occasione di provare in anticipo la versione PlayStation 5 del gioco, e in questa recensione cercherò di spiegarvi nel dettaglio cosa ne penso.
In una distopica metropoli cinese, la graziosa quanto letale agente dell’SRO (Science Research Organization) Shelia si risveglia nel suo lussuoso appartamento a causa di una chiamata di lavoro: a quanto pare, non troppo distante dalla città sta avvenendo un evento atmosferico a dir poco preoccupante, ed è necessario indagare. Preso il suo equipaggiamento, per la ragazza è il momento di recarsi nell’hangar e partire col suo jet militare, ma in questo genere di storie volare non è mai sicuro e il gioco non tarderà a ricordarcelo. Dopo aver raggiunto la destinazione, lo scenario che ci si presenta è tanto spettacolare quanto catastrofico: un buco nero che prende il posto del sole nel cielo sovrastando le campagne cinesi, sta risucchiando avidamente tutto ciò che si trova nel suo raggio, attraendo a sé persino le mastodontiche montagne. L’instabilità atmosferica fa schiantare Sheila, che con un atterraggio d’emergenza riesce quantomeno ad avvicinarsi all’impressionante buco nero, ma non è affatto sola: un’imponente forza militare, la SAI, si trova sul luogo della catastrofe per alcuni loschi piani, e spetterà a lei fermarla.
Come già anticipato in apertura, Bright Memory: Infinite è il risultato finale del reboot di un promettente progetto, a cui rispetto alla versione in accesso anticipato è stata data una storia più concreta. Tuttavia quest’ultima mi è sembrata incredibilmente abbozzata, un elemento di contorno che funge solo da contesto per il gameplay. Difatti se l’inizio dell’avventura l’ho trovato piuttosto calzante, e soprattutto molto semplice, dall’altra parte ho notato una realizzazione molto confusa e frettolosa, alla quale si aggiungono gli appena 90 minuti per concludere la storia. Sicuramente in un lasso di tempo così breve non posso di certo pretendere un racconto approfondito, stratificato e con una conclusione degna, ma se è vero che la quantità non conta affatto in un videogioco, la qualità nella storia di Bright Memory: Infinite ne ha risentito enormemente. Il mio dubbio è che il team abbia impiegato la maggior parte dei suoi sforzi nel realizzare un gameplay soddisfacente, lasciando un po’ da parte il contesto narrativo, che se rimaneggiato con cura ed espanso risulterebbe decisamente più invitante.
La creatura di FYQD Studio è uno sparatutto in prima persona che unisce al suo gunplay soddisfacente una buona dose di azione, fornendo un equipaggiamento tecnologicamente avanzato con diversi strumenti per fronteggiare le forze nemiche. Tra 4 armi da fuoco, una katana e poteri gravitazionali offerti dalla dotazione dell’SRO, il gameplay risulta sufficientemente variegato nei suoi scontri a fuoco, riuscendo così a offrire un’esperienza sì breve, ma decisamente intensa. Questo è merito soprattutto della katana, che aggiunge un parry contro gli attacchi dei nemici e la possibilità di deflettere i loro proiettili utilizzandoli a nostro vantaggio, e i suoi fendenti sono letali quanto affascinanti. Quello di Bright Memory: Infinite è un gameplay frenetico, le arene sono piccole e i nemici numerosi, e muoversi al loro interno sfruttando salti, schivate e scivolate non solo mi ha permesso di sopravvivere, ma anche di fronteggiare con un pizzico di spettacolarità le ondate di nemici.
L’aspetto ludico, che è l’elemento più riuscito del titolo, comprende anche un semplice sistema di potenziamento che consiste nel consumare i reliquiari (collezionabili) per migliorare il potenziale offensivo di Shelia, permettendole in più di imparare nuove abilità con la katana. La freneticità del gameplay è inoltre intervallata da brevi e semplici sezioni platform e una timidissima componente stealth che mi ha lasciato decisamente impassibile. In tutto ciò, il level design si è dimostrato lineare e poco interattivo, ma la quantità di nemici rende ciascun anfratto un’arena di fuoco e fiamme in cui scatenarsi. Ponendo un occhio di riguardo al gunplay, quest’ultimo mi è parso decisamente semplice da padroneggiare, poiché la sua identità arcade lascia poco spazio alle variabili. L’esigua durata mi ha permesso di rigiocare l’avventura di Shelia in tutte le sue difficoltà, e il tasso di sfida inizia a farsi sentire con l’ultimo grado (Infernale), che mi ha dato un po’ più di filo da torcere in determinati scontri, tra cui quello con il boss finale.
Sotto il profilo tecnico, Bright Memory: Infinite gira a 60 fotogrammi per secondo anche col ray tracing attivo su PlayStation 5, offrendo una prestazione piuttosto solida. Graficamente, il titolo mette in risalto un’art direction interessante, imprimendo su schermo la bellezza dei paesaggi delle campagne cinesi, tuttavia pecca nella cura dei dettagli, con alcuni modelli poligonali non proprio rifiniti a dovere o addirittura abbozzati. In particolar modo, elementi di scenario come montagne e fiumi non mi sono apparsi propriamente rifiniti, tuttavia la visione d’insieme risulta a tratti anche piacevole per quanto stia parlando pur sempre di un progetto dal budget non elevato. Anche le animazioni viaggiano su parallele molto contrastanti: se nel gameplay ho potuto osservarne di buone, o comunque sufficienti, nelle varie cutscenes invece si nota l’assenza di una mimica facciale quantomeno più curata, facendo stonare di conseguenza anche il racconto.
Durante la mia partita ho riscontrato qualche piccolo bug, come un’interazione che non appariva correttamente all’inizio dell’avventura, mentre un altro mi ha permesso di accumulare i reliquari in quantità spropositata sfruttando il checkpoint, innescando però un errore di salvataggio; sicuramente questi problemi verranno risolti con la patch del day one. Riguardo la localizzazione, ho giocato con testi in italiano e doppiaggio giapponese (disponibili anche l’inglese e il cinese), e sui testi non ho trovato particolari errori.
In conclusione, Bright Memory: Infinite poteva offrire decisamente di più rispetto alle sue numerose dimostrazioni, e mentre il gameplay non delude, la storia mi ha lasciato con un leggero amaro in bocca, e spero che queste premesse potranno essere ampliate e migliorate in un secondo capitolo. FYQD Studio è riuscito comunque a creare un’esperienza piuttosto intensa, che pecca leggermente nel suo tasso di sfida e, soprattutto, nella capacità di sfruttare al massimo il suo ottimo gameplay.
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