Lungo il mio percorso da videogiocatore sono rimasto talmente folgorato da Bioshock, che ormai qualsiasi titolo con un minimo di accenni a distopie, atmosfere steampunk e fantascienza mi attira a sé come il miele per le mosche. Valley, secondo titolo sviluppato dai canadesi Blue Isle Studios dopo “Slender: The Arrival”, non è stato da meno.
Calandoci in prima persona nei panni di un esploratore alla ricerca del leggendario “seme della vita“, saremo catapultati all’interno di una vallata misteriosa popolata da strani esseri luminescenti, dove troveremo edifici abbandonati risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, nei quali sembra che gli americani sperimentassero l’invenzione di nuove e potentissime armi.
Bisogna precisare fin da subito che il gioco gira sul motore grafico Unity, per chi non lo sapesse uno dei più utilizzati poiché gratuito e versatile, ma che spesso presenta anche delle limitazioni. Molti dei difetti del gioco derivano da questo, e sebbene gli sviluppatori da un lato siano stati in grado di compiere meraviglie con questo strumento, dall’altro ci si pareranno davanti anche delle incredibili schifezze. La cutscene introduttiva è proprio una di queste: nulla di troppo complicato, ci viene semplicemente mostrata la scrivania dell’esploratore mentre viene riprodotto un messaggio dalla segreteria telefonica e in sostanza si ha la sensazione di essere tornati all’era PS2, dei modelli 3D e delle texture agghiaccianti, considerando quel che c’è dopo mi chiedo ancora perché abbiano deciso di aprire il gioco in una maniera così mortificante.
C’è da dire che Valley vive un po’ di brutte premesse, perché a parte l’orribile sequenza introduttiva, anche tutta la primissima parte del gameplay, almeno narrativamente, è un grosso “WTF?!”: come prima accennato, ci ritroveremo scaraventati in questo luogo misterioso, e, camminando camminando mentre un tutorial ci spiega i comandi di base, arriveremo ad una camionetta militare dismessa con di fianco una cassa contenente la tuta L.E.A.F. (Leap Effortlessly though Air Functionality), un esoscheletro che permette di compiere salti eccezionali, correre velocissimi e altre cose che vi spiegherò dopo. Il punto è che senza pensarci due volte il nostro personaggio si infilerà questa roba addosso…momento momento momento…hai appena messo piede in un luogo che non esiste sulle cartine, ci trovi cose risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, ti imbatti in uno strano marchingegno che potrebbe essere qualsiasi cosa, anche uno strumento di tortura, e l’indossi così, come se fosse il pigiamone di casa? Ma sei scemo? Vabè, passiamo oltre questa povertà di idee…
Subito dopo il gioco riesce a farsi perdonare regalando una delle esperienze più esaltanti che io abbia mai vissuto all’interno di un videogioco: la tuta L.E.A.F. è una figata mostruosa! Per insegnarci ad utilizzarla, ci viene proposta una breve fase tutorial in cui saltare e correre a più non posso per la vallata, accompagnati da una colonna sonora meravigliosa dai toni folk/celtici, e grazie ad un comparto sonoro molto accurato si riesce a percepire il peso della ferraglia che abbiamo addosso. Tutto il gameplay ruota sostanzialmente attorno alle funzionalità della tuta, tra le quali c’è anche la possibilità di assorbire e dare vita, per mezzo di una particolare energia molto potente chiamata Amrita, che permea l’intera valle e alimenta anche l’esoscheletro. Quest’ultimo è dotato di serbatoi, ampliabili nel corso dell’avventura, che si consumeranno con l’utilizzo di tutte le abilità speciali di cui ci doteremo man mano, come ad esempio anche il semplice doppio salto, ma non solo, infatti potremo sparare l’energia Amrita contro dei nemici per eliminarli o contro animali e piante morti per farli tornare in vita. I serbatoi possono essere nuovamente riempiti raccogliendo sfere di energia che troveremo sparse in giro o sottraendola alle forme di vita, qui però entra in gioco un aspetto interessante del titolo: bisogna essere cauti nell’assorbire energia, perché quando si muore si viene riportati in vita dalla tuta, ma per farlo questa ha bisogno di assorbire l’energia vitale presente nelle circostanze, perciò è importante accertarsi che la valle mantenga sempre un certo livello di vitalità, segnalato da uno speciale indicatore a forma di foglie. Le modalità di morte e “resurrezione” del personaggio tra l’altro vengono anche spiegati in maniera convincente all’interno della narrazione.
Nonostante Valley sia un titolo fortemente votato alla narrazione, non si tratta di un’avventura grafica, infatti buona parte del gioco è occupata per lo più da fasi platform, tra le quali trovano spazio altre di shooting, ad ogni modo nulla che costituisca particolarmente una grande sfida. Lo scopo generale rimane comunque quello di trovare il seme della vita e scoprire cosa è accaduto in quella valle molti anni prima del nostro arrivo: la trama ci verrà rivelata sia attraverso annotazioni audio che si attiveranno automaticamente in alcuni punti, che per mezzo di documenti sparsi da leggere. Ah, devo specificarvi che il gioco non ha una localizzazione italiana ed è completamente in Inglese, tra l’altro bisogna anche avere una certa comprensione dell’Inglese parlato perché sebbene sia presente l’opzione dei sottotitoli a supporto degli audio, questa purtroppo non funziona e il testo non va mai oltre la prima frase. Ad ogni modo, la storia è abbastanza interessante, ci sono piccoli colpi di scena riusciti, ma manca di mordente e non è particolarmente indimenticabile.
Tra i punti forti del gioco troviamo sopra ogni cosa la colonna sonora: ogni singolo brano è pura poesia. A seguire, una grafica che spesso riserva ambientazioni meravigliose, dove però è possibile trovare alcuni modelli 3D e texture veramente brutti, per non parlare di tutti gli effetti di acqua e polvere talmente basilari da non sfiorare nemmeno la sufficienza. Anche il gameplay è abbastanza schizofrenico: alle volte divertente, altre meno, sicuramente l’esperienza più appagante è quella di muoversi con la tuta L.E.A.F., tutto il resto è godibile, ma non particolarmente entusiasmante. A rovinare davvero il tutto ci pensano alcuni bug, cali di frame rate, ma soprattutto checkpoint a “pene di segugio” che costringono a ripetere intere sezioni ogni volta che si rimette mano al gioco.
Considerando anche una durata complessiva del titolo piuttosto breve, Valley mi ha lasciato fortemente interdetto, ha una doppia natura che alterna alcuni aspetti del gioco curati in maniera certosina, ad altri che invece sembrano realizzati un po’ troppo alla buona. Nonostante tutte le carte in regola per essere un ottimo prodotto, non spicca mai il volo e si accontenta di rimanere nella sufficienza, risultando in un titolo sì godibile, ma del quale si può fare tranquillamente a meno nella propria libreria.
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