È TEMPO DI DISTRUZIONE!… no, per fortuna non stiamo parlando dell’ultimo film dei Fantastici 4, ma del vero distruttore di mondi Hollywoodiano Roland Emmerich, che torna nelle sale col sequel di uno dei suoi film più famosi: Independence Day!
Dopo aver distrutto più e più volte nei suoi film il pianeta Terra, questa volta il regista tedesco, dopo 20 anni, torna su quella Terra distrutta solo in parte che riuscì a respingere un possente attacco alieno; sono passati esattamente 20 anni nel mondo reale ed altrettanti ne sono passati nella storia in questione, dove ritroviamo un mondo ucronistico che da quel lontano 1996 si è unito sotto un’unica bandiera ed ha imparato ad usare la tecnologia aliena, rendendo all’ordine del giorno viaggi sulla luna ed armi in grado di difendere il pianeta.
È proprio da qui che parte la pellicola, con il mondo in pace e in preda ai festeggiamenti del ventennale del giorno in cui la Terra trionfò sugli invasori alieni, e con la vecchia conoscenza David Levinson (Jeff Goldblum) che viene a sapere che in Africa è custodita intatta l’unica nave aliena che riuscì ad atterrare, dalla quale partì un messaggio d’aiuto da parte degli alieni quando erano ormai vicini alla capitolazione.
FERMI TUTTI: David Levinson, uno dei principali artefici della vittoria Terrestre, che probabilmente sin dal 1996 lavora per il governo, viene a sapere dopo VENTI ANNI che in Africa c’è sempre stata una nave aliena intatta???… soprassediamo su questo.
Quel messaggio è arrivato e gli alieni stanno per sferrare un contrattacco di maggiori proporzioni del primo: questo ci permette di rivedere gran parte del vecchio cast tra cui l’ormai ex-presidente Thomas Whitmore (Bill Pullman), che ha ricominciato a fare incubi sugli invasori, e lo stravagante Dottor Okun (Brent Spiner), risvegliatosi improvvisamente dopo 20 anni di coma.
FERMI TUTTI: io ricordavo che il Dottore fosse morto in seguito ad un incontro abbastanza ravvicinato, però vabè, non ci venne mostrato nessun ecocardiogramma piatto, quindi soprassediamo al coma… ma dubito che dopo 20 anni un essere umano con i muscoli presumibilmente atrofizzati possa alzarsi da un momento all’altro dal lettino d’ospedale e riprendere le proprie attività come se non fosse passata neanche un’ora.
Pian piano, insieme al citato vecchio cast, ci vengono presentate in tipico stile Emmerich il resto delle storyline della pellicola e il resto dei protagonisti, tra cui spiccano l’astronauta/soldato Jake (Liam “fratello di Thor” Hemsworth), fidanzato con la figlia dell’ex Presidente (Maika Monroe) e Dylan (Jessie Usher), figlio del defunto Capitano Steve “Will Smith” Hiller, astronauta/soldato anche lui, in lite con Jake ma amico della ragazza.
Ecco, questi sono i personaggi che meritano di essere presentati, in quanto molti altri risultano completamente inutili ai fini della storia e hanno il solo scopo di condire alcuni momenti con qualche battuta in più, ed è un peccato se si pensa che nella pellicola sono presenti nomi del calibro di Charlotte Gainsbourg e William Fichtner: la prima completamente superflua, il secondo piuttosto sprecato. Le sequenze d’azione sono inevitabilmente ben realizzate, ma mai come in questo film appaiono quasi “scopiazzate” da un film di Star Wars, fin troppo a dire il vero, con lunghe serie di battaglie aeree nelle quali da un momento all’altro si ha il sospetto che possa spuntare il Millennium Falcon.
Parlando di “scopiazzature”, impossibile non citare la Sterminatrice (intravista anche nei trailer): sì avete capito proprio bene… altro non è che la versione di Emmerich della “Regina” di Cameron vista in Aliens, un alieno molto più grande, leggermente diverso e più temibile. Molte altre scene invece sono costruite col buon intento di voler ancora impressionare lo spettatore, ma immagini come la distruzione della Casa Bianca nel predecessore hanno avuto un impatto, seppur “vecchie” di 20 anni, che tutt’ora è difficile ricreare: insomma tutto molto bello e divertente, ma di certo non indimenticabile. Quello che però manca di più è il pathos nella fase cruciale della pellicola: non c’è un momento di stallo, di “crisi” di impotenza dei personaggi come ci fu 20 anni fa prima di trovare la soluzione del famoso “virus informatico”, e tutto avviene in maniera fin troppo scorrevole e naturale fino al piano finale del contrattacco terrestre.
Pur regalandoci 2 ore esenti da noia, e nonostante lo sforzo fatto per elaborare interessanti trovate di sceneggiatura atte a non dirigere una copia del primo film, Independence Day: Rigenerazione non risulta altro che un dignitoso sequel di un film memorabile, che probabilmente di sequel non ne aveva bisogno, e di certo non rimarrà impresso nella memoria come il suo predecessore. Il finale aperto poi lascia intendere (incassi permettendo!) che la storia non è affatto finita qui, e lo fa introducendo un nuovissimo elemento classificabile a metà tra il “WTF?!”, il coraggioso e il pretenzioso: staremo a vedere.
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