Slam Dunk di Takehiko Inoue è sicuramente uno dei manga sportivi più famosi e di successo non solo del Giappone, ma di tutto il mondo, tanto da essere diventato un cult assoluto e un pilastro fondamentale della narrativa di questo genere, ispirando le nuove generazioni. Infatti sono molteplici le similitudini che si possono riscontrare anche in manga più moderni come Haikyuu!!, che pur trattando sport differenti attingono a piene mani dalle dinamiche create da Inoue. Un’influenza culturale che non si è fermata solo all’ambito narrativo, ma ha addirittura permesso un’esplosione senza precedenti del basket nel Paese del Sol Levante, lì dove questo sport prima non era granché diffuso e praticato, ricevendo le lodi della federazione cestistica giapponese.
A quasi 30 anni dalla fine sia della serializzazione su Shonen Jump che della messa in onda della serie TV – rimasta interrotta poco dopo la metà per volere dell’autore originale e con un finale differente – esce nelle sale The First Slam Dunk, film scritto e diretto personalmente da Inoue, che decide di adattare l’ultimo arco narrativo del fumetto (la partita con il Sannoh Kogyo) rimasto fuori dalla serie animata degli anni ’90.
L’operazione messa in atto da Toei Animation è molto chiara: questo è un prodotto indirizzato solamente ai fan storici, ai quali vuole dare quella conclusione che gli era stata negata anni or sono, facendo quindi leva sul fanservice senza cercare di renderlo accessibile per chiunque. Mettendo subito in chiaro questo, non andrò ad analizzare The First Slam Dunk con la pretesa che possa funzionare come film a sé, perché perderei già in partenza; i personaggi esistono senza una minima contestualizzazione, non ci viene spiegato nulla di loro – fatta eccezione per un personaggio, ma ci tornerò dopo – rendendo nulli anche i vari rapporti e l’empatia che dovrebbe suscitare il climax di un’intera saga. Togliendo dall’equazione questi fattori, e analizzando il film come un prodotto per soli appassionati – tra i quali rientrerei anche io, dal momento che il fumetto è una delle mie opere giapponesi preferite – a mio parere The First Slam Dunk non riesce nemmeno a offrire un divertimento che possa essere davvero appagante e stimolante, finendo per essere ciò che più temevo: del gigantesco materiale onanistico per fan ciechi.
Partendo dal lato tecnico, il film è altalenante, e molto spesso sembra di guardare due tronconi diversi uniti a forza. Gli sfondi acquerellati e molte parti dei flashback gestite con animazione tradizionale sono visivamente splendidi, mentre la partita si svolge in un palazzetto dello sport completamente creato in CGI così come i personaggi, colorati in cel-shading, ed entrambi soffrono di un livello di dettaglio visivo incredibilmente basso. Se nei movimenti la fluidità è palpabile – nonostante alcune azioni low frame che fanno venire il mal di testa – nelle situazioni più statiche si nota con incredibile imbarazzo come i personaggi sembrino dei pupazzi plasticosi privi di qualsiasi mimica facciale che non sia la bocca che si apre e si chiude. Nel pubblico del palazzetto poi si alternano figure sia modellate che disegnate: le prime palesemente copincollate in blocco, le seconde totalmente avulse dal contesto, così come accade nei flashback dove i modelli in CGI si muovono in ambienti bidimensionali e pennellati, con grandissima differenza di dettaglio.
A livello narrativo il film segue pedissequamente tutta la partita originale, inserendo però un nuovo punto di vista. La storia infatti inizia e si intervalla con quella di Ryota Miyagi, il playmaker dello Shohoku, partendo dalla sua infanzia a Okinawa e l’amore per il basket trasmessogli dal fratello maggiore Sota, morto in un incidente in mare, evento cardine di tutta la sua storia di rivalsa e di superamento del lutto. Questa aggiunta, che rende il film “nuovo” anche per i vecchi fan, va ad inserire una narrazione nella narrazione che vorrebbe approfondire il meno approfondito dei personaggi originali, ma che nel contesto dell’ultima partita stona e non poco.
Slam Dunk ci ha sempre abituato a brevi flashback durante le partite, per sbloccare determinate azioni dei protagonisti facendone avanzare lo stato psicologico, e questi sono ancora presenti nel film trattandosi di una trasposizione fedele del manga. Il problema si pone nel momento in cui l’intera partita si vorrebbe rivedere con gli occhi di Miyagi, dato che tutto quello che veniva narrato prima era ovviamente incentrato su Hanamichi Sakuragi, il vero protagonista, senza comunque mai accantonare gli altri in una prospettiva a tutto tondo.
In The First Slam Dunk il focus sul playmaker spezza inevitabilmente non solo il ritmo – date sequenze del suo passato che arrivano a durare anche 20 minuti – ma soprattutto va ad intaccare il perfetto equilibrio delle psicologie costruite in precedenza. Questo infatti porta inevitabilmente a sacrificare gli altri personaggi non permettendone una chiara comprensione, nonostante poi il film – pur di seguire l’opera originale – ci mostri anche i loro momenti extra-sportivi importanti andando a frammentare in troppi punti vista la narrazione.
In alcuni punti si mescolano al resto persino flashback di altri personaggi, come quello di Mitsui, originariamente presente circa alla metà del manga. Questo solo per cercare di dare contestualizzazione a una narrativa che, altrimenti, non farebbe altro che sbarellare tra una partita con personaggi troppo importanti per essere lasciati di contorno, e la storia di un personaggio secondario che diventa troppo importante nel momento sbagliato, non riuscendo a far rileggere in modo interessante l’ultimo arco narrativo ma ponendosi solo come un inserto extra, spesso confusionario. Anche alcuni momenti chiave della partita, come ad esempio la consapevolezza di Akagi di non poter giocare da solo contro Kuwata, vengono mostrati al volo privandoli del carico emotivo, e quindi sacrificati solo per dare maggiore fluidità a un match che in caso contrario ne sarebbe uscito ancora più frammentato.
Non ho apprezzato particolarmente neanche le scelte registiche di Inoue, che nonostante si sforzi di ricalcare il più possibile le sue tavole pone spesso l’accento sui dettagli sbagliati, come i primi piani di Sakuragi e Rukawa che interrompono la bellissima immagine del loro “darsi il cinque”, a cui nel manga era giustamente dedicata una splash page mentre qui sembra quasi non accadere per la velocità con cui viene superata. L’unica cosa veramente interessante è il modo in cui è stata animata l’ultima azione della partita, che tende sempre di più a sfaldarsi fino a diventare una bozza, con la scelta azzeccata di eliminare ogni traccia sonora per alimentare la tensione. Ma anche qui Inoue dà prova di non saper padroneggiare i tempi del cinema, trattenendo questo trucchetto dell’audio fin troppo a lungo dopo la fine, andando a far scemare tutto ciò che aveva costruito fino a quel momento.
The First Slam Dunk è chiaramente una mossa commerciale, che nonostante tutte le magagne riesce a emozionare grazie all’eccellente scrittura dell’opera originale di Inoue, trovando i suoi punti di forza nelle narrazioni dei piccoli gesti e movimenti che ne avevano fatto una storia universale, che usava lo sport per parlare anche della società giapponese, del divario tra le classi sociali e del bullismo scolastico. Da questo punto di vista la storia di Miyagi poteva essere una bellissima aggiunta, dal momento che comunque è ben scritta e riesce a toccare tutti i punti cardine del manga, peccato però che sia inserita in un contesto e un momento del tutto sbagliati.
La cosa che ho più odiato è stata la sequenza finale, perché elimina la poetica conclusione del manga – che toccava tutti i personaggi e ne tracciava un percorso futuro dato dall’esperienza fatta col basket – per far spazio a un focus su Miyagi che cozza anche solo con quanto raccontato nell’opera originale (la storia che Anzai racconta a Rukawa per non farlo andare in America vi dice nulla?). Tutte le emozioni che il fumetto riusciva a trasmettere creando empatia per i suoi protagonisti tramite lo spaccato di una società allo sbando, in cui i nostri si “salvavano” grazie allo sport – all’etica dello sport, non alla vittoria – in questo film vengono banalizzate in favore dell’hype e delle lacrime a buon mercato per qualcosa che avevamo già vissuto e che qui ci viene riproposto, in veste nuova, per farcelo riconsumare come se fosse la prima volta.
Non bastano una buona colonna sonora e un sound design incredibile per elevare una mediocre macchina acchiappasoldi a opera d’arte: quest’ultime vengono dalla necessità personale di esprimere qualcosa, quella che probabilmente Takehiko Inoue aveva a 23 anni quando proponeva all’editore un fumetto sullo sport meno praticato in Giappone. Oggi invece, superati i 50 anni e con sul groppone dei manga che non riesce a portare a termine dopo oltre 20 anni di pause continue (Vagabond, Real), forse ha perso un po’ di quella verve rivoluzionaria dell’epoca e non avendo molto altro da dire preferisce far leva sul passato, sull’usato sicuro, piuttosto che osare con qualcosa di nuovo.
Un ringraziamento speciale ad Anime Factory
Sinceramente.. a me è piaciuto parecchio mi ha fatto tornare indietro nel tempo .. ha cambiato si le cose però penso che sia emozionante vedere altre realtà che potevano accadere come quella di myagi nella parte finale in America che mi ha fatto venire i brividi
In tutto ciò ognuno si può scrivere quello che pensa ma questo articolo è troppo pieno di cose negative che mi fanno salire il cristo
Più facile criticare che essere positivi e vedere per quello che è questa grande opera
Sono d’accordo che Slam Dunk sia una grande opera, anzi grandissima, come dico nell’articolo è uno dei miei fumetti preferiti, ma trovo che in questo film l’emozione sia scaturita solamente dall’attaccamento che noi fan abbiamo alla storia originale e ai personaggi piuttosto per qualità intrinseche della pellicola. Anche il finale della storia di Myiagi lo trovo anche abbastanza in contrapposizione rispetto a quello che il coach Anzai raccontava rispetto all’america e al suo ex-giocatore che si era suicidato per il confronto con gli altri. Penso che inoltre sia in realtà molto più semplice tessere le lodi di qualcosa senza argomentarlo piuttosto che criticarlo in modo analitico – e non solo con aggettivi di qualità estetiche come brutto/bello.
Concordo a pieno con te …. io non ho mai visto l’anime né letto il manga ,sono andato a vederlo così, e sono uscito molto soddisfatto dalla sala ,mi ha emozionato parecchio sia la parte in flashback che la partita ,2 ore volate ,anzi probabilmente lo rivedrò al cinema ,e grazie a questo film andrò ad approfondire il resto ! Non capisco tutte le cose negative di questo articolo perché io non ne ho trovata nemmeno una !
Sono perfettamente d’accordo con il tuo commento, anche io sono stato portato al cinema a vederlo, convinto da alcuni amici che già erano fan (premetto che io non avevo mai letto ne visto nulla su Slam Dunk fino ad allora, pur essendo un giocatore di basket).
Film veramente bello, emozionante, ben realizzato. Pensavo che il protagonista dell’intera serie fosse il playmaker, scoprendo solo alla fine del film che in realtà è il rosso. Questa cosa l’ho apprezzata davvero molto, perchè han dato spazio a ciò che nel manga non è stato approfondito. Detto ciò, il film ha suscitato in me una irrefrenabile curiosità su tutti i componenti della squadra e tutte le loro vicende, così, appena uscito dal cinema, ho voluto recuperare tutto il manga per poterlo leggere tutto d’un fiato.
Come qualsiasi opera d’arte ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni, non esiste avere torto o avere ragione. Ho letto con particolare attenzione la tua recensione perchè è l’unica fuori dal coro rispetto a tutte le altre che si possono trovae online e che tessono le lodi di The First Slam Dunk. Mi trovo parzialmente d’accordo su quanto affermi riguardo al finale e al fatto che Miyagi va in America ma su tutto il resto no, soprattutto quando affermi che è un’opera commerciale. Inoue ci ha messo 10 anni a far uscire questo film e lo ha fatto a mio avviso con misura e sentimento. Se avesse voluto mungere la mucca Slam Dunk avrebbe potuto fare moooolti più soldi. La sensazione che ho avuto io è stat invece un film fatto con amore per fan vecchi e nuovi. E mi spiace per te (lo dico in maniera sincera, non polemica o denigratoria) se non ti ha fatto provare le emozioni che ho provato io
Ti ringrazio innanzitutto per essere praticamente l’unico che non ha risposto attaccando ma cercando di discutere e capire. Dispiace anche a me – essendo fan del fumetto – di non esser riuscito ad apprezzare quest’opera, e nonostante comunque abbia provato delle emozioni, le ho trovate collegate solamente alla vicenda che già conoscevo, e non come merito particolare del film. L’ho trovata un’operazione commerciale perché sembrava far leva proprio su quello che i fan hanno sempre voluto animata (l’ultima partita) portandolo fuori tempo massimo e senza contestualizzare nulla. Però sono ormai consapevole di essere praticamente l’unico ad averlo visto così.
Se tutte le recensioni sono positive è normale che per emergere l’unico modo è andar controcorrente. Detto questo ognuno ha il suo punto di vista ma l’unica cosa su cui posso darti parzialmente ragione è il finale. Come hai detto tu, visto così, cozza con il finale del manga e anche a me è una cosa che non va giù che sarebbe stata facilmente rimediabile con una scritta “2 anni dopo” in modo da far fare a Miyagi il suo anno da capitano, così come lo conosciamo.
Posso smentire ogni complottismo, nel senso che la recensione è stata scritta dopo l’anteprima stampa e quindi il parere unanime sul film non era ancora pubblico. Non siamo come testata né io come persona detiti al clickbait o anche solo a cercare pubblicità gratuita in modi beceri come questi. È stata enorme infatti la mia reazione alla scoperta che fossi praticamente l’unico a cantare fuori dal coro. Sono però contento che almeno l’analisi sul finale sia arrivata a più di una persona, ti ringrazio anche solo per aver letto e commentato civilmente e non insultato.
Il tuo articolo è del 10, giorno dell’uscita in OV stesso giorno in cui l’ho visto io (per la prima volta). infatti mi riferivo alle recensioni uscite subito dopo l’anteprima stampa e la tua è l’unica ad andare controcorrente. Giustamente può piacere o non piacere, ma hai criticato cose che tutti abbiamo apprezzato come se volessi farci passare per fessi.
Hai esordito dicendo che è un film esclusivamente per fan storici. Sbagliato. Mia moglie è venuta a vederlo con me, non conoscendo Slam Dunk, ed è piaciuto molto. Ovvio che per lei, a fine film, le sarà rimasto in testa miyagi come protagonista assoluto della storia cosa che noi sappiamo benissimo non esser così. Lei ha visto un prodotto diverso, la stessa storia che noi già conoscevamo, ma da un altro punto di vista. Se Inoue avesse voluto fare un prodotto solo per i vecchi fan non avrebbe tralasciato una scena che forse avrebbe emozionato di più del “cinque” tra Rukawa e Hanamichi; mi riferisco alla dichiarazione d’amore per basket fatta ad Haruko. Cavolo non averla vista mi ha fatto girare le scatole però mia moglie avrebbe pensato “perché questo che sta male si alza va di punto in bianco da quella ragazza a dire che lo ama tantissimo (il basket) e che non è una bugia” e allora ci sono passato sopra. Cosa diversa per il finale negli USA ma l’ho scritto prima, bastava aggiungere un “due anni dopo”. Il fatto di avere Miyagi come “regista” della storia credo sia azzeccata anche perché Inoue ha sempre ammesso di voler approfondire di più la sua storia essendo quello di cui si sapeva meno e già ci aveva anticipato qualcosa con quell’unico volume di “Piercing”. Graficamente anche lì… A me è piaciuto e con tecnica tradizionale la partita non sarebbe stata la stessa cosa, così come se fosse stato tutto in 3d avremmo visto Bing che gioca a basket e del mangaka non si sarebbe vista la mano. Infine come già ti ha scritto qualcun altro se Inoue avesse voluto sfruttare slam dunk per far soldi non avrebbe aspettato tutti questi anni e sai quanti film avrebbe potuto far uscire in più di vent’anni?! Ascolta un consiglio, prova a riguardarlo senza gli occhi del critico. Un abbraccio
Non condivido l’opinione negativa di questa recensione date queste argomentazioni.
Sono andata a vedere il film con persone che conoscevano né il manga né l’anime e ne sono rimaste folgorate, magari non tutte allo stesso modo. I gusti sono gusti, per carità.
La storia principale è comprensibile da chiunque, i dettagli del contorno lasciano certamente capire che ci sia altro, ma questo non inficia la comprensione della pellicola. Anzi, molti dopo la visione hanno cominciato a leggere il manga, il che è solo un punto a favore, perché quando un’opera narrativa ti lascia la voglia di saperne di più o di ripetere l’esperienza, secondo me significa che “funziona”.
I personaggi sono caratterizzati poco, rispetto all’attuale protagonista, ma quel poco basta nel tempo del film per tratteggiare il personaggio: Rukawa è un individualista (cerca di fare tutto da solo, non parla coi compagni), Hananichi è un novellino casinista, ma ha grande carisma, ecc.
In due ore di film, il tempo è stato dedicato principalmente al protagonista, altrimenti sarebbe stato dispersivo, mancando il focus sul personaggio, facendo contenti i fan nostalgici, ma a quel punto confondendo lo spettatore ignaro.
Graficamente non ho trovato disturbante l’animazione, anzi.
La storia di Miyagi è funzionale alla trama perché crea il conflitto interno che da valore e significato a quello esterno (la partita). Cambiare protagonista, scegliendo un personaggio non approfondito nel manga, serve a dare una visione nuova alla storia e a spiegare allo spettatore il perché “questa” partita è così importante e ci viene mostrata sullo schermo.
Nel manga lo è dal punto di vista di Hanamichi, che però arriva a questo incontro dopo un lungo arco evolutivo che in due ore di film non sarebbe stato possibile riassumere con lo stesso carico emotivo che riescono a portare invece i pochi e toccanti flashback di Ryota.
In particolare, quello che coinvolge Mitsui, non è su quest’ultimo (lo sarebbe stato la celebre rissa in palestra, infatti nel film non c’è perché non aggiunge nulla alla storia di Ryota), ma riguarda sempre Miyagi perché è proprio lo scontro con Hisashi che lo porta a compiere determinate azioni fino al cambiamento. Riassumendo, lo scontro con Mitsui è determinante, come fosse l’ultimo tassello per spingere il personaggio di Ryota oltre il limite e fargli compiere lo sviluppo del suo arco narrativo.
Cosa che avviene in parallelo nel presente durante la partita, ecco perché si va avanti e indietro nel tempo. Ogni ricordo aggiunge un peso sulla bilancia del significato che questa partita ha per lui. Col passare del tempo ogni canestro, ogni passaggio ha un valore sempre maggiore e coinvolgente.
Ogni dettaglio ha un significato e uno scopo: i continui richiami all’acqua, i piccoli gesti ripetuti che via via acquistano sempre più significato, i piccoli rimandi alla storia originale messi a volte in secondo piano, ma presenti, che non tradiscono le tavole originali, ma fanno spazio al tema principale, quello di Miyagi che fa il primo (The First, appunto) passo insieme ai suoi compagni per compiere il processo di crescita e di riscatto.
Primo passo che tra l’altro fanno tutti gli altri componenti della squadra insieme a lui. Per primo Mitsui che mette da parte odio e risentimento e torna in squadra. Rukawa, che mette da parte l’individualismo e inizia a passare la palla. Akagi che inizia a credere in se stesso e nel resto dei suoi compagni. E infine Hanamichi che è disposto a sacrificarsi pur di compiere questa redenzione di sé attraverso lo sport, dopo un passato turbolento.
Non viene tradito lo spirito del manga, anzi viene elevato ulteriormente grazie alla maturità e alla profondità e soprattutto al modo, semplice e non banale, con cui vengono affrontati.
Ogni opera d’arte è concepita per piacere al pubblico e di conseguenza vendere, ma è il come ciò viene fatto a distinguere “una macchina acchiappa soldi” da un’opera d’arte. In questo film ho visto grande rispetto per l’opera originale, molto amore nei confronti della storia e dei personaggi da parte di Inoue, lo sforzo e la necessità di dire qualcosa di più vero e adulto, senza intaccare lo spirito della sua giovinezza.
Avesse voluto fare i soldi facili non avrebbe speso anni e anni della sua vita per concepire questo film, lasciando come molti altri autori che animazioni e sequel senza senso stuprassero l’opera originale.
(SPOILER)
L’ultima scena è la coronazione del sogno di Ryota bambino (quando sfoglia le riviste di basket con la maschera in viso nella stanza del fratello e si immagina al posto dei giocatori nelle fotografie). Vincere contro il Sannoh era il sogno del fratello Sota e il primo passo verso il suo.
Ho apprezzato anche che la divisa mantenesse il numero sette su fondo giallo (che richiama quella che avevano entrambi quando giocavano nella squadra del minibasket).
Completamente d’accordo con te su tutto.
veramente è un film perfettamente adatto anche a chi non ha mai letto il manga o visto l’anime 😂
concordo che la cgi è stata il punto dolente di questo film, ma per il resto davvero bello, visto in jappo e sicuro lo recupero con doppiaggio ita non appena disponibile online
Per me perde totalmente il senso se visto da persone che non conoscono già la storia, perché il bello di quest’ultima partita sono proprio le dinamiche tra i personaggi che culminano in quella che è praticamente una conclusione di tutte le loro linee narrative del manga. Ibridarla qui con la storia di Myiagi porta si conclusione da quella parte, ma cozza totalmente con la partita, potendo benissimo per me essere un film a sé stante.
Scusa ma che film hai visto? No perché io non ho visto quello che descrivi tu…ci sta farsi vedere sul web però boh non esagerare così tanto solo per farti osservare
Bellissima e dettagliata recensione che condivido parola per parola. Tiro un sospiro di sollievo. Io e mio fratello appassionati sia del manga sia dell’anime, ci sentivamo quasi in difetto a pensarla diversamente perché in rete e su YouTube c’erano solo recensioni e commenti iper positivi dove si gridava al capolavoro. Ma anche quando siamo usciti dal cinema più o meno tutti avevano espresso perplessità soprattutto sulle animazioni. Se da un lato poteva andarmi bene il lato della trama, la tecnica CGI/misto disegni non mi è proprio piaciuta, parere personale per carità, l’ho trovata fredda nelle espressioni e nelle emozioni, mi è mancato il lato “fumettistico” e simpatico che ha sempre caraterizzato SlamDunk. La serie era più calda nelle animazioni, il film mi è sembrato animato per un videogame. Sono andato anche a riprendere gli ultimi numeri del manga perché forse a distanza di anni potevo sbagliarmi, ma invece non è così. Sono morto dal ridere e allo stesso tempo ti teneva incollato per la tensione della partita.
Chi ha scritto questa recensione evidentemente non ha mai giocato a pallacanestro, altrimenti il film lo avrebbe capito e apprezzato.
Ciao, chi ha scritto questa recensione ha giocato a basket in campionati sia fip che uisp tra gli 8 e 19 anni, vincendo anche un fip regionale. Apprezzo tantissimo gli aspetti realistici della rappresentazione della pallacanestro nel manga, di cui come ho scritto sono un grande appassionato, ma non sono questi i motivi artistici per cui non ho apprezzato il film.
Grazie mille per il tuo commento, per ora l’unico favorevole verso la mia recensione. Fa tirare un sospiro di sollievo anche a me sapere di non essere l’unico.
Onestamente?the First slam dunk è un capolavoro per me.
Al di fuori dei pareri oggettivi inoltre mi sento di dire che può essere visto trasversalmente da chi con slam dunk ci è cresciuto e da chi slam dunk non sa neanche cosa sia. Questo è un dato di fatto.
In generale dissento quasi completamente da tutto quello che hai scritto ma ehi! Il mondo è bello perché è vario.
Finalmente un recensore che dice la pura verità e non fa da “scendiletto adulatore” a un film che ha rovinato uno dei migliori momenti sportivi fumettistici (insieme all’ultimo incontro di Rocky Joe) di sempre.
PS
La scena del 5 Rukawa/Hanamichi è resa davvero da schio.
PPS
Mikyo non viene nemmeno nominato e compare in campo completamente a caso, esattamente come Ikinokura sparisce, cioè ma nessuno si chiede chi cavolo sia quello alto 2 metri ed enorme?
Dopo aver letto un sacco di recensioni super entusiastiche, essere andato al cinema a vederlo e quindi essere uscito dalla sala con un po’ di rammarico, finalmente leggo una recensione che ricalca quello che penso di questa pellicola, fondamentalmente : “bella ma…”
Io vorrei capire che film sei andato a vedere per scrivere una recensione simile. Evidentemente o non sei fan abbastanza,o non hai mai giocato a basket oppure non lo so davvero. Ci vuole coraggio a dire che sia solo una trovata commerciale,un mangaka come Inoue non penso faccia ste poracciate,inoltre vorrei ricordarti e ricordare che per poter ricreare un anime al cinema come negli anni 90,ora come ora, ci vorrebbe un sacco di tempo,tanto,e tanti soldi. Io non sono d’accordo quando si parla di gusti,io penso che in realtà non si è fan abbastanza o non si percepisce davvero cosa sia la passione che si ha per uno sport e di ricordi che si hanno legati ad un manga che ci ha fatto sognare.
Ciao, io sono un grande fan di Slam Dunk, l’ho anche fatto leggere alle persone intorno a me per vedere le loro reazioni a determinati momenti ed in generale penso sia una delle mie opere manga preferite. Il mio giudizio non è infatti sulla storia ma solo su come questa è stata trasposta e sul perché, a me, grande fan, ha deluso, cosa che dai commenti ho visto che è successa a più di una persona. Sicuramente poche in percentuale, ma mi solleva di non esser l’unico. Spero che tu possa goderti il film ancora come l’hai goduto la prima volta.
Una recensione fortemente in mala fede con un commento tecnico imbarazzante. Non è un attacco a chi lo ha scritto, è un’evidenza palpabile.
Purtroppo non sarei mai arrivato a nerdevil.it senza una recensione imbarazzante su uno dei migliori film degli ultimi anni.
Va bene così. Forse.
Ciao, grazie per essere arrivato a portare la #veritàoggettivainequivocabile, immaginavo ci fosse da qualche parte. Comunque posso assicurarti che la recensioni non è stata scritta in mala fede ma è il frutto di un’opinione partorita dopo la visione dell’anteprima stampa, prima del clamore generale. Così come sei arrivato al sito puoi anche blacklistarlo, perché l’intento della recensione non era assolutamente andare controcorrente per farsi pubblicità, ma solo scrivere un’analisi che poi si è rivelata una campana completamente diversa dal resto. Mi dispiace di non essere allineato al tuo pensiero, sono contento che almeno avrai un altro film che ti piace da guardare, ma sicuramente in questo modo non convincerai me a cambiare idea come invece qualcuno sotto nei commenti ha fatto già di più, non avendo la supponenza di avere la verità in mano.